La storia del giovane calabrese Gabriele De Tursi di 19 anni scomparso 11 anni fa Di lui non si seppe più nulla. Sin da quel 5 giugno i genitori chiedono allo Stato e alla società civile la verità sul proprio figlio
redazione | Il 06, Giu 2024
A Strongoli, in provincia di Crotone, 11 anni fa, scompare Gabriele De Tursi, un ragazzo di 19 anni. Di lui non si seppe più nulla. Sin da quel 5 giugno i genitori chiedono allo Stato e alla società civile la verità sul proprio figlio.
Oggi la storia di Gabriele viene riportata e commentata attraverso il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” da Carla Le Rose, studentessa della classe III sez. C del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone.
“Undici anni di silenzio sul ragazzo di Strongoli, Gabriele De Tursi; scomparso il pomeriggio del 5 Giugno 2013. “Vado a prendere un caffè” aveva detto alla madre, lasciando il telefono a casa e uscendo con la sua moto Honda Hornet 600 blu. Gabriele però a casa non fece più ritorno. La madre, Anna Dattoli, ricorda il figlio come un ragazzo dagli occhi pieni di vita e di speranza, appena diplomato, fidanzato che non frequentava brutte compagnie.
Mentre le indagini procedono, nove mesi dopo, sul cortile della chiesa del paese, venne trovata dal parroco, una lettera anonima che indicava il luogo dove si trovava la moto di Gabriele. A distanza di venti giorni dal ricevimento della lettera la moto venne ritrovata in un luogo isolato, senza alcuna traccia di graffi, solo uno specchietto mancante. La lettera è stata portata ai carabinieri, ma non si è riusciti a risalire all’identità degli autori poiché era scritta da un computer.
La madre però non si è arresa; secondo lei, le indagini non avevano prestato particolare attenzione a tutti i minimi dettagli. All’inizio si è pensato ad un incidente, ma si sa che la Calabria è una regione misteriosa, dominata e gestita dall’’ndrangheta e dalla lupara. Ancora oggi la speranza non manca, soprattutto negli occhi della madre che afferma “gli occhi di mio figlio continueranno a vivere fin quando non si chiuderanno anche i miei”.
Bisogna continuare a ricordare per riflettere e per far sì che casi come quello di Gabriele non si ripetano. La forza della madre, la determinazione nella lotta per la giustizia sono un richiamo a parlare, a non rimanere in silenzio. È bene ricordare che chi resta in silenzio è complice perché non interviene, nasconde la verità e tal volta pure una parola considerata inutile spesso può risultare vitale.
Si invita a ricordare le vittime della mafia e si spera che la famiglia di Gabriele possa avere giustizia e una tomba su cui piangere il proprio figlio.”
Il CNDDU si unisce alla commemorazione di Gabriele sperando che la voce della verità possa un giorno tuonare nel silenzio e consegnare alla giustizia i responsabili. Strongoli spesso viene descritta dalla stampa come una realtà sociale povera e con un alto disagio sociale condizionata dalla ‘ndrangheta. Proprio in realtà come questa occorre sensibilizzare i giovani affinché le parole del giudice Borsellino diventino un punto di riferimento “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Vogliamo ricordare una bella iniziativa: la scalinata della legalità inaugurata il 25 marzo del 2023 proprio a Strongoli che vide la partecipazione di tutte le autorità civili e militari.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
La vicenda di Gabriele, come tutte le altre, ci ricorda che, condividendo e alimentando gli stessi ideali si può incidere profondamente sulla propria realtà.
Maturare il senso critico e chiedersi il perché delle cose diventano fondamentali per l’acquisizione di maturità, consapevolezza e senso civico.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU