La terapia palliativa di Renzi mantiene alte le tasse riflessione sulla dichiarazione di Renzi con la quale affermava "dobbiamo continuare ad abbassare le tasse" che nessuno ha neanche alla lontana percepito
di Giovanni Alvaro
Matteo Renzi è incredibile. Nel suo comportamento c’è qualcosa che non va. L’altro giorno, intervistato come al solito, ha detto che ‘dobbiamo continuare a abbassare le tasse’ frase che presuppone che le tasse lui, e l’attuale governo, avevano incominciato ad ridurle. Forse siamo distratti e non ce ne siamo accorti per nulla oppure, e la cosa è chiaramente più plausibile, il giovanotto di Rignano sull’Arno pensa di poterci prendere per i fondelli. Di sicuro è convinto che basta usare la favella, abbastanza spedita che si ritrova, per poterlo fare.
Se però incanta quelli che ancora sono suoi elettori e si bevono qualunque cosa dica e addirittura rimangono folgorati ‘per la sua altezza e la sua prestanza fisica’ scritto (testuale nei commenti in un sito pro domo sua) da alcune donne che non ascoltavano nulla di ciò che diceva ma che erano impegnate a fargli una bella radiografia fisica; è molto difficile che possa imbrogliare chi gli aveva concesso fiducia in passato ed è rimasto scottato per i suoi imbrogli tanto da non voler perdere l’occasione di poterlo accogliere, nelle varie stazioni dove arriva col suo treno dell’ascolto (sic!) al grido ritmato di ‘pi-no-cchio, pi-no-cchio, pi-no-cchio’.
Il ‘dobbiamo continuare ad abbassare le tasse’ suona, quindi, come l’ennesima affermazione senza alcuna verità. Addirittura con la distribuzione dei bonus (ai dipendenti pubblici, agli studenti, ai diciottenni, ai baby, ecc.) non solo non si abbassano le tasse ma quel poco che poteva servire per poterlo fare lo si sperpera, al solo fine di ‘comprare’ il consenso dei cittadini, con l’aggravante che queste misure si inseriscono in deficit nella legge di bilancio tanto da determinare la reazione dell’Europa che vuole una correzione di 3,5 miliardi per poter recuperare lo sforamento contenuto nella stessa legge.
Ci si trova allora nella stessa situazione che impone, per abbattere lo sforamento chiesto dall’UE, l’alternativa tra taglio di alcune spese o ricerca di altre entrate che non possono essere ipotizzate con la aleatoria lotta all’evasione fiscale che può produrre risultati ma che può non trasformarsi in reale entrata per coprire il disavanzo. E siccome già in passato è avvenuto di ritrovarsi, alla fine della giostra, con l’aumento del debito pubblico (ormai a livelli record), a nulla serve, dopo un anno di continua salita, che tra luglio ed agosto esso abbia registrato una diminuzione, facendo esultare Renzi sull’inversione del debito, se dal mese di settembre ha ricominciato a crescere nuovamente.
L’ex premier ignora che la terapia dei bonus e delle mancette è solo una terapia palliativa che non risolve neanche il problema che realmente lo assilla (la riconquista del consenso perduto) figurarsi se può risolvere il problema dell’intero Paese. Tra l’altro, nella vicenda economica dell’Italia c’è chi tesse e chi disfa. Nel caso specifico a tessere c’è Draghi, con il Quantitative easing che permette alla Bce l’acquisto di titoli a basso tasso d’interesse, e c’è chi, come Renzi, continua a sperperare quel che si potrebbe utilizzare meglio e poi deve, giocoforza, mantenere alto il livello delle tasse.
E’ chiaro allora che gli incantatori di serpenti sono lontani dal poter correggere l’assurda scelta di tartassare a più non posso i contribuenti e poter, quindi, ‘abbassare le tasse’. E qui torna in ballo l’eterna contrapposizione tra due ricette. Quella di sinistra che pensa essere utile mettere le mani nelle tasche degli italiani, e quella liberista che punta a rimuovere la causa prima dell’evasione fiscale che è rappresentata dal livello delle tasse perché più esse crescono e più aumenta l’evasione.
La flat tax (tassa unica) propugnata dal centrodestra non è, quindi, una boutade elettoralistica ma una esigenza non più eludibile che, tra l’altro, non essendo pane per i denti della sinistra, saranno le forze di CDX a poterla affrontare e risolvere. Anche per questo, il risultato del voto politico nazionale non sarà certamente neutro.