Lacquaniti racconta Rosarno: riappropriarsi della propria storia e proiettarla verso il futuro Alla cerimonia di presentazione del libro, svoltasi nell'auditorium- gremitissimo- del Liceo "Piria", la Rosarno perbene che vuole rialzare la testa
ROSARNO – Un inno alla vita e un importante messaggio di stimolo ai giovani che vogliono affrancarsi dai condizionamenti patologici che affliggono il nostro territorio la presentazione del libro “Storia di Rosarno” del prof. Giuseppe Lacquaniti, corrispondente della Gazzetta del Sud. Un volume che percorre circa 3mila anni di storia, dallo stanziarsi di popolazioni indigene fino ai nostri giorni, passando dall’arrivo dei coloni greci, scritto in un momento particolare della vita dell’autore, che ha da poco messo definitivamente all’angolo una lunga malattia. La cerimonia si è svolta in un gremitissimo auditorium del liceo scientifico “Piria”, diretto dalla preside Maria Rosaria Russo. Molte le autorità e gli esponenti della società civile presenti sul palco e in sala: il sindaco Idà, il consigliere regionale Arruzzolo, il vescovo Milito, l’avvocato Saccomanno, presidente dell’associazione “Città del sole”, l’archeologa Preta, l’editore Romano che ha pubblicato l’opera, il primo cittadino di San Ferdinando Tripodi, la presidente del Rotary club Nicotera Medma, i redattori della Gazzetta del Sud Piero Gaeta, Max Passalacqua e Antonio Siracusano, il giornalista Rai Corigliano e tanti altri. Una manifestazione condotta dalla prof.ssa Violi con la regia di Aldo Borgese e le scenografie di Bruno Pugliese e organizzata in grande stile dal Comitato composto dai docenti del Piria Francesca Corso, Marcello Messina, Eleonora Contartese, Mariarosaria Ingegnere, Mattia Milea, Arianna Messineo e la stessa Mariangela Preta. Lacquaniti prima di prendere la parola ha consegnato un attestato di benemerenza al prof. Macrì del Policlinico di Messina che con la sua equipe, nel 2018, gli ha salvato la vita effettuando un complicato intervento chirurgico di dieci ore e al dott. Domenicantonio Cordopatri, radiologo dell’ospedale di Polistena che per primo ha individuato il problema che lo affliggeva. Ha poi reso pubblico il proprio sentimento di riconoscenza verso i familiari, in particolare per la moglie Rosalba che in un momento così difficile gli è stata vicina “come una crocerossina”. Infine, l’appello ai giovani rosarnesi: “dobbiamo tutti contribuire a costruire, ciascuno per quello che può offrire, la Rosarno del domani. Questo libro –ha evidenziato Lacquaniti- ha come sostrato fondamentale il mio rapporto profondo con il liceo “Piria” dove ho speso tanti anni ad educare i giovani e da loro essere educato, da questo nucleo deve partire il messaggio più grande: assieme dobbiamo avere la forza di far risorgere Rosarno, facendo riferimento al nostro passato esaltante e conoscendo pure gli errori degli uomini di questa terra grande e amara, uniti in un afflato comune attraverso la spinta di voi giovani possiamo affermare la nostra volontà di vincere”. “Sono il sindaco di una città spesso violentata nell’immagine dal malaffare – ha evidenziato il primo cittadino Idà – ma che ha anche straordinari protagonisti sotto il profilo storico-culturale, persone come il prof. Lacquaniti che ci fanno ritrovare le ragioni dell’orgoglio. Mi rivolgo ai giovani: in questi 4 anni di sindacatura ho parlato con molti di loro e soffro quando mi dicono che vogliono andare via e che riscontrano dei pregiudizi quando dicono agli altri di essere rosarnesi. A loro dico che bisogna riscoprire la nostra storia gloriosa, di cui andare fieri, contrassegnata anche da grandi successi, la storia di una città dalle grandissime potenzialità già espresse in passato e che ognuno di noi, con la fatica e l’onestà, può riprendere riannodando il filo. Dobbiamo diventare orgogliosi della nostra comunità provando tutti insieme a liberarci di questa enorme piovra che vorrebbe soffocarci”. Per la preside Russo, che nel suo intervento ha definito Lacquaniti “maestro della città di Rosarno”, nel suo libro l’autore è stato “capace di rappresentare il quotidiano come metafora della vita inducendo abilmente il lettore a mettere a fuoco il flusso della memoria attraverso un lento processo che, in simbiosi con lo scorrere delle immagini e il passare del tempo, fa entrare in gioco ricordi rendendoli eterni”. Il volume è stato stampato per ragioni benefiche, i ricavi saranno infatti devoluti alla fondazione “La casa di Giacomo”, bimbo volato in cielo a soli 27 mesi per un improvviso arresto cardiaco, affinché si possa avviare un progetto di screening elettrocardiografico per i bambini rosarnesi che consentirà di escludere le malattie cardiache che causano morte improvvisa in età pediatrica. “Quando si decide di realizzare qualcosa – ha rimarcato un emozionato Saccomanno- ognuno mette il proprio contributo: questo risultato di collaborazione vera con Pino Lacquaniti consentirà alla fondazione di creare una rete di grandi specialisti in grado di dare sostegno a tante famiglie”. Durante la manifestazione sono stati proiettati anche i contributi video con le riflessioni sul libro da parte del prof. Settis e dell’attrice Vanessa Gravina. Un libro che per il sindaco Tripodi, “in un periodo di predicazioni razziste ci fa vedere che la nostra storia è storia plurale e che la cultura che respiriamo è un frammento di quella grande anima Mediterranea che per prima ha respirato accoglienza compassione”. “Lacquaniti ha realizzato un sogno –ha commentato la prof.ssa Preta – iniziando un importante processo di divulgazione del patrimonio archeologico culturale che non deve essere solo per noi addetti ai lavori ma di tutti; il testo, dall’alto valore scientifico, ci consente di poter realizzare le cosiddette valutazioni d’impatto archeologico preliminari alla realizzazione di qualsiasi opera pubblica e non si ferma al passato della colonia ma arriva ai giorni nostri valorizzando anche quel patrimonio culturale immateriale di tradizioni popolari importante in un territorio così martoriato”. Infine, il Vescovo Milito: “mai avrei immaginato di passare da ciò che avevo studiato sui testi di egregi autori ad una realtà dove quelle cose scritte sui libri si vivono e si toccano. Durante la mia visita pastorale a Rosarno ho capito che la città è un museo archeologico a cielo aperto ahimè ancora troppo coperto”.