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TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

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Lamezia Terme, aperta la stagione teatrale “Ricrii” Lo spettacolo “Orapronobis” di Rino Marino ha inaugurato la programmazione teatrale lametina

Lamezia Terme, aperta la stagione teatrale “Ricrii” Lo spettacolo “Orapronobis” di Rino Marino ha inaugurato la programmazione teatrale lametina
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Fabrizio Ferracane ha aperto la stagione teatrale “Ricrii”, inserita nella programmazione teatrale del Comune di Lamezia Terme, con lo spettacolo “ Orapronobis”, per la regia di Rino Marino, andato in scena al Teatro Umberto. L’apertura del nuovo cartellone è stata festeggiata con un aperitivo accompagnato da squisiti prodotti della cucina marocchina molto apprezzati dal corposo pubblico presente. Subito dopo Ferracane, il protagonista del film “ Anime nere”, tratto dal libro omonimo di Gioacchino Criaco, è salito sul palco per cimentarsi nel monologo, scritto da Rino Marino, “Orapronobis” suscitando, già al primo impatto, il favore degli spettatori per la sua ottima performance. «È la prima volta che mi cimento in un monologo» ha dichiarato l’attore prima dell’inizio dello spettacolo aggiungendo di aver avuto la fortuna di incontrare un regista molto valido che gli ha facilitato l’approccio con questo tipo di recitazione diversa da quella del cinema per ovvi motivi. Per quasi un’ora, l’unico attore protagonista, chiuso in un’ ipotetica stanza del potere ecclesiastico illuminata da una tenue luce, ha incarnato il ruolo di un pover’uomo, spoglio e vestito di stracci, che parla con un alto prelato, con tanto di mitra, incarnato dalla muta immobilità di un fantoccio poggiato sua una poltrona ( l’uomo lo chiama, di volta in volta, “eccellenza” o “vossia”). Rimasto solo al mondo e privato dei suoi affetti più cari, lo sfortunato uomo urla al manichino la sua solitudine, la sua miseria e il suo sdegno contro la ricchezza, il fasto e la corruzione della chiesa. A lato della scena è posizionata un’esile croce, che esce di scena nella seconda parte dove un fascio di luce rischiara una sedia sulla quale s’attarda l’uomo caricandosi di un’emozionante partitura di gesti, di mani, di braccia, di passi esitanti, di ginocchia a terra, di sudore della mente e del cuore. « In quest’opera – ha commentato Ferracane, sempre prima dello spettacolo, – noi attacchiamo la chiesa in quanto portatrice di tanti danni nel corso della storia e ancora oggi mentre difendiamo fortemente la figura di Cristo. Personalmente a me piace San Francesco che si è spogliato di tutto per aiutare il prossimo e pure Papa Francesco perché lo vedo molto umano e privo di orpelli e di oro e se lo incontrassi gli direi di continuare questa sua opera anche severa nei confronti dei prelati che sbagliano». L’attore Ferracane ha raccontato, in un dialetto siciliano arcaico e Talvolta così stretto da non essere del tutto capito dagli spettatori, senza scendere mai di tono, la storia di chi conosce la sofferenza, di chi ha assistito alla morte del padre e dei suoi fratelli, ma anche di chi custodisce ancora la fede e la purezza del sentire. È calato infine il sipario sul racconto di un mondo, che racchiude tutta la sofferenza dell’essere umano, scandito da litanie di donne in preghiere, rintocchi di campane, voci di bambini e di antiche filastrocche che racchiude tutta la sofferenza dell’essere umano.