Lamezia Terme, fronte comunista mobilità il popolo dopo l’abolizione del reddito di cittadinanza
Lamezia Terme – Ieri sera la federazione calabrese del Fronte Comunista ha iniziato a mobilitarsi in reazione allo stato di ricattabilità in cui sono scivolati migliaia di lavoratori e disoccupati della regione soprattutto a seguito dall’abolizione del reddito di cittadinanza.
Con la fine della stagione del turismo, settore rappresentativo di quel conflitto tra piccolo padronato locale e lavoratori sotto-occupati che ha condotto, infine, alla decisione di ridimensionare quella già misera forma di sostegno al reddito, è ora di tirare le somme: da nostre indagini fatte sul territorio emerge che nell’ambito turistico e della ristorazione otto lavoratori su dieci ricevono una paga oraria minore del loro minimo sindacale, in un contesto dove gli stessi CCNL non sono ormai parametrati all’inflazione cumulata in questi anni. Un lavoratore su tre, inoltre, ha dichiarato di aver avuto esperienze di lavoro grigio o nero.
Sul territorio calabrese sono evidenti le contraddizioni scaturite dai metodi attraverso cui gli ultimi esecutivi hanno tentato di assicurare un certo livello occupazionale: alle decine di miliardi di euro di agevolazioni alle assunzioni pagate dalla collettività e istituite a seguito della crisi Covid, come Decontribuzione Sud, i datori di lavoro hanno prevedibilmente risposto scaricando sui consumatori attraverso il carovita i costi della crisi e offrendo posti di lavoro poco qualificanti, scarsamente retribuiti e fondati non su investimenti innovativi ma su manodopera intensiva. In contrasto alle retribuzioni, i dati sui fatturati delle aziende turistiche mostrano un incremento dei ricavi delle attività turistiche. Questo si riflette sulla condizione dei giovani dei ceti popolari che si affacciano sul mondo del lavoro. Secondo una rilevazione fatta tra i laureati (a un anno dalla laurea) del corso di laurea triennale di scienze turistiche dell’università della Calabria, appena il 19% di essi lavora (di cui il 33% svolge il lavoro che svolgeva prima della laurea), il 25% di chi lavora lo fa con contratti di tipo non standard (interinale, a chiamata ecc.); il 16% con contratti formativi e l’8,3% è senza contratto (F. Capalbio, Per una critica del turismo moderno, 2022).
Parte così una campagna di adesione al fine di organizzare sulla regione un fronte unito di lavoratori e disoccupati che abbia la capacità di rivendicare condizioni retributive dignitose, un vero sostegno al reddito e un piano di occupazione che non sia alla mercé degli interessi dei singoli privati.