Laratta (Lipu): “Salvaguardare la Polizia Provinciale e farla confluire nel Corpo Forestale” "Il Governo si accinge a varare gli eco-reati e ci ritroveremo senza poliziotti specializzati a perseguirli"
La L.I.P.U. (Lega Italiana Protezione Uccelli) sempre più al fianco delle due forze di polizia specialistiche e che combattono il crimine ambientale con evidente profitto: Corpo Forestale dello Stato e Polizia Provinciale. L’ennesimo intervento della “vigilanza LIPU”, in particolare del Nucleo provinciale di Cosenza, del Servizio Nazionale Vigilanza Ambientale – Ittico – Venatoria della L.I.P.U., coordinato dal dott. Laratta Domenico, arriva puntuale a seguito del riuscito sit-in in Piazza delle Cinque Lune a Roma, dove diverse rappresentanze sindacali del Corpo Forestale dello Stato: UGL, SAPAF, SNF, CISL, CGIL, UIL-DIRFOR ed Unione Piloti Forestale, hanno manifestato unitamente a diversi rappresentanti del personale di alcuni Corpi forestali regionali, delle Polizie Provinciali, l’Associazione Libera, Federparchi, Greenpeace, Lipu, Wwf, Legambiente, Lav, Leidaa, Enpa, Fare Verde, le associazioni venatorie Fidc, Arcicaccia, Anuu Migratoristi, Eps e Cncn, oltre a numerosi esponenti politici di maggioranza e opposizione – tra i quali anche diversi ex ministri delle Politiche Agricole. “Giu’ le mani dalla forestale, non vogliamo essere i nuovi agnelli sacrificali”, questo lo slogan della protesta. Il dott. Laratta, prende spunto dalle parole del Presidente nazionale della L.I.P.U. Fulvio Mamone Capria, che più volte si è espresso contrariato sull’ipotesi di smantellare il Corpo Forestale dello Stato che ha 193 anni di storia, definendolo come un fatto grave da evitare. Per Laratta: “C’è un chiaro e univoco fronte popolare che dice che l’unica vera e ragionata riforma che si può fare, sia quella di far confluire i 2700 agenti e ufficiali della Polizia Provinciale all’interno del Corpo Forestale, salvaguardandolo e rafforzandolo, successivamente e gradualmente il progetto potrebbe e dovrebbe riguardare l’unione anche dei corpi forestali regionali e delle province autonome oltre ad altri settori investigativi di altre forze di polizia che si occupano di crimini ambientali, solo così si creerebbe una POLIZIA AMBIENTALE NAZIONALE, capace di sfidare le ecomafie in modo coordinato e sistematico. Il Governo si accinge a varare gli eco-reati e ci ritroveremo senza poliziotti specializzati a perseguirli, capisco che in Italia abbiamo oltre 300.000 appartenenti a corpi di polizia statale ma pensare che il problema siano gli 8.000 della forestale che è il corpo più piccolo, certamente non è un dato che può giustificare l’abolizione di una forza dedicata e specializzata e non generalista, rammento che la forestale non è doppione ad altre amministrazioni. Siamo molto preoccupati, anche dalla riforma che vede nel DDL sulla pubblica amministrazione, pure la Polizia Provinciale, si parla di un riordino in linea con la L. 56/2014 ma non se ne comprende ancora nei dettagli, il futuro e soprattutto il fatto che sia stato escluso per gli appartenenti, il passaggio ad altri corpi di polizia”. La Polizia Provinciale, secondo le recenti statistiche, avendo solo 2700 unità operative, per circa 90 corpi attivi nel Paese, fatte le debite proporzioni, accerterebbe almeno 5.000 reati ambientali in media all’anno, un numero imponente se confrontato a qualsiasi altra forza che ha molto più personale, secondo l’AIPA sarebbe un terzo sul totale, quanto accertato dalla sola Polizia Provinciale; unitamente ai reati accertati dalla forestale (8.000 uomini circa), vedrebbe la quasi totalità dei crimini ambientali scoperti e denunciati proprio da queste due forze dedicate e deputate a questo settore che è di fondamentale importanza per la salute dell’ambiente e delle persone che in esso vivono. La Polizia Provinciale sul fronte del bracconaggio e dei reati a danno del patrimonio faunistico è certamente un baluardo in quasi tutte le province italiane, un presidio insostituibile, in molti comprensori l’unico rimasto a garantire una qualificata presenza in termini di prevenzione e repressione del fenomeno, prendo l’esempio Cosenza, dove questo corpo ormai è un faro per il contrasto di questi ed altri crimini. Inoltre, molti compiti come quelli di polizia faunistica, sono in capo prioritario proprio alla provinciale, che ha personale formato e strumentazione idonea per gestire le emergenze faunistiche, a oggi, noi, sappiamo che in caso di fauna selvatica ferita o in difficoltà, l’organo cui contattare è la Polizia Provinciale, domani a chi ci rivolgeremo? Nella pubblica amministrazione ci saranno pure esempi da non imitare ma certamente, nel complesso, dati alla mano, i numeri non possono tradire chi pensa che un Paese possa fare a meno di Corpo Forestale dello Stato e di Polizia Provinciale. Auspico che vengano fatti gli opportuni correttivi, salvaguardando la forestale dello Stato e inglobando in essa la Polizia Provinciale, un organico di 10.000 unità che farebbe solo risparmiare miliardi di euro in termini di prevenzione dei disastri ambientali e idrogeologici, quelli che poi costano alla collettività, tanti denari ma soprattutto tante vite umane innocenti. Spostare i forestali in altra amministrazione non è la strada giusta, anni e anni di formazione specifica che non si assume solo dietro i banchi ma soprattutto sul territorio, compiti tecnici e gestionali non trasferibili così facilmente come si pensa mentre dall’altra parte abbiamo donne e uomini della Polizia Provinciale che nel tempo hanno sequestrato migliaia di siti inquinati, denunciato e tratto in arresto numerosi criminali dell’ambiente e del territorio, pericolosi casi di danno al territorio svelati e perseguiti con professionalità, indagini, spesso partite d’iniziativa grazie alla conoscenza capillare dei luoghi e alla formazione specifica, per cui, senza l’attività investigativa della Polizia Provinciale non sarebbero stati scoperti o magari lo sarebbero stati quando ormai era troppo tardi; per innumerevoli esperienze personali, se fosse mancato l’intervento della Polizia Provinciale o della Forestale, su alcuni reati ambientali, assicuro che difficilmente questi sarebbero emersi, e ripeto, ciò si spiega nel fatto che lavorando a stretto contatto col territorio, possono essere conseguiti alcuni risultati, pensare che possano esserci altri a farlo, non è la soluzione a questo stato di cose, chi fa questo mestiere lo sa benissimo. Ritorno nel dire, che l’unica seria, vera e concreta riforma attuabile è quella di inglobare la Polizia Provinciale nella forestale, la provinciale svolge attività e servizi che non certo sono adeguati al livello municipale, giusto per essere chiari e netti nell’esprimere un opinione. Gli antesignani della Polizia Provinciale possono essere considerate le guardie delle province e dei comuni, istituite oltre 100 anni fa con il Regio Decreto n.690/1907 e più recenti le origini delle guardie dei comitati provinciali della caccia, istituite quasi 90 anni addietro, con il Regio Decreto n. 1016/1939, figure che hanno portato all’attuale Polizia Provinciale, notoriamente attiva nei reati ambientali, di bracconaggio, sul demanio fluviale e lacuale, nella tutela degli animali, nel controllo del territorio e nei servizi di polizia stradale spesso in quelle arterie scarsamente controllate, oltre al servizio generale di prevenzione e repressione dei fatti delittuosi specie in ambito rurale là dove gli altri presidi sono distanti.”