L’attacco agli incentivi alle rinnovabili mette in discussione gli obiettivi europei, dicono gli ambientalisti
redazione | Il 08, Feb 2011
Si attaccano gli incentivi alle rinnovabili per favorire il nucleare, quando per anni i soldi sono andati per la maggior parte alle cosiddette assimilate, cioè ai combustibili fossili e inceneritori
L’attacco agli incentivi alle rinnovabili mette in discussione gli obiettivi europei, dicono gli ambientalisti
Si attaccano gli incentivi alle rinnovabili per favorire il nucleare, quando per anni i soldi sono andati per la maggior parte alle cosiddette assimilate, cioè ai combustibili fossili e inceneritori
Greenpeace, Legambiente e WWF esprimono grave preoccupazione per le prese di posizione e strumentalizzazioni di questi giorni promossi dallAutorità per lEnergia: si tratta di un attacco che mette in discussione il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, che sono vincolanti. Una campagna miope e strumentale per almeno due motivi: 1) L’impatto macroeconomico e occupazionale dello sviluppo delle rinnovabili è rilevante e fa sì i maggiori costi abbiano effetti netti positivi, oltre che sull’ambiente, anche sull’economia (da 23 a 27 miliardi di euro al 2020 secondo lo studio IREX 2010); 2) Tutto il mondo sta investendo sullerinnovabili, mentre gli investimenti sulle altre tecnologie sono in caduta libera. Lopinione dellAutorità, che concentra i suoi sforzi per ridurre la bolletta sulle rinnovabili, senza invece essere riuscita ad eliminare lobbrobrio delle assimilate e di altri costi,è contraddetta anche in sede europea, in particolare dalla Comunicazione della Commissione europea Renewable Energy: Progressing towards the 2020 target, dove – nel quadro dei suggerimenti per garantire il conseguimento degli obiettivi al 2020 – a proposito dei costi delle incentivazioni testualmente si afferma che è essenziale che tali costi siano «fuori bilancio», cioè sopportati dai consumatori di energia piuttosto che dalla fiscalità, in modo da evitare le tipiche interruzioni «stop-start» ogni qual volta i bilanci degli stati diventano più vincolati. E evidente che in tempi di magra, legare gli incentivi alle rinnovabili, cioè alleconomia del futuro, alla bolletta, garantisce dai continui tagli di bilancio che hanno rischiato di cancellare persino la defiscalizzazione del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (e nel 2010 ne hanno modificato in peggio le modalità). Va inoltre rilevato che gli incentivi non rappresentano soltanto un costo, hanno ricadute positive in termini economici (per non parlare di quelli sociali) che alla lunga prevalgono sui costi. Su questo tema esiste una vasta letteratura internazionale, e anche istituzioni scientifiche e autorevoli società di consulenza italiane sono pervenute a conclusioni analoghe. Inoltre, quando si contrappongono alle costose rinnovabili i cicli combinati o il nucleare, nessuno ricorda quanto il loro sviluppo è costato ai contribuenti, anche per il loro legame con le ricerche per scopi militari. Gli incentivi alle rinnovabili sono lequivalente civile di quanto hanno fatto per altre tecnologie energetiche i programmi militari e spaziali, cioè incentivi allinnovazione. Non ci si straccia le vesti, peraltro, per quanto previsto dallarticolo 17 del decreto legislativo 31/2010 (Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dellesercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare): Con decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro delleconomia e delle finanze sono individuati gli strumenti di copertura finanziaria e assicurativa contro i rischi di ritardi nei tempi di costruzione e messa in esercizio degli impianti per motivi indipendenti dal titolare dellautorizzazione unica, con esclusione dei rischi derivanti dai rapporti contrattuali con i fornitori. Per due reattori EPR localizzati in un sito, una simile copertura potrebbe comportare oneri fino a diversi miliardi di euro. Soldi buttati, sia perché lenergia nucleare sta diventando obsoleta, sia perché gli Italiani il nucleare non lo vogliono, sia perché comunque arriverà tardi e costerà molto, ma molto di più delle rinnovabili. Inoltre, perché lAutorità non diffonde i dati su quanto ha pagato sinora il contribuente italiano per il nucleare? I costi del passato gravano ancora sulla nostra bolletta, ma questo non scandalizza lAuthority, e a quanto ci risulta ammontano a circa 400 milioni di euro lanno. Gli ambientalisti notano infine chei nuclearisti, ancora una volta, non riescono a usare il linguaggio della verità: affermano di non voler essere in competizione con le rinnovabili, e poi attaccano proprio gli incentivi alle rinnovabili. Forse per coprire lenorme danno economico, oltre che di perdita di tempo, che il nucleare rappresenterebbe per lItalia. Greenpeace, Legambiente e WWF esprimono grave preoccupazione per le prese di posizione e strumentalizzazioni di questi giorni promossi dallAutorità per lEnergia: si tratta di un attacco che mette in discussione il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, che sono vincolanti. Una campagna miope e strumentale per almeno due motivi: 1) L’impatto macroeconomico e occupazionale dello sviluppo delle rinnovabili è rilevante e fa sì i maggiori costi abbiano effetti netti positivi, oltre che sull’ambiente, anche sull’economia (da 23 a 27 miliardi di euro al 2020 secondo lo studio IREX 2010); 2) Tutto il mondo sta investendo sullerinnovabili, mentre gli investimenti sulle altre tecnologie sono in caduta libera. Lopinione dellAutorità, che concentra i suoi sforzi per ridurre la bolletta sulle rinnovabili, senza invece essere riuscita ad eliminare lobbrobrio delle assimilate e di altri costi,è contraddetta anche in sede europea, in particolare dalla Comunicazione della Commissione europea Renewable Energy: Progressing towards the 2020 target, dove – nel quadro dei suggerimenti per garantire il conseguimento degli obiettivi al 2020 – a proposito dei costi delle incentivazioni testualmente si afferma che è essenziale che tali costi siano «fuori bilancio», cioè sopportati dai consumatori di energia piuttosto che dalla fiscalità, in modo da evitare le tipiche interruzioni «stop-start» ogni qual volta i bilanci degli stati diventano più vincolati. E evidente che in tempi di magra, legare gli incentivi alle rinnovabili, cioè alleconomia del futuro, alla bolletta, garantisce dai continui tagli di bilancio che hanno rischiato di cancellare persino la defiscalizzazione del 55% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (e nel 2010 ne hanno modificato in peggio le modalità). Va inoltre rilevato che gli incentivi non rappresentano soltanto un costo, hanno ricadute positive in termini economici (per non parlare di quelli sociali) che alla lunga prevalgono sui costi. Su questo tema esiste una vasta letteratura internazionale, e anche istituzioni scientifiche e autorevoli società di consulenza italiane sono pervenute a conclusioni analoghe. Inoltre, quando si contrappongono alle costose rinnovabili i cicli combinati o il nucleare, nessuno ricorda quanto il loro sviluppo è costato ai contribuenti, anche per il loro legame con le ricerche per scopi militari. Gli incentivi alle rinnovabili sono lequivalente civile di quanto hanno fatto per altre tecnologie energetiche i programmi militari e spaziali, cioè incentivi allinnovazione. Non ci si straccia le vesti, peraltro, per quanto previsto dallarticolo 17 del decreto legislativo 31/2010 (Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dellesercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare): Con decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro delleconomia e delle finanze sono individuati gli strumenti di copertura finanziaria e assicurativa contro i rischi di ritardi nei tempi di costruzione e messa in esercizio degli impianti per motivi indipendenti dal titolare dellautorizzazione unica, con esclusione dei rischi derivanti dai rapporti contrattuali con i fornitori. Per due reattori EPR localizzati in un sito, una simile copertura potrebbe comportare oneri fino a diversi miliardi di euro. Soldi buttati, sia perché lenergia nucleare sta diventando obsoleta, sia perché gli Italiani il nucleare non lo vogliono, sia perché comunque arriverà tardi e costerà molto, ma molto di più delle rinnovabili. Inoltre, perché lAutorità non diffonde i dati su quanto ha pagato sinora il contribuente italiano per il nucleare? I costi del passato gravano ancora sulla nostra bolletta, ma questo non scandalizza lAuthority, e a quanto ci risulta ammontano a circa 400 milioni di euro lanno. Gli ambientalisti notano infine chei nuclearisti, ancora una volta, non riescono a usare il linguaggio della verità: affermano di non voler essere in competizione con le rinnovabili, e poi attaccano proprio gli incentivi alle rinnovabili. Forse per coprire lenorme danno economico, oltre che di perdita di tempo, che il nucleare rappresenterebbe per lItalia.