Lavoratori ex Lsu, la giostra dei meriti Proviamo a mettere (un pochino di) ordine?
Prefazione “Il mondo ricompenserà più spesso le apparenze del merito, che non il merito vero”
“Dammi del tu, no diamoci del lei. Hai parlato tu, ora fammi parlare…no, me ne vado”. Ciao! “Il merito è nostro, no, il nostro, il vostro, il loro, di Bubù, no, di Braccobaldo”. “Ma che dici, noi siamo stati, voi eravate in silenzio”, “Noi eravamo quello che voi siete e siamo quello che voi sarete”. “Ma no è stato il Partito Democratico”, “No, è stato Nino Caridi, detto Il Moro”, “Ma va, se non fosse stato per l’interpellanza di Rocco Sposato, ex Stampella e “Santo” pro tempore, non si sarebbe fatto nulla”. “No, è stata la Uil, Cisl, la Cgil, l’associazione pastori d’Aspromonte, i partigiani jugoslavi, ma no, è merito delle giovani marmotte”. Sembra la scena degli spaghetti di “Miseria e Nobiltà” del grande Totò, quando ognuno cercava di prendere più spaghetti fumanti, finanche metterli dentro le tasche malridotte delle loro giacche.
Andiamo a ritroso, dalla nota stampa del sindaco Fabio Scionti, che dopo una serie di polemiche, di incontri e litigi vari, ha dichiarato che saranno stabilizzati 10 lavoratori nel triennio 2018/2020. Il Comune usufruirà del contributo ministeriale di 9.296,22 euro annui per quattro anni e poi saranno a tempo indeterminato, a totale carico delle casse comunali. Per ora, sono dieci, mentre per i restanti 25, Dio provvede e Maria prega. Ma per due anni ancora saranno stipendiati dai fondi regionali. Certo, parlare di queste cose, mentre fuori si è in piena emergenza maltempo e idrica, fa un po’ ridere se non peggio, indignarsi e rischiare di passare per insensibili. Ma è pur vero che leggendo stamani l’ennesima nota stampa in merito alla questione in essere, ho cercato di raccogliere un po’ i cocci per strada. Lungi da me nel fare le veci dell’ufficio stampa del sindaco Scionti (non sia mai), visto che dai comunicati diramati dall’amministrazione comunale c’è già un “ufficio stampa” che forse, dovrebbe “stampare” un po’ di più e “specchiarsi d’immenso” un po’ di meno. Un consiglio non richiesto, avulso da polemiche, ma per il bene comune e per gli “incisi di verità”.
Ovviamente ho fatto una ricerca sulle “note ufficiali”, una serie di telefonate, ho parlato con alcuni lavoratori interessati, ho cercato di capire, anche se alla fine, “Seduto o non seduto. Faccio sempre la mia parte…”, mi sono ritrovato nella canzone di De Gregori, che “Non c’è niente da capire”.
Come in una “scena del crimine”, il fatto accadde in una mattina del 12 luglio del 2018, in piena estate, caldo mite con venti provenienti dal nord, mari parzialmente o poco mossi e sporchi soprattutto di scarichi fognari. La Giunta Comunale fa una delibera, la n. 117 in cui c’è scritto che il Comune “non ha in corso percorsi di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili ai sensi della normativa vigente”. Apriti cielo. Chi si incazza? La politica? No! Ovviamente, la Giunta è espressione della politica (poi quello che accade all’interno di quella stanza, a volte non è dato saperlo). Dopo la delibera del 12 luglio, un’organizzazione sindacale chiede un incontro il 16 luglio, ma scrive di “atteggiamento di indifferenza totale”. Tutto questo è scritto in un comunicato dello stesso sindacato il 4 agosto u.s., che quale contesta la delibera n. 117/2018.
A distanza di qualche giorno, il 7 agosto, il Partito Democratico “incontra” il sindaco Fabio Scionti, “per discutere dell’annosa problematica che attanaglia i lavoratori LSU” e che, incontrerà la mattina successiva l’assessore regionale Angela Robbe. Si sono incontrati, avranno preso pure un caffè (spero non troppo annacquato), perché il 9 agosto lo stesso PD dichiara, “come primo atto”, a “definire la proposta da portare all’attenzione dei lavoratori interessati e delle organizzazioni sindacali”, insieme al Sindaco.
Il 30 agosto Rocco Sposato presenta un’interpellanza chiedendo lumi (visto che la “folgorazione” era in atto), sul perché c’è stato un cambio di rotta, da una presunta stabilizzazione del 2017 a una non stabilizzazione del 2018. Il sindaco risponde nel Consiglio Comunale del 25 settembre facendo capire che era propenso a stabilizzare, dopo aver fatto alcuni conteggi, e dopo una serie di riunioni avviate, tra cui in quel giorno qualche sigla sindacale aveva abbandonato di impeto il tavolo della trattativa (ma io non ci credo né ci voglio credere), di stabilizzarne dai sei agli otto lavoratori. Sposato ha espresso la sua insoddisfazione e la cosa è finita lì. A distanza di qualche giorno, il 3 ottobre, il sindaco Scionti, fatti i conti, annuncia la stabilizzazione dei dieci lavoratori.
Da lì inizia la giostra, prima il Pd, “è anche una nostra vittoria”. Rispondono in simbiosi e a muso duro, prima Nino Il Moro (maggioranza) e poi “Santo Roccu” (minoranza). Il primo, “C’entro pure io nella vittoria”, il secondo, “Ma il Pd non era quello che aveva votato la delibera che non assumeva nessuno?”. Quando i fuochi sembravano fossero spenti, dopo la politica arrivano i sindacati. “La vittoria è nostra, grazie a noi 10 lavoratori sono stati stabilizzati”! E ora, come la mettiamo? Fate il tocco a chi esce per primo e si prenderà i meriti. Una precisazione d’obbligo, la delibera 117/2018 non è altro che un allegato “all’ipotesi di bilancio” d’obbligo per un Comune in pieno dissesto perché la documentazione dev’essere inviata al Dicastero competente per l’approvazione, non è stata revocata, ma “integrata” con la Delibera n. 146/2018 che prevede appunto la stabilizzazione dei dieci lavoratori per il triennio 2018/2020. Questo è quanto e ognuno si faccia le proprie idee, cittadini e lavoratori interessati.
Al di là di tutto, credo che i meriti siano di tutti quanti, perché si è sollecitata una questione che andava fatta, ma, consentitemi una mia umile opinione: Questa rubrica è stata sempre critica, aspra e dura, nei riguardi del sindaco e della sua “invisibile” amministrazione. Con qualcuno nemmeno ci salutiamo più e forse nemmeno con il sindaco stesso, ma questa volta credo che i meriti sono di Scionti, in modo incondizionato, per l’atto di coraggio che ha dimostrato in un momento gravissimo per le casse finanziarie dell’Ente. Ai posteri l’ardua sentenza.