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Lavoro, riparte il confronto

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Bonino: insostenibile difendere lo status quo

Lavoro, riparte il confronto

Bonino: insostenibile difendere lo status quo

 

 

( ANSA) -ROMA – “La metà della forza lavoro in Italia è esclusa dalle tutele dell’articolo 18. La priorità adesso è quella di attivare un meccanismo che sostenga il reddito, più forte della cassa integrazione che è una soluzione momentanea, e che avvicini chi è rimasto senza lavoro ai posti scoperti che ci sono anche in periodi di crisi”. Oggi Pietro Ichino, senatore Pd ed ex sindacalista, è intervenuto durante la trasmissione L’aria che tira, condotto da Myrta Merlino tutti i giorni su La7 dalle 11.10, in tema di articolo 18.

BONINO: INSOSTENIBILE DIFENDERE LO STATUS QUO – “Il nostro è un welfare obsoleto, che protegge il 30 per cento dei lavoratori, che non fa i conti con le evoluzioni degli ultimi decenni, che risente di un pensiero che tende a privilegiare il posto di lavoro, anche se quel posto non è piìù sostenibile”. Lo ha detto Emma Bonino, nel corso di una intervista con Radio Radicale. “Noi proponiamo di tutelare il lavoratore prima del posto di lavoro, nei suoi passaggi – quando sono obbligati – da un lavoro all’altro. Proponiamo ammortizzatori sociali, elementi di formazione di sostegno. E lo proponiamo da un decennio, almeno. Ma tutto questo non è avvenuto. Ci si è fermati in un dato demagogico e conservatore: quando noi proponemmo con referendum una rivisitazione dell’articolo 18 proponevamo di abolire l’obbligo di reintegro, bizzarria tutta italiana, e di aumentare l’indennizzo. Berlusconi disse che era un referendum comunista,. Cofferati che era un attentato ai diritti civili epolitici degli italiani. Siamo ancora fermi lì, e siamo arrivati al 2012. Ci sono molte proposte sul tappeto. E’ insostenibile invece fermarsi allo status quo, come se questa fosse la situazione migliore possibile”, ha concluso la Bonino. (

BONANNI: SINDACATI NON VOGLIONO ESSERE SOLO COMPARSE – “Ci sono alcuni intenti per fare diventare una notizia un fatto che ancora non c’é. E’ il solito sistema per costruire eventi spingendo con azioni virtuali. Mi dispiace che il governo o il ministro del Lavoro non facciano nulla per smentire e questo inquina il clima su una materia delicata gettando scompiglio e confusione. Il governo non ha bisogno di confusione perché vive dell’appoggio parlamentare e delle parti sociali che fanno la loro parte e non possono essere solo comparse su materie così delicate”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ospite a “La telefonata” di Maurizio Belpietro a Mattino 5, commentando le indiscrezioni che parlano di un taglio dell’ art.18 per tutti i nuovi assunti. Per Bonanni, “l’ occupazione non si fa con sistemi che provocano il tanto peggio tanto meglio o con il mal comune mezzo gaudio”. Tornando all’art. 18, al segretario della Cisl “finora questo non risulta nella discussione con il governo. Un governo deve precisare la natura della propria proposta, in coerenza con il clima di cooperazione. Il governo ha detto di volere agevolare il sistema di ammortizzatori, di voler agevolare l’ occupazione, ma il governo deve rispondere anche alle nostre proposte come sindacato tutto, che poi sono anche le proposte del mondo delle imprese; quindi prima dovrebbe dare delle risposte”. E al ministro Passera che a Davos ha detto “vi stupiremo”, Bonanni risponde: “il problema dello stupore spero appartenga al fatto che tanto sarà l’ equilibrio, tanta la saggezza e l’ attenzione verso tutti i soggetti che devono avere tranquillità che davvero ci stupiremo tutti. Una volta tanto non ci saranno soggetti vari che si prendono a legnate”.

IN GRANDI IMPRESE OCCUPAZIONE -2,9% TRA 2005 E 2010 – Nelle imprese di grandi dimensioni dell’industria e dei servizi tra il 2005 e il 2010 si è registrata una diminuzione complessiva dell’occupazione del 2,9%. E’ quanto fa sapere l’Istat. Il tasso di turnover annuo (definito come somma dei tassi annui di entrata e uscita) passa da 270,0 movimenti per mille dipendenti nel 2005 a 236,2 nel 2010. Nei sei anni esaminati sia i tassi di entrata che quelli di uscita seguono l’andamento del ciclo economico, registrando prima un incremento e poi una contrazione. Nel dettaglio, il tasso annuo d’ingresso sale da 134,0 entrati per 1.000 dipendenti nel 2005 a 150,3 nel 2007, per poi scendere a 104,6 nel 2009, anno di forte contrazione dei livelli di attività, e risalire lievemente (113,6) nel 2010. Sulla stessa linea il tasso annuo di uscita, che aumenta da 136,0 cessazioni per 1.000 dipendenti nel 2005 a 148,8 nel 2007 per poi ridursi nettamente nel 2009 (124,8), ed evidenziare un’ulteriore, lieve diminuzione (122,6) nel 2010. Analizzando gli occupati distinti secondo le due qualifiche rilevate dall’indagine: operai e apprendisti da un lato e impiegati, intermedi e dirigenti dall’altro, l’Istat sottolinea come la mobilità sia più elevata, in generale, per le qualifiche più basse. Nel periodo considerato, annualmente, infatti, sono interessati dal turnover circa 330 operai ogni mille e circa 227 impiegati ogni mille.

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