Le abitudini sbagliate che fanno ingrassare Consigli utili del dottor Garritano
È molto frequente al giorno d’oggi sentire parlare di infiammazione, di “corpo infiammato”, di “intestino infiammato”, di sistema immunitario che reagisce contro il nostro corpo. Sintomi come malessere e fastidio generalizzato dopo aver mangiato, sentirsi un palloncino dopo i pasti e non riuscire a perdere peso sono comuni alla maggior parte di noi, ma da cosa dipendono? Il nostro organismo reagisce alle alterazioni dell’omeostasi mediante l’infiammazione: fattori molto diversi tra di loro concorrono nel generarla e nel perpetuarla nel tempo. Infiammazione e metabolismo sono strettamente interconnessi: ridurre l’infiammazione vuol dire stimolare il metabolismo e sono necessari comportamenti, accortezze e costanza nel mantenere uno stile di vita sano per ottenere risultati.
Le cause che scatenano un processo infiammatorio nel nostro organismo sono molteplici e possono nascere dal nostro interno (fattori endogeni) o essere legate a fattori esterni a noi (fattori esogeni). Tra i primi inserirei situazioni che non fanno pensare, in prima istanza, ad un processo infiammatorio come il dormire male, l’avere un intestino permeabile a diverse sostanze (il leaky gut sta diventando sempre più chiave di lettura per diverse patologie importanti per impatto sulla quotidianità, come le patologie autoimmuni), ad uno stomaco che non produce in maniera corretta e controllata l’acidità, alle nostre ghiandole che producono troppi o pochi ormoni a cui bisogna aggiungere, vista la velocità con cui dobbiamo affrontare il nostro quotidiano, stress e ansia … l’elenco sarebbe veramente molto più lungo!
Tra i secondi inserirei, senza ombra di dubbio , l’alimentazione sbagliata a cui oggi sembra molto difficile sottrarsi (a meno che non venga fatto un capillare lavoro di informazione della popolazione) ricca di zuccheri, di farine raffinate, gli oli trans-idrogenati, di grassi di cattiva qualità, di sale, di assunzione non corretta di latticini. Anche la mancanza di una vita attiva, l’abitudinarietà, l’inquinamento ambientale, i farmaci, i prodotti OGM, gli xenobiotici, lo stress, le infezioni contribuiscono ad aumentare i livelli di infiammazione.
Analizziamo più da vicino alcune cause che fanno aumentare il peso e generano infiammazione. Un soggetto sovrappeso o francamente obeso sarà un soggetto infiammato. Il segnale di ingrassamento e di infiammazione sono da imputare all’elevato consumo di zuccheri (sfido chiunque di voi a leggere le etichette dei comuni alimenti comprati e non trovare un qualsiasi tipo di dolcificante, naturale o sintetico che sia , nella composizione e spesso come primo ingrediente) ed all’elevato consumo di alimenti ad alto contenuto di grassi, spesso di non buona qualità. L’organismo possiede una struttura genetica (si parla di genotipo parsimonioso o Thrifty genotype) che predispone all’ingrassamento e che promuove infiammazione quando si incontra lo zucchero, ma anche quando si incontra un cibo ad elevata dominanza di grassi: l’uomo preistorico conservava quanta più energia possibile (sotto forma di scorte di grasso) dal cibo che riusciva a mangiare da utilizzare poi nei momenti in cui questi scarseggiava: lo scopo di ciò? Sopravvivere e perpetuare la specie. Certo ora, vista l’abbondanza di cibo a nostra disposizione, non avrebbe più senso essere parsimoniosi, ma l’effetto che si produce è sempre lo stesso: modifica dell’equilibrio leptina (proteina prodotta dal tessuto adiposo che contribuisce a regolare il consumo metabolico dell’organismo e il suo appetito) / insulina (ormone ipoglicemizzante ed anabolizzante prodotto dal pancreas) deposito sotto forma di grasso e di conseguenza aumento di produzione da parte del tessuto adiposo (oggi considerato endocrino perché produce tante sostanze che esplicano la loro funzione a distanza al pari di un ormone) di adipochine infiammatorie (proteine che inducono il processo di infiammazione) e di resistina che induce resistenza insulinica e provoca danni da sovraccarico adiposo non solo negli adipociti quando anche negli organi interni, come il fegato.
E l’insonnia? ci sono studi che correlano la quantità di leptina con le ore di sonno. In condizioni fisiologiche, cioè dormendo 8 ore per notte la leptina cresce e l’appetito cala; quando invece dormiamo poco la leptina si abbassa e l’appetito cresce, in misura proporzionale. Molti turnisti, molte persone impegnate a lavorare di notte o le persone che usano la notte per scrivere o studiare, spesso aumentano la quantità di cibo introdotto con l’alimentazione incrementando l’apporto calorico globale, ma, soprattutto, l’aumento avviene in un momento altamente sfavorevole della giornata poiché di notte il nostro metabolismo è indirizzato verso la costruzione e quindi la conservazione di energia anziché verso il consumo, favorendo la trasformazione in grasso del cibo introdotto, anziché la sua trasformazione in energia o in calore.
La mancanza di attività fisica o attività fisica insufficiente è un fattore negativo per il nostro metabolismo, ma anche un eccesso di attività fisica senza che siano rispettati i fisiologici tempi di riposo e di recupero è un fattore negativo perché ha un effetto pro-infiammatorio: riposarsi poco è un fattore di promozione di ormoni pro-insulari, come il cortisolo, prodotto dal surrene in seguito a stimolazione ipotalamica, il quale aumenta lo stress cellulare e induce lipogenesi e proteolisi (che vuol dire ingrassamento e contemporaneo deperimento muscolare).
Alimentazione e infiammazione: Il tipo di cibo ingerito, non considerato solo per la sua composizione di zuccheri e grassi, può determinare la produzione di citochine infiammatorie tant’è che ora si tende a parlare di infiammazione da cibo superando la vecchia terminologia di “intolleranza alimentare”che permane per quelle dovute ad una carenza enzimatica (come l’intolleranza al lattosio). Quando siamo in presenza di infiammazione, il nostro sistema immunitario produce maggiormente le IgG che aumentano in modo corrispondente alla dieta che una persona sta seguendo con sistematicità: segnalano un eccesso di assunzione degli alimenti di un certo gruppo alimentare. Le sostanze a cui il nostro organismo può presentare una spiccata ipersensibilità sono: Frumento e glutine, latte e latticini, lievitati, nichel, grassi vegetali idrogenati, oli di scarsa qualità, sale. Ogni organismo risponde in modo diverso all’esposizione prolungata ad un determinato gruppo di alimenti sviluppando una sintomatologia diversa, dei segnali d’allarme (gonfiore, disturbo generale, manifestazioni cutanee, disturbi dell’alvo, aumento di peso) che hanno come comune denominatore un’infiammazione definita a basso grado. Quello che è più preoccupante è che un organismo infiammato è in grado di indurre il nostro sistema immunitario a rispondere in modo anomalo nei confronti dei nostri tessuti : questo sembrerebbe essere alla base di malattie a genesi autoimmune. Le citochine dovute a infiammazione non solo determinano condizioni di morbosità conclamata, ma anche di sovrappeso, di stanchezza cronica e di cattiva performance muscolare sportiva. Controllare pertanto l’infiammazione comporta miglioramenti sensibili: infatti i processi infiammatori recano un forte disturbo sull’asse metabolico controllato dalla leptina che si traduce in cattiva funzionalità della tiroide, del surrene, in fenomeni di scarso controllo sul metabolismo energetico e quindi sovrappeso che si perpetua nel tempo e rappresenta il maggiore fattore di rischio fattore per lo sviluppo di patologie croniche come il diabete e le malattie cardiovascolari, tanto per citarne due.
Cosa consigliare, quindi? Avere cura di noi stessi, senza tirare troppo la corda credendo di essere infallibili: dormire il giusto numero di ore per notte, fare attività fisica, evitare lo stress, dedicare tempo a noi stessi e al nostro benessere psico-fisico, mangiare in modo nutrizionalmente sano e corretto riducendo i livelli di infiammazione da cibo con una dieta di rotazione personalizzata che stimoli il metabolismo inducendo mobilizzazione dei grassi di riserva con perdita di peso, ove necessario, riduca l’accumulo di liquidi, moduli la resistenza insulinica … tutti fattori che contribuiscono a farci stare bene.