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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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Le maggiori potenze mondiali si riuniscono per prolungare la tregua in Medio Oriente

Le maggiori potenze mondiali si riuniscono per prolungare la tregua in Medio Oriente

| Il 26, Lug 2014

Intanto sono stati recuperati altri 85 cadaveri

Le maggiori potenze mondiali si riuniscono per prolungare la tregua in Medio Oriente

Intanto sono stati recuperati altri 85 cadaveri

 

Ultim’ora: Continua a crescere il numero di cadaveri, “molti già in stato di decomposizione”, recuperati dalle macerie di Gaza: il bilancio sale a 85, che porta a mille morti, secondo le fonti mediche palestinesi, il numero complessivo delle vittime dall’inizio dell’offensiva israeliana. I ministri degli Esteri di Francia, Usa, Italia, Qatar, Turchia, Germania ed altri paesi, a Parigi per un minivertice, hanno lanciato un appello affinché l’accordo sul cessate il fuoco tra Israele e Hamas, che scade alle 20 locali, sia prolungato per ”24 ore rinnovabili”.

Mogherini, priorità è fermare perdita vite umane
“Ora la priorità è fermare la perdita di vite umane”. Così il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, da Parigi su Gaza. L’incontro “è stato molto utile per fare il punto della situazione e coordinare gli sforzi per giungere a un’estensione del cessate il fuoco” ha aggiunto il sottolineando che dovrà essere “sostenibile nel lungo periodo”.

Cicr, ieri attaccate 2 ambulanze, ucciso un volontario
C’e’ anche un volontario della Croce rossa palestinese tra le vittime uccise ieri a Gaza. Lo denuncia il comitato internazionale dell’organizzazione, Cicr, precisando che il volontario è stato ucciso in un attacco contro due ambulanze a Beit Hanun, nel quale altri 4 operatori sono rimasti feriti, uno gravemente. Il Cicr condanna con fermezza gli attacchi contro ambulanze e personale medico, ricordando che si tratta di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario.

La storia. Incinta muore sotto le bombe, la sua bimba sopravvive
Desta commozione a Gaza, e viene indicata come un messaggio di speranza, la vicenda di una giovane madre morta sotto le bombe mentre era al nono mese di gravidanza. I medici palestinesi sono riusciti a far nascere la bimba e a tenerla in vita. Il dramma e’ iniziato nella notte fra giovedi e’ venerdi’ quando l’abitazione di Ibrahim Sheikh-Al, nel campo profughi di Deir el-Balah (nel settore centrale della Striscia), e’ stata investita dall’onda d’urto di due bombe sganciate da aerei da combattimento F-16. L’uomo, di 28 anni, e’ stato ferito mentre la moglie, Shaima (23 anni), e’ rimasta sotto le macerie. Per circa un quarto d’ora e’ stata data per dispersa. Mentre la zona si trovava immersa nelle tenebre, alcuni vicini sono riusciti a recuperare il corpo della giovane donna, che ormai non respirava piu’, e a trasportarlo all’ospedale locale. Si tratta dell’Ospedale dei Martiri di al-Aqsa, colpito in precedenza e severamente danneggiato del fuoco israeliano. In queste circostanze disperate i medici si sono prodigati per salvare almeno la piccola che Shaima portava in grembo. La bambina e’ stata subito messa in un’incubatrice, nella persuasione che difficilmente sarebbe rimasta in vita. Invece oggi l’équipe medica ha assunto un tono ottimistico e ha informato il padre che, con tutta probabilita’, la figlia di Shaima sopravvivera’

Ieri attaccate 2 ambulanze, ucciso un volontario
C’e’ anche un volontario della Croce rossa palestinese tra le vittime uccise ieri a Gaza. Lo denuncia il comitato internazionale dell’organizzazione, Cicr, precisando che il volontario è stato ucciso in un attacco contro due ambulanze a Beit Hanun, nel quale altri 4 operatori sono rimasti feriti, uno gravemente. Il Cicr condanna con fermezza gli attacchi contro ambulanze e personale medico, ricordando che si tratta di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario.

Focus: Cisgiordania brucia per Gaza, 5 palestinesi uccisi
(di Michele Monni)

La Cisgiordania brucia per Gaza. In un’atmosfera di ritorno di intifada, cinque palestinesi sono rimasti uccisi oggi nel corso di manifestazioni di solidarietà con la popolazione della Striscia e contro l’esercito israeliano. Ieri, a sud di Ramallah, c’erano stati altri scontri fra dimostranti ed esercito, conclusisi con un morto e con un altro giovane ricoverato in condizioni di morte clinica. Altri incidenti sono avvenuti nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, mentre si celebra l’ultimo venerdì del Ramadan. E in questo clima elettrico, anche il braccio armato di al-Fatah afferma di aver sparato ieri contro le forze israeliane. Due delle vittime sono state uccise a Nablus, nei pressi del checkpoint di Huwwara: secondo l’agenzia di stampa Maan, Khaled Yousef (18 anni) sarebbe stato colpito al petto da un colono in transito con la propria vettura, mentre Tayeb Abu Shehada (22) è stato ucciso dopo l’intervento dall’esercito israeliano

. Fonti israeliane affermano che a Huwwara due veicoli civili israeliani si sono visti circondati da una folla in tumulto. Gli automobilisti, un uomo e una donna, dicono di aver sparato in aria per salvarsi la vita. La polizia israeliana ha aperto un’inchiesta per verificare l’attendibilità della loro versione. Le altre tre vittime della giornata – Hashem Abu Maria (47), Sultan al-Zaaqiq (30) e Abd al-Hamid Breigheth (35) – sono state colpite durante analoghe manifestazioni di protesta nel sud della Cisgiordania a Beit Hummar (Hebron).

In seguito i dimostranti hanno appiccato il fuoco ad una postazione dell’esercito. Tensione altissima anche nella città vecchia di Gerusalemme, presso la Spianata delle Moschee, dove ieri è stata bruciata una stazione di polizia e dove oggi i fedeli musulmani hanno forzato il blocco della polizia israeliana che impediva l’ingresso ai più giovani di 50 anni. Durante il confronto con la polizia quaranta persone sono rimaste ferite da proiettili di acciaio rivestiti in gomma o intossicate dai lacrimogeni. Le proteste di oggi hanno seguito quelle della scorsa notte a Ramallah. Migliaia di persone (fonti palestinesi sostengono 25mila) hanno marciato dal campo profughi di al-Amari fino al check point di Qalandia. Secondo molti è stato il corteo più numeroso che si ricordi dalla seconda Intifada. I dimostranti, tra i quali molte famiglie con bambini e giovani, hanno intonato slogan nazionalistici in un mare di tricolori palestinesi. Alla manifestazione hanno preso parte anche alcuni politici tra cui Mohammed Shtayyeh (ex capo negoziatore) e Khalida Jarrar, del Fronte popolare.

Al termine di quella manifestazione sono scoppiati violenti scontri tra le forze dell’ordine israeliane e manifestanti. Un giovane palestinese, Mohammed Al-Araj (19) è rimasto ucciso, mentre Majd Sufyan (27) è in stato di morte clinica. Secondo fonti della Mezzaluna Rossa palestinese, sarebbero più di 280 le persone ferite da proiettili d’acciaio rivestiti in gomma e più di cento quelle ferite da pallottole vere. Colpi di kalashnikov sono stati esplosi all’indirizzo delle forze israeliane dai tetti delle abitazioni presso il campo di Qalandia: un episodio rivendicato dalle Brigate Al-Aqsa, il braccio militare di Fatah. Hamas si è compiaciuto per le proteste che stanno prendendo piede in Cisgiordania. “Uno sviluppo importante”, ha detto un suo portavoce.

Tra guerra e riti, moschee stracolme per la Notte del Destino
(di Sami al-Ajrami)

Nell’ultimo venerdì del Ramadan, a Gaza i richiami dei minareti hanno coperto gli echi delle battaglie che oggi, almeno in apparenza, hanno perso di intensità. E’ un appuntamento importante per i fedeli islamici: ci si prepara alla Laylat al-Khader, la Notte del Destino, in cui si esprime la massima devozione religiosa e in cui, secondo la tradizione, le preghiere vengono esaudite. E’ stato dunque un venerdì di preghiera e di meditazione. Le moschee di Gaza erano stracolme: agli ingressi principali si affollavano gli uomini, e in quelli posteriori venivano dirette le donne, per lo più anziane. Avrebbero seguito le funzioni in sale separate, mediante altoparlanti. In molte zone di Gaza si avverte la presenza degli sfollati. Questa settimana, un abitante su dieci (su un totale di un milione e 800 mila) è stato costretto a fuggire dalla propria abitazione, spesso non portando assolutamente niente con sé. Per questi sfollati anime generose hanno messo a disposizione locali di fortuna, negozi vuoti o scantinati. E oggi anch’essi, seduti al sole sui marciapiedi, erano impegnati ad approfondire la lettura di testi sacri e a commentarli con i figli. Nelle prediche degli Imam – oltre al significato della solennità religiosa – spesso è stata evidenziata la necessità particolare in questi giorni di lutto e di distruzione di soccorrere i più bisognosi.

“Sostenete i vostri fratelli – hanno detto gli Imam – abbracciateli, spartite con loro quanto avete”. E all’uscita dalle moschee si sono fatte collette per acquistare abiti e cibo per chi, questa settimana, è rimasto in balia della sorte. Degli sfollati, almeno 80mila hanno trovato riparo in istituzioni dell’Unrwa, l’ente dell’Onu per i profughi. Ma molti di più sono riusciti a trovare un tetto grazie alla solidarietà umana. A Khan Yunes, ad esempio, la famiglia al-Qidra ha ceduto il terzo piano della propria palazzina a persone sfollate dalla vicina zona agricola di Khuzaa, dove negli ultimi giorni sono infuriati cruenti scontri fra miliziani e reparti dell’esercito israeliano. Sotto quel tetto potranno restare gratuitamente fino alla fine del conflitto. Malgrado il clima di meditazione, anche oggi notizie di scontri a fuoco sono giunte dal nord (Beit Hanun) e dal Sud della Striscia (Khan Yunes). A Deir el-Balah è stata uccisa nel pomeriggio una bambina di 12 anni. A Beit Hanun è stata colpita un’ambulanza ed è morto un infermiere. In tutto quaranta nuove vittime circa, che sono andate ad aggiungersi ad altri 800 palestinesi uccisi dal fuoco israeliano in oltre due settimane di combattimenti. Fra i morti di oggi anche un esponente della Jihad islamica, Saleh Hassanein, e i suoi due figli.

Nella nottata di preghiera, il Corano sarà letto nelle abitazioni private dal padre di famiglia, alla presenza della moglie e dei figli. Poi si potranno esprimere le preghiere che si vorrebbero vedere esaudite. La prima della lista, confessano gli abitanti della Striscia, sarà la fine delle ostilità dopo 18 giorni di guerra. Molti pregheranno anche per le squadre di soccorso, che abbiano la forza di condurre le loro missioni nei terreni devastati dai combattimenti. Altri imploreranno il ritorno dei congiunti dispersi durante le battaglie che in questi giorni hanno insanguinato Sajaya, Beit Hanun, Khuzaa ed altre località. Più in generale, le parole che si ascoltano più sovente dopo sospiri profondi sono: “Che Dio abbia pietà di noi”.