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Le mani della ‘ndrangheta anche nelle strutture di Roma. Sequestrati beni per oltre 20 mln al clan Gallico

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Il reato: intestazione fittizia di beni aggravata dalla modalità mafiosa 

Le mani della ‘ndrangheta anche nelle strutture di Roma. Sequestrati beni per oltre 20 mln al clan Gallico

Intestazione fittizia di beni aggravata dalla modalità mafiosa. Questa l’ipotesi di reato per la quale la Dda della Capitale ha dato seguito ad alcune ordinanze di custodia in carcere e al sequestro di beni per oltre 20 milioni di euro tra i quali anche attività commerciali di rilievo poste anche in centro città

 

 

ROMA – Nelle prime ore della mattinata, gli investigatori della Dia di Roma, in collaborazione col Centro Operativo Dia di Reggio Calabria, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Roma nei confronti di alcuni esponenti della ‘ndrangheta da tempo trasferitisi nella capitale, ritenuti responsabili di «trasferimento fraudolento di valori», aggravato dal metodo mafioso. L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, prevede anche il sequestro di beni mobili ed immobili di cospicuo valore, tra cui alcuni noti esercizi commerciali della capitale. Sono inoltre state effettuate perquisizioni domiciliari a Roma e nella Provincia di Reggio Calabria nei confronti di altri soggetti che rispondono degli stessi reati in stato di libertà. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardano alcuni esponenti legati alla ‘ndrina dei Gallico, originari della provincia di Reggio Calabria. Gli arrestati, grazie ad alcuni prestanome e società fittizie, erano riusciti a concludere – investendo ingenti capitali per conto della cosca di riferimento – una serie di importanti operazioni immobiliari e societarie soprattutto nel settore della ristorazione, impadronendosi di bar e ristoranti ubicati in zone di pregio della capitale. Il gip del Tribunale di Roma Simonetta D’Alessandro ha accolto la richiesta di contestazione del reato (ex art. 12 quinquies legge 356/1992, aggravato dal metodo mafioso) che punisce l’intestazione fittizia, relativamente a beni, per un valore di circa 20 milioni, sottoposti a sequestro preventivo.

E’ stata la natura sospetta di alcuni investimenti finanziari (trattative commerciali di compravendita di locali commerciali molto rapide, modalità delle trattative, provenienza delle risorse economiche) ad insospettire gli investigatori della Direzione investigativa antimafia che nell’operazione di questa mattina ha colpito gli investimenti della ‘ndrangheta a Roma. Il Centro Operativo della Dia della Capitale – con la collaborazione, nella fase esecutiva, della Dia di Reggio Calabria – ha eseguito quindi un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di alcuni esponenti legati alla ‘ndrina dei Gallico, originari della provincia di Reggio Calabria. L’operazione ha permesso di bloccare in particolare una serie di investimenti di denaro dalla provenienza ritenuta illecita e beni per un valore di circa 20 milioni di euro sono stati sottoposti a sequestro preventivo. Gli arrestati, grazie ad alcuni prestanome e società fittizie, erano riusciti a concludere – investendo ingenti capitali per conto della cosca calabrese di riferimento – una serie di importanti operazioni immobiliari e societarie soprattutto nel settore della ristorazione, impadronendosi di bar e ristoranti ubicati in zone di pregio della Capitale. Tra le contestazioni, c’è anche l’intestazione fittizia di beni, che ora sono stati sequestrati. Si tratta de “Le Antiche Mura”, in via Leone IV di fronte alle Mura Vaticane, e del “Platinum”, in via dei Banchi Nuovi, a due passi da Castel Sant’Angelo. Sequestrata anche la società già titolare dell'”Antico Caffè Chigi”, il bar di fronte palazzo Chigi già sequestrato nel luglio del 2011.