Le riflessioni di Mema Bagalà tra la Varia 1900 e 2019 Intervista sul ruolo centrale avuto da Giuseppe Militano nella festa dell'intera Regione
di Fameli Foti Rosa
La Varia di Palmi (Rc) è molto simile a quella di Messina (Me), ma con meccanismo di traino diverso. Nel 1900 la Varia era pronta; ben 20 tonnellate di peso, pattini di acciaio per permettere il trasporto a strascico agli ‘mbuttaturi, una struttura imponente che ancora oggi resiste. Superato il collaudo, effettuato da ingegneri esperti, giunse il fatidico momento della partenza la “Scasata”. L’ultima domenica di agosto del 1900 si aprirono le danze, la Varia ebbe il suo momento di gloria. «Mio nonno aveva vinto” racconta Mema Bagalà nel libro “Giuseppe Militano e la Sua Varia”, edizioni la Piana: “Aveva realizzato in modo perfetto ciò che aveva ideato. Alla scasata della Varia il suo volto sbiancò per la forte emozione, i suoi occhi erano umidi per le lacrime di gioia e soddisfazione. Era un momento meraviglioso”. Mema, la nipote vivente del genio palmese, aggiunge: “La Varia di mio nonno Giuseppe Militano, a differenze di quella siciliana, riuscì a farla camminare senza ruote. La intitolò la Varia meccanica. Questa invenzione ha oltre un secolo di vita; è stato costruito su una base di legno di quercia chiamata “cippo”, su cui viene montata una struttura in ferro, con ingranaggi girevoli che simulano il movimento dei pianeti”.
Incuriositi da tanta fantasia, chiediamo come è nato questo colossale progetto: “Mio nonno in seguito al ricevimento di una cartolina di Messina, che rappresentava la festa della Vara, ebbe l’idea della Varia. Trovò una frase in un testo di teologia dove parlava della Madonna e diceva: “apparve in cielo una donna vestita da suora, la luna ai suoi piedi e nella testa una corona di dodici stelle. Colei che è piena di grazia ha combattuto la morte per opera divina”. Militano cercò informazioni sul mistero che circondava la festa della Vara, l’ascensione della Madonna in cielo: per mio nonno fu un onore ed una sfida; onore perché era figlio carmelitano, ed era devoto alla Madonna, e una sfida nel trasferire la fede alla materialità. La rivelazione di alcuni misteri che questa festa doveva trasmettere. Arte e fede fortemente legati”.
Vorremmo sapere che cosa raccontò sua madre, riguardo la costruzione della struttura della Varia. Ai tempi nel 1900, la signora Mema non era nata, ma rivive intensamente questi attimi di storia, attraverso i racconti della madre; Mema racconta: “Nel costruire la grande macchina, Militano ha voluto credere alla sacralità del materiale. Prese il legno, il ferro e la paglia. Il ferro rappresentava la forza divina, la potenza di Dio, la paglia che restituisce al sole i sui riflessi dorati, è il simbolo della grazia che illumina e sacrifica gl’uomini; il legno che rappresentava l’albero della vita, che il signore collocò al centro del paradiso terrestre. Militano era convinto che questi tre elementi uniti insieme si trasformavano da un elemento effimero, in un’autentica ed unica opera d’arte”. Alcuni chiarimenti sul luogo dove è stata costruita la prima struttura della Varia: “La zona dedicata alla costruzione era posta in un’ambiente dove si potesse lavorare con grande comodità. Ossia nei pressi della “Arangiara”, cioè vicino al mausoleo di Cilea. Dal 1899 fino al 1900, ben un anno di lavoro, e poi la prima scasata”.
Mema comincia a leggere un testamento, dettato oralmente da sua madre, poi riscritto da lei, dove parla delle ultime volontà di suo nonno: “Lascio alla mia amata gente, il godimento della festa della Varia, e la sua manutenzione. Quando finirà il mio percorso di vita, su questa mia amata terra il popolo di Palmi, e le nuove generazioni, dovranno continuare nell’organizzare la festa della Varia, e dovranno salvaguardare la struttura, dalle pretese insinuazioni, che potrebbero alterare la finalità delle sue funzioni. La Varia è un simbolo di preghiera, impregnata di emozioni, che al momento della scasata, ci fa sentire vicino a Dio. Nel costruirla le mie mani, non sono state guidate dalla mia mente, ma da una forza soprannaturale che mi ha aiutato ad affrontare e vincere tutte le mie incertezze. Il rimorso, le difficoltà, le critiche, le responsabilità, che mi hanno assillato giorno e notte. Questa mia Varia, non dovrà subire variazioni di qualsiasi natura. La festa dovrà svolgersi nella serenità e nell’unità del popolo palmese, senza controversie, e senza posti di potere. Lavorate tutti con sinergia, se volete una crescita sociale, civile ed economica del vostro paese. Palmi con questo mio dono, avrà a godere di eccellenze naturali ed umane, e la sua immagine sarà importante nel panorama degli uomini”.
Mema Bagalà, ci dona preziose informazioni, ossia le ultime volontà di Giuseppe Militano: “Queste sono le volontà di mio nonno. La lettera non l’ho trovata, io ho scritto tutte queste notizie salienti, intervistando mia madre; ossia lei mi diceva le intenzioni, quello che voleva fare mio nonno. Esso voleva far capire soprattutto alla gente, l’importanza della costruzione della Varia. E quindi poi io le ho scritte, in forma assolutamente veritiera, conforme alla dettatura di mia madre”. Chiediamo cosa ne pensa del nuovo cippo costruito quest’anno 2019: “In un primo momento ho avuto una reazione particolare, come se io volessi tradire mio nonno. E’un sentimento tutto personale, e non pretendo che gl’altri possano sentire, ma nasce nel mio animo, perché in un certo senso mi appartiene la Varia! Mia mamma da sempre mi raccontava come è stata costruita, le difficoltà che hanno avuto, il modo di procedere di mio nonno, che aveva distrutto la serenità della nostra famiglia. Infatti lui se ne andò per un certo periodo via da casa; si era creata una situazione instabile, la famiglia era in disaccordo sulla creazione del progetto di mio nonno. Sia dagli amici che dai parenti stretti, veniva considerato pazzo; Non fu un’impresa semplice per Militano, ostacolato inizialmente dal parere negativo dei familiari. Lui, andò avanti, realizzò inizialmente un prototipo in scala ridotta e raccolse una dedica in rima dell’amico poeta Pietro Milone. Egli scrisse una poesia intitolata La Varia , dove nel vederla la paragonò a “na scocca di Fica, nu fusu pe filar”.
Dopo la riuscita della festa, con tanto di copertina in prima pagina sulla Domenica del Corrire , lo stesso Milone si scusa con una poesia di risposta, dove elogia il genio di Militano, un accenno dice “Non c’è che diri è veru, fu sempri nu grand’omu! S’ammerita na statua, pe chissu lu so nomu. Evviva addunca sempri, lu ‘ngegnu parmisanu,evviva sempi Parmi, e Peppi Militanu”. Quindi Mema ci racconta che nonostante le difficoltà, le incertezze, i disagi familiari che lo portarono ad allontanarsi per un certo periodo da casa, la Varia aveva scosso tutti indistintamente, vista la maestosità. Suo nonno, imperterrito, continuò i lavori, anche se ritenuto pazzo. Mio nonno era sempre in dubbio, come racconta Mema: “Mia madre diceva che fino alla fine gli consigliavano di abbandonare l’idea della festa, i danni che poteva provocare erano di peso elevato e insostenibile. Quindi nel 1900, fu piantonato giorno e notte dai gendarmi, la sera prima della festa, come se fosse stato un ladro o una persona poco lodevole. A festa riuscita, tutti hanno cambiato idea, tra applausi, tra i saluti ed i riconoscimenti, lui era già ubriacato di sentimenti, di gioie, di commozioni”.
Infine ascoltiamo il pensiero di Mema Bagalà sulla Varia del 2019: “Per quanto riguarda la Varia del 2019, io avevo buoni propositi; di collaborare, di essere presente come nipote dell’inventore della macchina. Io penso che sia necessario rappresentare la figura dell’autore, quella di mio nonno; però ho avuto momenti d’incertezza, difronte a questa decisione di creare un nuovo Cippo, ma tutto sommato è finito il diverbio con una riappacificazione. Ho parlato anche con il costruttore il sig. Pasquale Foti, che mi ha rassicurato sulla sincerità dell’opera fatta a regola d’arte. È giusto che con il senno di poi, a mente fresca ho capito che il cippo vecchio non poteva durare in eterno, però quell’impatto mi ha spinto di non partecipare alla festa; questo perché ho avuto una percezione della Varia in modo diverso. Non vedevo più il carattere preciso della Varia di mio nonno. Penso che in ogni caso il costruttore abbia agito in buona fede, non metto in dubbio la sua bravura e la sua operosità. Abbiamo chiarito il tutto, non giudico nessuno, però rientrano solo i sentimenti”.
Ultima domanda per Mema, chiediamo come si sente nell’esser nipote dell’inventore della Varia? “Io sono fiera di essere la nipote di Giuseppe Militano; era un uomo magnifico, perché era un uomo che rispettava le persone e le sosteneva. Era avanti dal punto di vista culturale; anche nel modo di vivere: riuscì a mandare una delle sue figlie a studiare all’università. Mia nonna aveva idee particolari non voleva assolutamente che la figlia si allontanasse da Palmi, ma riuscì a convincerla e così la misero in collegio facendola studiare. Lui amava la musica, andava a Napoli per ascoltare le opere. Suonava il pianoforte ad orecchio, era amico di Cilea; infatti suonava spesso anche il suo strumento. Era un uomo che andava oltre l’epoca che stava vivendo. Organizzava feste di ballo in casa, avendo la possibilità di ambienti molto grandi. Era un personaggio particolare, costruttivo, uomo di fede, altrimenti la Varia non ci sarebbe stata. Era devoto della Madonna del Carmine ed è stato priore, ha aperto il convento carmelitano; dove si impegnava e riusciva sempre. Non era un uomo che pensava di lucrare, ma voleva solo dare; infatti se qualcuno restava senza luce ad esempio, lui portava la sua candela e la faceva accendere dalla sua. Lui non perdeva niente, tutte e due avevano la stessa luce. Perché racconto questi ricordi bellissimi? Lo faccio solo per informare tutte le persone appassionate di mio nonno, che le problematiche e le divergenze sono riparabili, sono solo questioni di organizzazione, la fede in questo caso si mette da parte e si deve cercare sempre un punto d’incontro”.