di Michele Caccamo
A volte gli appelli sono soltanto un suono sordo, neanche discendessero da un linguaggio incomprensibile. E spesso si attende che cadano nel dimenticatoio: così che nessuno rimanga impegnato. È, questa, costumanza tra i politici, per loro quasi una regola. È una forma diplomatica di rifiuto, in attesa di far sboccare l’invito nell’abbandono. Poco importa se nel frattempo i cittadini vengono divorati dalle inattività gestionali.
Capita che anche a Taurianova lo stile non cambi. Capita che nessuno, tra i nostri politici, sembra voglia ascoltare la gran voce della nostra comunità: che implora una svolta per non finire nelle profondità del’isolamento, per non essere risucchiata dall’ubriachezza di qualche dannato ambizioso. Per non ascoltare più le volgarità e gli attacchi personali che a nulla portano, se non al godimento delle morbosità represse dei pochi.
La società taurianovese, si sappia, non vuole interessarsi ad altro che allo sviluppo e al progresso della comunità; il resto rimanga fuori perché è fuffa, miseria intellettuale, e deve rimanere lontano dalla gestione amministrativa. I contrasti personali non devono essere un danno per il bene comune.
Gli esempi di attaccamento vanno incentivati, promosse le iniziative spontanee di progresso. Vanno lasciate aperte le braccia a chiunque voglia impegnarsi, senza tifoserie di sorta o distinzioni di appartenenza.
Ed è per questo che torno a reclamare. Per Taurianova, una conduzione comune: che sia di salute pubblica, di pacificazione governativa, di cancellazione delle astiosità; affinché vi sia finalmente una rivolta civica e civile.
E per questo che rinnovo il mio appello al Sindaco Scionti. Si presenti al prossimo consiglio comunale, magari aperto, con una Giunta azzerata; lasci sganciate dalla politica le collaborazioni. Proponga ai consiglieri il Patto Collettivo. Tutti uniti per stilare il programma di rinascita. Dia la possibilità a chiunque di proporre progetti e sistemi per la loro realizzazione. Di quel consiglio comunale ne faccia popolazione viva. Apra al cittadino, che ha idee libere e concrete. Proponga, a sua guida perché eletto Sindaco dal popolo, un’amministrazione che comprenda tutti i consiglieri (con un colpo secco spiazzerà ogni dubbio e ipocrisia). Faccia sì che le commissioni siano fonte e luce di proposte, faccia sì che le associazioni cittadine siano partecipi di ogni atto deliberativo. E chieda agli Assessori al Presidente del consiglio a chiunque incassi anche un centesimo per l’incarico di rinunciare a quelle spettanze. E ci rinunci anche lei Signor Sindaco. Rimetta i soldi dovuti ai vostri incarichi politici nel bilancio comunale. Costituisca un fondo per interventi sul territorio, fosse possibile anche con uno storno di bilancio, e investa ogni mese quelle somme con attività evidenti: la pulizia di una piazza, la sistemazione di un marciapiede, la sostituzione di una lampadina, una cena di solidarietà, un contributo alle famiglie povere; ogni mese un proposito. E renda questa nuova attività amministrativa trasparente e pubblica, con un giornale online, cosicché i cittadini sappiano dello sforzo che si sta compiendo. Sia lei, Signor Sindaco il primo a eliminare le bandiere e gli stemmi. Migliori con un dibattito pubblico questa proposta di base. Renda tutto bianco.
Annunci alla città questo che può essere il suo intendimento, e vada in consiglio. Io non ritengo vi sarà nessun incosciente tra i consiglieri capace di bocciare la sua proposta. Io non credo le faranno mancare i numeri per governare: boccerebbero se stessi, perché il suo è un richiamo collettivo.
Lei, sia chiaro, è l’unico autorizzato a farlo, perché liberamente scelto dagli elettori.
Ci provi, e stia certo che i cittadini, in questo, la seguiranno.