Lectio magistralis di Joao Pedro Stédile al Frantoio delle Idee Tour del leader di Mst in lotta contro il governo del presidente Temer: "In Brasile un golpe"
di Giuseppe Campisi
Cinquefrondi – Idealista, antiamericano, marxista, sognatore, economista, capopolo, anticonformista. Ma soprattutto un combattente Joao Pedro Stédile, leader dell’MST il movimento Sem Terra «a base sociale che lotta per la terra, per la riforma agraria, e per una società ugualitaria senza aggettivi» che non ha mancato di rilanciare il suo messaggio rivoluzionario nel corso di un incontro tenuto presso il Frantoio delle Idee durante il quale ha spiegato bene la situazione politico-economica che sta vivendo il Brasile, la sua terra, spaziando anche ad ampio raggio sull’intero sudamerica. La politica, la borghesia, il golpe bianco consumato ai danni della popolazione e soprattutto della classe operaia sono stati il filo conduttore di un ragionamento che ha trovato radici nella realtà quotidiana di un paese sull’orlo di una crisi di nervi prima che economica. La middle class che va a braccetto con una certa politica dei poteri forti e che «cospira apertamente contro il potere giudiziario ed i media» ed un governo «golpista ed illegale il cui destino è mettere in atto il progetto degli Usa». Un cortocircuito istituzionale che ha creato paure ed incertezze in terra carioca secondo Stédile dove a pagare sarà come sempre la “classe trabalhadora” costretta al gioco di leggi sempre meno garantiste. Un paese dalle risorse immense piegate alla volontà ed al beneficio di poche aziende multinazionali a cui viene lasciata colpevolmente la gestione. «L’acqua è un bene della natura a disposizione di tutti – ripete – ma oggi in Brasile un litro d’acqua costa più di un litro di benzina». Un Brasile che soffre non solo una crisi economica sottolinea Stédile, ma anche sociale, politica e persino ambientale che Temer, l’attuale presidente, continua a subordinare agli Usa pensando di risolverne i problemi piuttosto di accorgersi del loro aggravamento. E la sinistra? «Un movimento in crisi – prosegue il battagliero economista che ha visto sgretolarsi uno dopo l’altro i suoi leader, da Lula alla Rousseff – efficace solo nei momenti di crescita economica» ma che la crisi, che non lesina a definire strategica per il Brasile, ha svelato in tutte le sue debolezze. Dunque, che fare? «C’è solo una via d’uscita – spiega – realizzare una mobilitazione forte del movimento dei lavoratori costituendo un ampio movimento popolare, perché se si motiva la classe lavoratrice risale il movimento di lotta e con esso gli interessi dei più deboli. Ma ciò non si può fare subito. Ci vorranno mesi o forse anni affinché ciò accada e la sinistra deve reimparare ad organizzare le lotte di classe. Perché – sussurra citando un economista russo – il popolo quando lotta può apprendere in 20 giorni ciò che non ha appreso in 20 anni».