Legambiente: “Trasformato 65% paesaggio costiero calabrese” Morfologia linea costa: 56 km di spiaggia alterati in maniera irreversibile. Dal 1988 al 2011, consumati 11 km di costa soprattutto sul Tirreno. Senza tutela, a rischio scomparsa le coste e le spiagge libere dal cemento. Appello al governatore Oliverio
REGGIO CALABRIA – Il boom del cemento sulle coste calabresi, sia legale che illegale, non accenna a diminuire con il rischio di far scomparire per sempre le bellezze naturali della regione. L’indagine sul consumo del suolo rivela che il 65% del paesaggio costiero è stato trasformato. Anche la morfologia della linea di costa è stata alterata, in maniera irreversibile, per ben 56 km. Dati allarmanti, quelli presentati oggi da Legambiente nazionale nel dossier sul consumo di suolo delle aree costiere italiane. La conferenza stampa si è tenuta nella sede del Circolo Velico Reggio. Ad illustrare i dati, il vicepresidente nazionale e responsabile energia, trasporti e urbanistica di Legambiente, Edoardo Zanchini.
“La Calabria ha bisogno – spiega Zanchini – di mettere finalmente al centro dell’attenzione, la tutela e valorizzazione delle aree costiere. Alla Regione chiediamo, in linea con l’obiettivo proclamato dal presidente Oliverio, di ridurre il consumo di suolo, di fissare un vincolo di inedificabilità assoluta per tutte le aree costiere ancora libere dall’edificato di almeno un chilometro dal mare, attraverso l’approvazione di un piano paesaggistico che scongiuri i rischi di cementificazione che si aprono con il silenzio-assenso introdotto dalla Legge Madia”.
L’incontro sul tema “La costa calabra: l’aggressione del cemento e i cambiamenti del paesaggio”, è stato introdotto da Nuccio Barillà della segreteria nazionale e regionale.
Lo studio di Legambiente ha analizzato la costa calabrese in un arco di tempo che va dal 1988 al 2011. Grazie alle sovrapposizioni delle foto satellitari è stato possibile fare un raffronto con quella che era l’occupazione della costa all’epoca e come si è evoluta nei 23 anni presi in esame. Dall’indagine, si evince che in questo lasso temporale sono stati consumati 11 km di costa, e il motivo principale sta nella costruzione di seconde case e per attività turistiche. Questo fenomeno interessa in maniera piuttosto diffusa tutta la costa calabra, ma in particolare quella tirrenica. Da Reggio Calabria, fino al confine con la Basilicata, è un susseguirsi di nuove realizzazioni che hanno occupato vuoti, cancellato importanti aree agricole, intaccato paesaggi montuosi di rara bellezza, avvicinato i centri esistenti, densificato e cementificato in maniera irresponsabile un patrimonio naturale inestimabile. Alcuni esempi si possono cogliere dai centri di Ricardi, Parghelia, Zambrone, Briatico e Pizzo. A questo fenomeno di diffusione di seconde case e complessi turistici, si aggiungono poi una serie di interventi di ripascimento delle spiagge e di nuovi pennelli frangiflutto, come lungo il litorale di Motta San Giovanni, Palmi, Gizzeria, Falerna, San Lucido.
La Calabria ha complessivamente un totale di 798 km di coste, dal Comune di Tortora Marina sul Mar Tirreno al Comune di Rocca Imperiale sul Mare Jonio che la separano dalla Basilicata. Oggi 523 chilometri (il 65%) della costa calabra sono urbanizzati e dunque trasformati da interventi antropici legali e abusivi. In particolare ,56,8 km risultano occupati da infrastrutture, viarie e portuali; 205,5 km risultano occupati dai centri urbani principali, mentre 261 sono i chilometri trasformati da una urbanizzazione poco densa, diffusa lungo la linea di costa. Restano ‘liberi’, a rischio cementificazione, 119 km di suoli agricoli e 156 km di natura inalterata.
A questa prima analisi si è aggiunta, una seconda indagine che ha riguardato la morfologia della linea di costa: sono 614 i chilometri di spiaggia, 128 quelli di costa rocciosa, mentre ben 56, sono i chilometri di costa trasformati, in maniera irreversibile, con banchine e riempimenti legati agli usi portuali. Dati preoccupanti, soprattutto se si considera che in futuro, in mancanza di un’appropriata tutela, potrebbero scomparire altri tratti di costa e spiagge ancora libere dal cemento.
Il paesaggio costiero calabro è tra i più ricchi, per varietà e complessità morfologica, dell’intera penisola. Lo studio di Legambiente ha l’obiettivo di comprendere la profonda trasformazione avvenuta principalmente per usi urbani, residenziali e turistici, e far riflettere sull’importanza di aprire una nuova fase di attenzione alla tutela e riqualificazione di aree di così grande pregio.
“Noi riteniamo – ha affermato Nuccio Barillà della segreteria nazionale e regionale di Legambiente – che una chiara indicazione di tutela di questo tipo sia la precondizione per ragionare in maniera trasparente e condivisa di interventi di riqualificazione delle parti costruite, per valorizzarne le potenzialità turistiche, attraverso interventi sulla messa in sicurezza statico, sull’efficienza energetica, sulla qualità ambientale. Inoltre – ha aggiunto ancora Barillà – occorre che dalla Regione Calabria e dai Comuni calabresi venga un radicale cambio di marcia per quanto riguarda l’abusivismo edilizio – riprendendo anche i dati dell’importante indagine “Paesaggi e Identità” effettuata a suo tempo dalla stessa Regione – per demolire i tanti edifici abusivi sul territorio costiero in modo da dare un chiaro segnale di cambiamento rispetto al futuro della Calabria”.
L’iniziativa si inserisce nel programma della Goletta Verde, la campagna di Legambiente a tutela dei mari e delle coste italiane, che tornerà venerdì in Calabria, a Tropea, dopo le tappe dell’area ionica.
IL DOSSIER COMPLETO DISPONIBILE A QUESTO LINK:
http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/consumo_suolo_coste_calabre.pdf