L’Endometriosi un calvario per le donne La vergogna della Regione Calabria sul ritardo all’esenzione
“Tutto nella donna è un enigma, ma tutto nella donna ha una soluzione: questa si chiama gravidanza”, così ci disse Nietzsche, ma per molte donne a causa di una seria patologia che si manifesta in età giovanissima e molte volte si scopre casualmente e si convive senza nemmeno saperlo, ciò rende l’essere donna un calvario struggente. Stiamo parlando dell’Endometriosi.
Cos’è questa patologia cronica che colpisce secondo una stima molto approssimativa, colpisce circa una persona su dieci tra donne e ragazze (e cioè circa 180 milioni di donne in tutto il mondo e 15 milioni all’interno dell’Unione Europea). In Italia si stimano circa tre milioni di donne. E molte di queste l’hanno scoperto proprio mentre cercavano di avere un figlio e non riuscivano ad averlo.
“L’endometriosi ha come sintomo principale il dolore nella zona pelvica, spesso durante il ciclo mestruale ma non solo. La malattia si caratterizza per la crescita del tessuto dell’endometrio, la parete interna dell’utero, anche in altri organi confinanti, come intestino e vescica, creando aderenze e sanguinamenti. La malattia è la prima causa di infertilità e può provocare dolori durante i rapporti sessuali, all’intestino e durante la minzione. Spesso non viene diagnosticata e confusa con altre patologie come il colon irritabile o le cisti ovariche”. È una realtà preoccupante non solo per i disagi drammatici e invalidanti che può creare ma anche per i costi eccessivi che comporta, tra visite, diagnosi ed altre condizioni per tenerla sotto controllo e cercare di curarla al meglio possibile. Si stima approssimativamente come tempi di diagnosi circa 9 anni con un costo in media di 500 euro al mese. Una malattia che sconvolge l’esistenza in tutti i suoi aspetti.
Ad oggi, non esiste una cura definitiva per l’endometriosi e i tipi di terapia variano a seconda dei casi. La terapia nella maggior parte dei casi è ormonale. Per inibire l’ovulazione, riduce la presenza di estrogeni così da permettere di controllare lo sviluppo della malattia. A volte si induce chi è affetto da questa malattia cronica in una menopausa artificiale. Purtroppo i dolori sono lancinanti e quello che più fa riflettere è proprio il fatto che non ci sono molti centri specializzati per la sua cura (poco più di una ventina in tutta Italia e tutti da Roma in su).
Oltre alle terapie ormonali che come si è scritto, permette comunque il controllo della malattia e la riduzione dei sintomi dolorosi nella maggior parte delle pazienti. C’è poi la terapia chirurgica: attraverso una laparoscopia si asportano i tessuti anomali. Nei casi più gravi si può arrivare all’asportazione dell’utero o delle ovaie o, se possibile, degli organi compromessi (di un rene, ad esempio). Ma la fregatura maggiore è che, chi è affetto di tale patologia, deve per forza andare a curarsi fuori dalla Calabria anche per un esame radiodiagnostico in quanto dove hanno la visita molti preferiscono farsi gli esami in loco. Oggi il centro specializzato per l’endometriosi si trova a Verona, al Negrar che visita 1550 donne l’anno e fa 1100 interventi per endometriosi grave di stadio tre e quattro. Si può dire che è il primo centro specializzato in Italia per numero di interventi ed è punto di riferimento anche internazionale.
Tutte queste “brevi” premesse perché il discorso sarebbe molto più lungo ed allo stesso tempo complesso e che impone una conoscenza medico-scientifica tale da poter esaudire le mille problematiche che oggi non vengono affrontate come si deve in Calabria.
A marzo di quest’anno il ministero della salute ha approvato i nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza), introducendo tra le esenzioni per patologia anche l’endometriosi, ad oggi poche regione tranne l’Emilia Romagna e il Veneto, l’hanno recepita, mentre altre regioni sono in dirittura di arrivo. In Calabria, ancora sembra essere all’anno zero, non c’è alcuna notizia, non esiste seppur approvato in commissione un registro della malattia, e credo che molte donne calabresi soffrono di questa patologia e non lo sanno. E chi lo sa, è costretta a duri trattamenti di cura, viaggi continui e finanche a operazioni chirurgiche. Il tutto con spese a loro carico. Si è fatta molta pubblicità a primavera con un traguardo per l’approvazione dei nuovi Lea, ma nulla è arrivata all’alba se non buio pesto sia come attività che come informazione ai pazienti. Se non solo la pubblicazione in gazzetta ufficiale, un codice di esenzione (063), come fare per ottenerlo, ma la Regione Calabria non ha ancora recepito un bel nulla. E intanto molte donne, sono in preda a calvari sia di sofferenza che di speranza ma non nella propria terra, ma in altre regioni per cercare di potersi sentire donne a tutti gli effetti.