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TAURIANOVA (RC), SABATO 23 NOVEMBRE 2024

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L’equilibrio Riflessione del giurista blogger Cardona sulla giustizia rapida e giusta

L’equilibrio Riflessione del giurista blogger Cardona sulla giustizia rapida e giusta
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L’equilibrio tra una giustizia rapida e una giustizia giusta è quella che il cittadino pretende.
Nella realtà, l’Italia abbisogna impellentemente e indilazionabilmente di spirito di servizio, di trasparenza, di professionalità, di garanzia di legalità:
– dove la legge sia uguale per tutti;
– dove la libertà e la vita stessa del cittadino siano assicurate;
– dove le strutture amministrative assolvano con immediatezza ed efficacia ai propri compiti;
– dove ci siano servizi idonei a soddisfare le esigenze;
– dove ci siano diritti che debbono essere rispettati, ma anche doveri cui essere obbligati;
– dove l’accesso alla giustizia non sia un privilegio di pochi;
– dove la magistratura sia veramente super partes e abbia riacquistato il requisito essenziale della terzietà;
– dove autonomia decisionale e indipendenza dai poteri siano patrimonio comune dell’avvocatura e della magistratura;
– dove la decisione sia maturata in maniera indipendente e imparziale;
– dove il giudice soffra il dramma del processo, come rappresentato dall’avvocato che ha interpretato primariamente l’esigenza di giustizia del cittadino e affrontare l’onere di intuire la verità.
I mali della giustizia, come è risaputo, devono essere curati:
– con riforme legislative che tengano conto delle quotidiane esperienze degli operatori del diritto;
– con strutture organiche e uomini efficienti in un contesto di collaborazione fattiva per modo da assicurare il funzionamento corretto della giurisdizione;
– con la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, realizzata faticosamente a causa di deleteri interessi campanilistici legati a interessi politici peculiari;
– con ricorso alla giustizia alternativa;
– con la revisione delle guarentigie della magistratura;
– con la riforma del CSM attraverso la revisione dei criteri di nomina dei suoi componenti;
-con la regolamentazione dei criteri di nomina dei magistrati, della loro selezione e della formazione continua;
– con la soppressione della legge Braganze e la conseguente fine dell’automatismo della progressione in carriera, per modo da rendere concreto il principio della meritocrazia;
– con la istituzione di termini perentori anche per i depositi di sentenze, ordinanze e decreti;
– con il varo di norme atte a migliorare il livello di produttività degli uffici giudiziari in ogni sede;
– con il divieto ai magistrati di rientrare nel ruolo dopo aver partecipato alla campagna elettorale sia che siano stati eletti, sia che non lo siano stati, al fine di tutelare la imparzialità della giurisdizione;
– con la temporaneità degli incarichi ministeriali per i magistrati;
– con un sistema disciplinare più severo per magistrati, avvocati e collaboratori di giustizia;
– con la riduzione del numero delle leggi, spesso scordinate fra esse e senza la verifica delle proposte degli operatori del diritto, al fine di evitare lo scollamento fra diritto astrattamente configurato e legge concreta;
– con il ripristino dell’etica nelle professioni e negli affari.
Soprattutto, va sottolineata la esigenza della cultura della legalità per modo che gli utenti del servizio giustizia possano vedere ripristinati i propri diritti e tutelati i propri interessi legittimi in tempi ragionevolmente brevi.
La giustizia in definitiva va considerata come un servizio da rendere alla società.
L’elenco dei rimedi, di certo, non comprende tutto quanto deve essere posto in essere per rendere una giustizia migliore e più celere, ma costituisce solo una serie di suggerimenti, alcuni dei quali non abbisognerebbero neppure di risorse economiche, ma solo la restaurazione del senso civico e della professionalità.
In definitiva, bisogna avvertire la necessità di una mobilitazione generale per recuperare l’effettiva funzione della giustizia, senza della quale non si possono sconfiggere i mali endemici e cronici che affliggono la società.
In un antico e famoso libro di Rudolf von Jhering, scritto nel 1872, avente per titolo “La lotta per il diritto”, viene richiamato l’impegno che ogni cittadino deve assumere. Dalla lotta deve scaturire la compressione dell’arbitrio ed è sintomatico che la lotta non viene condannata dall’etica, ma l’esige come un dovere di far valere il diritto nel processo.
Di qui la necessità di una comune protesta per una giustizia migliore.
Sicché, siamo obbligati a una attenzione profonda alla vita sociale, della quale deve porsi in evidenza uno stile capace di ispirare fiducia in una giustizia migliore, e a una mobilitazione generale avente a oggetto il ripristino della legalità.