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Lettera a tutte le donne

Lettera a tutte le donne

| Il 08, Mar 2012

La nostra scrittrice rivolge un appello accorato soprattutto alla madre di Simona Napoli

di MIRELLA MARIA MICHIENZI

Lettera a tutte le donne

La nostra scrittrice rivolge un appello accorato soprattutto alla madre di Simona Napoli

 

di Mirella Maria Michienzi

 

 

Oggi, 8 marzo 2012, Festa della Donna, dopo avere fatto gli auguri a tutte quante voi con un mio “Monologo” (che spero sia stato recepito in tutti i suoi vari significati che vanno dalla sofferenza – solitudine non all’odio – vendetta, ma alla continua costante ricerca dell’amore prendendo, come esempio, il mare), vi voglio scrivere una lettera che, in modo particolare, rivolgo alle donne del Sud, alle donne di Melicucco, a Simona, a sua madre e alle sue eventuali sorelle.

Da due settimane è scomparso Fabrizio Pioli. Ufficialmente l’ultima ad averlo visto è Simona che, prima ancora che la famiglia Pioli si accorgesse della scomparsa di Fabrizio, fa una denuncia ai carabinieri, perché teme per l’incolumità del giovane. In seguito fa precise accuse contro il proprio padre e il proprio fratello. Da quel giorno Simona vive protetta in una località sconosciuta.

Il fratello, di appena 19 anni, è stato arrestato e si è trincerato nel silenzio; il padre è latitante; Fabrizio, stando alle intercettazioni, è stato ucciso, però, a tutt’oggi, non è stato trovato il corpo.

Non voglio addentrarmi di più in questa vicenda, primo perché è compito degli inquirenti, secondo perché il tutto appare ancora nebuloso.

Il motivo della mia lettera è che mi voglio rivolgere in questo particolare giorno alle donne che sono figlie, sorelle, zie, fidanzate, compagne, mogli, nonne…ma, soprattutto, MADRI.

La maternità è una nostra scelta altrimenti, oggi come oggi, ci sono tanti metodi per evitarla. Il bambino che si dà alla luce ha solo diritti, perché non è stato lui a volere venire al mondo. I genitori hanno, a loro volta, soltanto doveri. Nel tempo la bilancia diritti-doveri si equilibrerà, ma all’inizio della vita da una parte ci saranno soltanto diritti e dall’altra soltanto doveri.

Perciò:

E’ doveroso nutrire i figli ma anche impartire loro una buona educazione, non solo a parole ma, soprattutto, con gli esempi, anzi con “un costante buon esempio di vita”.

E’ doveroso seguire i figli e non “sacrificarli sull’altare” di un onore che, poi, onore non è.

E’ doveroso parlare con i figli e seguirli, anche se sono sposati, per capire se ci sono eventuali stati di malessere e, quindi, cercare di aiutarli.

E’ assolutamente egoistico chiedere aiuto ad un figlio per compiere un’azione delittuosa. In questi casi le vittime sono due: il morto e il giovane coinvolto per imposizione, in nome di un codice d’onore che sfugge alle regole civili e al buonsenso.

Qui si tratta di un incontro volontario tra due persone adulte. E’ vero, la donna è sposata ma nessuno l’aveva obbligata. Un buon genitore, madre o padre, in questi casi ne devono civilmente parlare soltanto con la figlia (a volte può essere con il figlio). Per parlare intendo un dialogo sereno per cercare di capire cosa ci sia che non va nel vissuto della figlia. Altri metodi portano alla rovina delle famiglie: ci saranno giovani uccisi, altri andranno in prigione, altri vivranno sotto protezione e, comunque, isolati. E ci saranno tante madri che piangeranno di dolore, di rimorso e di rimpianto.

Donne, solo una buona educazione familiare può porre termine a queste barbare usanze. La Scuola può soltanto proseguire il vostro giusto cammino ma non può andare contro, sarebbe come combattere contro i mulini a vento.

Donne, vi dovete ribellare parlandone con tranquillità e liberamente nelle vostre case. Fate sentire ai vostri familiari il dissenso verso atti incivili. Non cercate rifugio nel silenzio, soltanto perché è un fatto che non è accaduto nella vostra famiglia. I vostri figli cresceranno e nessuno di voi può giurare che un giorno non potranno essere coinvolti in un fatto analogo, vittime di un sistema che tacitamente avete approvato. Vi dovete sempre ricordare che: “CHI TACE ACCONSENTE”.

Antonia Lanucara, impegnata in politica, per l’8 marzo, ha proposto di fare suonare tutte le campane delle Chiese per ricordare le donne vittime di violenza e le donne che si sono ribellate alla violenza.

Io, invece, dico che bisogna fare suonare nei nostri cuori di madri “i campanelli d’allarme” per portare nelle nostre famiglie ” la saggezza” del vivere civile.

MADRI, difendete i vostri figli affinché la loro giovinezza non finisca in prigione. I figli sono “pezzi ‘e core” e non dobbiamo sacrificarli nemmeno davanti ad un grande amore verso il marito.

redazione@approdonews.it