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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 GENNAIO 2025

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Lettera di un taurianovese all’estero, “Le future generazioni possano godere di nuovi alberi perché quelli piantati dai nostri genitori sono stati tutti dannatamente tagliati” La Calabria solo con l’agricoltura ed il turismo potrebbe rispondere a due nuovi bisogni dell’essere umano come quello di vivere esperienze e di produrre cibo di qualità in uno scenario mondiale che é catastrofico (ma questa è un’altra storia)

Lettera di un taurianovese all’estero, “Le future generazioni possano godere di nuovi alberi perché quelli piantati dai nostri genitori sono stati tutti dannatamente tagliati” La Calabria solo con l’agricoltura ed il turismo potrebbe rispondere a due nuovi bisogni dell’essere umano come quello di vivere esperienze e di produrre cibo di qualità in uno scenario mondiale che é catastrofico (ma questa è un’altra storia)

Riceviamo e pubblichiamo

Scrivo questa lettera di riflessione come concittadino che da ormai molti anni vive all’estero e che giornalmente percepisce i cambiamenti attraverso le lenti degli imprenditori, dei mercati e delle culture con cui interagisce.
Riflettere diventa importante, come sto facendo in questa fresca domenica mattina d’Agosto dalla mia residenza in Germania.
La Calabria esercita sui tanti suoi figli in viaggio nel mondo lo stesso affascinante richiamo che le sirene esercitavano su Ulisse.
Molti figli di Calabria hanno sia per volontà che per necessità, intrapreso la loro personale Odissea con in fondo al cuore la speranza di tornare nella amata Itaca un giorno.
Esistono storie di donne e uomini ricchi di entusiasmo e competenze che vorrebbero mettere al servizio della propria terra ma la grande domanda è sempre la stessa: come?
Tanti dubbi annebbiano le menti di quei folli che per qualche istante pensano di Ri-tornare, voci che urlano: “E poi che faccio? Li non c’è più niente! Che prospettive offro ai miei figli? Se ne sono andati tutti!”
È proprio qui che la politica e la coesione sociale giocano un ruolo importante.
Comprendo i vincoli di bilancio, i dissesti economici, gli scioglimenti per mafia, la difficile crisi globale, la stagflazione; capisco tutte le valide giustificazioni che vengono offerte all’atavico immobilismo e clientelismo di una politica (senza distinzione) che conosce solo una maniera di operare.
Percepisco che nelle piccole realtà come quelle per esempio di Taurianova o Cittanova (appartengo per metà ai due paesi) non si percepiscano immediatamente i cambiamenti globali e gli impatti geopolitici di scelte scellerate, soprattutto se protetti dalla coperta del: “Ma in fondo qui viviamo bene! Non ci manca niente!”
Ritengo che le grandi trasformazioni debbano essere pianificate e realizzate in tempo di prosperità e non quando le cose vanno male o si è in emergenza perché in quest’ultimo caso si spengono solo incendi che lasciano fumo e cenere.
Il rovescio positivo della medaglia però é che nelle piccole realtà é molto più facile realizzare le trasformazioni positive, perché la rete di contatti, la solidarietà ed il senso di comunità sono (o almeno dovrebbero essere) molto più accentuati che in contesti molto più pesanti.
La pesantezza delle grandi dimensioni urbane diventa un gap quando sono richiesti cambiamenti repentini come quelli imposti dopo gli ultimi difficilissimi anni.
Ogni volta che faccio rientro in Calabria mi guardo intorno e vedo solo grandi opportunità, soprattutto in un mondo che si sta muovendo verso la DE-globalizzazione dopo aver assistito impietrito ed impotente al fallimento di un sistema costruito a partire dagli anni 80.
La Calabria solo con l’agricoltura ed il turismo potrebbe rispondere a due nuovi bisogni dell’essere umano come quello di vivere esperienze e di produrre cibo di qualità in uno scenario mondiale che é catastrofico (ma questa è un’altra storia).
Il reset culturale, sociale ed economico a cui stiamo assistendo ci impone una riflessione.
Fermiamoci, pensiamo strade alternative ed indirizziamo la politica locale ed internazionale verso la costruttiva cooperazione e non verso lo sterile populismo dell’odio e del conflitto.
La politica però non può essere l’unico capro espiatorio, anche perché per formazione professionale non mi piace trovare giustificazioni.
Si può fare molto attraverso l’unione umana, l’associazionismo fatto bene e non quello di pennacchi e titoli; attraverso quelli che chiamo gruppi di passione verso la propria comunità. Se c’è un problema o un disservizio e questi possono essere risolti dall’iniziativa di due o più persone ritengo sia naturale agire e non aspettare di perdere del tempo che è per definizione infungibile.
Il tempo dell’attesa è finito, le vacche grasse sono dimagrite enormemente e bisogna alzarsi dal divano ed uscire dall’egoismo ed apatia di un mondo prettamente virtuale.
Questa lettera ha come unico scopo quello di condividere un pensiero e non far sentire soli e folli quelli che si riconoscono in queste poche righe ma desistono sotto il macigno dell’immobilismo e della paura.
Mi preme chiarire che non c’è pessimismo in queste mie parole ma un punto di vista della realtà che a mio parere impone di fare molta attenzione. Il pessimista si lamenta e basta, il mio augurio é quello di un’azione propositiva da chi vede le cose da una prospettiva diversa.
Un vecchio adagio cinese recita “Chi pianta degli alberi, sappia che degli altri ne godranno l’ombra”.
Facciamo che le prossime generazioni possano godere dell’ombra dei nostri alberi, perché quelli piantati dai nostri genitori sono stati tutti dannatamente tagliati.
Avv. Antonio Insana