L’ex vicesindaco di Corigliano Calabro tra gli arrestati nella operazione “Flesh Market”
redazione | Il 28, Giu 2011
Si tratta di Italo Le Pera, 56 anni, responsabile amministrativo dell’Azienda sanitaria provinciale, accusato, nella fattispecie, di aver “compiuto atti sessuali a pagamento con adolescente minore di anni 16”
L’ex vicesindaco di Corigliano Calabro tra gli arrestati nella operazione “Flesh Market”
Si tratta di Italo Le Pera, 56 anni, responsabile amministrativo dell’Azienda sanitaria provinciale, accusato, nella fattispecie, di aver “compiuto atti sessuali a pagamento con adolescente minore di anni 16”
COSENZA – C’e’ anche l’ex vicesindaco di Corigliano Calabro (Cosenza) tra gli arrestati di oggi nell’ambito dell’operazione “Flesh Market”, prosieguo dell’omonima operazione condotta, sempre dai carabinieri, alla fine di marzo. Si tratta di Italo Le Pera, 56 anni, responsabile amministrativo dell’Azienda sanitaria provinciale, accusato, nella fattispecie, di aver “compiuto atti sessuali a pagamento con adolescente minore di anni 16”. Sono in tutto 16 gli arrestati, alcuni gia’ detenuti. Tra questi, i due presunti organizzatori del traffico di minori, i pregiudicati Giuseppe Russo, 68 anni, e Pietro Berardi, 47 anni. Poi ci sono facoltosi imprenditori: Vincenzo Novelli, 61 anni, di Cassano Ionio, Antonio Coschignano, 68 anni, di Acri, Cosimo La Grotta, 65 anni, di Corigliano, Saverio La Camera, 55 anni, di Cassano Ionio, Giuseppe La Pietra, 34 anni, di Mirto Crosia. E ancora, Vittorio Carcione, 47 anni, medico, di Corigliano. Ci sono poi operai e braccianti: Maurizio Franco Magno, 43 anni, Gianfranco Curcio, 35 anni, Giuseppe Brina, 58 anni, Santo Bagnato, 70 anni, Pasqualino Foglia, 59 anni, Damiano Collefiorito, 51 anni. Infine una donna, di cui non e’ stato reso noto il nome, accusata di aver spinto la sorella minore a prostituirsi. In conferenza stampa, e’ stato precisato che a marzo si e’ agito per interrompere “il turpe traffico di carne umana” e salvaguardare le due minori, oggi di 15 e 13 anni, che per molto tempo sono state costrette a prostituirsi, “spesso in una stanza attigua alla cucina, dove c’erano i familiari che conversavano tranquillamente”, ha detto il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia diCatanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo. Oggi quello che si considera l’epilogo della vicenda, con l’arresto dei clienti identificati.
redazione@approdonews.it