Liberazione, valore di Libertà, anche e soprattutto grazie alla Democrazia Cristiana
La Liberazione, valore di Libertà, anche e soprattutto grazie alla Democrazia Cristiana
La Liberazione dal giogo nazifascista, è un valore politico, ideologico e sociale, condiviso come patrimonio comune, da parte di tutti gli italiani e così deve essere, senza nessun se, ed alcun ma.
Trova linfa e ha radici ben profonde, poiché fu la riscossa di un intero popolo -quello italiano, per l’appunto!- che non fu mai prima di allora nazione, nonostante l’effimera narrazione che Mussolini cercava di raccontare, per di più in modo mendace, anzi posticcio.
Poi, solo, in epoca repubblicana e quindi Democristiana, il Paese Italia, assunse una configurazione di nazione, precisando sin da subito, che la Resistenza, non è solo di ‘proprietà intellettuale’ della sinistra e dei laici ad essa collegata, ma fu un comune denominatore, a cui aderirono tutti quelli che erano in opposizione -percio`dalla parte giusta- ad una tirannide specifica (il Fascismo con annesso il suo sodale e autentico dominatore, ovvero il nazismo), ma anche, per alcuni che sono stati e rappresentano a tutt’oggi la maggioranza, cioè la giusta avversione a tutte le tirannidi in generale.
Inutile dirlo, ripeterelo con costanza, oppure ribadirlo orgogliosamente, ma della Resistenza partigiana e ‘liberatoria’, fummo protagonisti, pure e soprattutto noi Democristiani, all’epoca in evoluzione o passaggio, dall’esperienza popolare (cioè del vecchio PPI sturziano) che si trasformava -in coerenza ma persino in migliorato aggiornamento ai nuovi tempi- nella Democrazia Cristiana (ispirata da Giovanni Battista Montini, nel 1943, sostituto della Segreteria di Stato Vaticana, in precedenza Assistente Ecclesiastico della FUCI -vera palestra della futura classe dirigente italiana e che lui formò – successivamente Papa dal 1963 fino al 1978, allorquando morì e comunque fino all’ultimo giorno della sua vita terrena, fondatore e vero leader incontrasto della DC, da lui fondata).
C’è un episodio che inquadra bene quanto dico e che rammento: nella primavera del 1942, Alcide De Gasperi (già esponente del PPi di Sturzo e suo ex Segretario Nazionale) , da coerente e coraggioso antifascita -per di più perseguitato- venne accolto in Vaticano, quale bibliotecario in seno alla stessa Biblioteca e lì, conobbe, casualmente Giulio Andreotti.
Difatti, quest’ultimo, era il Presidente della FUCI in carica, succeduto al Aldo Moro e prima di loro due, lo fu mio nonno e comunque tutti costoro ebbero Montini quale Assistente Ecclesiastico, nella loro organizzazione università cattolica.
Il mio futuro ‘Divo Giulio’, era in quella biblioteca, alfine di chiedere documentazione inerente alla sua tesi universitaria, il cui testo si basava sulla ‘Marina Pontificia’. De Gasperi, con i suoi metodi essenziali, lo liquidò sgarbatamente -strani segni del destino; e poi come non credere ai ‘disegni divini’? Dell’Alcide, Giulio Andreotti divenne dopo appena un anno, il figlio maschio mai avuto e lo introdusse ad una invidiabile carriera politica, abbastanza ineguagliata, benché a superare tutti, vi è e vi sarà sempre e solo Moro!- ma De Gasperi non lo poteva immaginare tutto ciò, quando gli fece: “ma lei non ha nulla di meglio da fare”? Andreotti rispose di rimando: “Mi scusi io sto a fare il mio, lei pensi al suo”!
Già da questo si comprendono tante cose, cioè l’essenzialità di come ci si comporta, al netto di una domanda , solo apparentemente, malposta e di una risposta ben data, poiché il ‘guizzoso occhio’ dell’irreprensibile trentino, cercava di scovare giovani da formare, per poi governare l’Italia e renderla quel che noi l’abbiamo resa, ovvero la quarta potenza economica mondiale, dopo averla presa in leva ed amorevole cura (anche con i nostri alleati di governo laici), in seguito ad una guerra perduta, la quale ridusse il Paese, ai piedi di Cristo.
Andreotti ed altri giovani, su indicazione di Montini in persona, si impegnarono nei gruppi di costituzione democristiana, scrivendo come giornalisti clandestini sul giornale altrettanto clandestino- che era il Popolo, oppure frequentando la casa di Giuseppe Spataro (mitico dirigente politico e futuro Ministro DC, negli anni a venire), sita in via Cola di Rienzo a Roma, dove il 19 Marzo del 2943, si costituì la Democrazia Cristiana, seppur in maniera riservata, epperò ufficiale, guidata da De Gasperi, ma soprattutto con Montini vero ed unico leader.
A tal proposito, è giusto ricordare -al netto di prove documentali (pure in mio possesso familiare)- che sia Andreotti, sia mia nonno, erano presenti, così come lo fu -tra i loro coetanei- la buonanima di Franco Nobili, altra persona a cui ho voluto un gran bene, il quale successivamente divenne un manager di Stato e pagò persino lui, integerrimo come sempre è stata la sua vita e la condotta della medesima, l’onta ignobile, della falsa ‘rivoluzione manetterista” di Mani Pulite.
Eh, già, perché se quella dei magistrati fu rivoluzione -e nessuno lo mette in dubbio – qualche screanzata ‘anima bella’, omette di dire, che fu falsa e cruenta, poiché seppur noi, nel 1945, perdemmo la guerra, la DC, riuscì a vincere il dopoguerra o ‘Guerra Fredda’, facendoci però parecchi nemici (dato che tutelavamo i legittimi Interessi dello Stato e degli italiani), pure in virtù di un piccolo, sebbene non insugnificante particolare, che sempre Giulio Andreotti, soleva ripetere: “Tutti hanno i propri vicini, ma, chissà perché, a noi sono sempre capitati i peggiori”!
Ci sarebbe da aggiungere ben altro, perciò a testimonianza di quanto sia sincero il mio racconto, desidero ricordare che anche noi democristiani ci battemmo a viso aperto, sul campo di battaglia della Resistenza unita, con non meno vigore e nemmeno inferiore forza o coraggio delle altre formazioni partigiane.
Difatti le nostre ‘truppe operative’ erano in capo e responsabilità di Paolo Emilio Taviani (mio ‘maestro’ in qualche giusta appendice di gestione statale, assieme a Francesco Cossiga) e quale suo vice, un amico e collega (in Parlamento) del mio stesso nonno, ovvero Enrico Mattei.
Una preghiera ai giovani di oggi e ai coetanei del sottoscritto: studiate, ricercate e vi prego, sappiate che anche noi abbiamo fatto qualcosa.
Anzi, più di tanto.
Buona Liberazione!
Vincenzo Speziali