Libia: dal G8 nessun accordo sull’intervento militare
redazione | Il 15, Mar 2011
L’annuncio stamani del capo del Quai d’Orsay. I ministri degli Esteri si sono riuniti riuniti ieri sera a Parigi
Libia: dal G8 nessun accordo sull’intervento militare
L’annuncio stamani del capo del Quai d’Orsay. I ministri degli Esteri si sono riuniti riuniti ieri sera a Parigi
(ANSA) PARIGI – I ministri degli Esteri del G8 riuniti da ieri sera a Parigi non hanno raggiunto nessun accordo su un intervento militare in Libia. Lo ha annunciato stamattina il capo del Quai d’Orsay, il ministro francese presidente di turno del G8, Alain Juppé, ammettendo di non aver “convinto” i partner su questo punto. Ai microfoni di Europe 1, rispondendo a una domanda sulla risposta dei partner del G8 all’iniziativa franco-britannica di un intervento militare mirato in Libia, Juppé ha detto: “Per ora, non li ho convintì. I leader del G8 (Francia, Italia, Usa, Russia, Germania, Gran Bretagna, Canada e Giappone) hanno discusso ieri sera a cena della questione libica, in particolare Parigi e Londra hanno spinto sulla loro iniziativa per bloccare l’offensiva del potere di Tripoli contro l’opposizione di Bengasi. “Gheddafi – ha ammesso Juppé – sta ottenendo successi” dal punto di vista militare. Senza pronunciarsi sulla sorte di Bengasi, feudo della rivolta libica, il ministro ha ammesso che la comunità internazionae non potrà impedire al colonnello libico di riconquistarla: “Oggi, non abbiamo i mezzi militari, poiché la comunità internazionale non ha deciso di dotarsene”. Come annunciato ieri sera dal ministro Franco Frattini, i ministri del G8 sono d’accordo per una rapida ripresa delle discussioni in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per giungere a una risoluzione che faccia pressioni sul leader libico allo scopo di una cessazione delle violenze. A questa prospettiva dovrebbero, secondo il G8, essere associati Lega araba e Unione africana. Le discussioni fra i leader del G8 riprendono questa mattina per concludersi nel primo pomeriggio.
GHEDDAFI: ITALIA ATTENTA, POSSO ALLEARMI CON AL QAIDA – Se i governi occidentali “si comporteranno come in Iraq, la Libia uscirà dall’alleanza internazionale contro il terrorismo. Ci alleiamo con al Qaida e dichiariamo la guerra santa”. Lo dice in un’intervista esclusiva al Giornale il leader libico Muammar Gheddafi che afferma anche di essere “scioccato dall’atteggiamento degli europei” e di sentirsi “tradito” da Berlusconi. Il colonnello afferma che non c’é spazio di dialogo con i ribelli perché “il popolo” è dalla sua parte, anzi è “la gente” che “chiede di intervenire” contro le “bande armate”. “Negoziare con i terroristi legati ad Osama Bin Laden – ribadisce – non è possibile. Loro stessi non credono al dialogo, ma pensano solo a combattere e ad uccidere”. A Bengasi, sottolinea il colonnello, “la popolazione ha paura di questa gente e dobbiamo liberarla”. Anche i membri del Consiglio nazionale dell’opposizione, aggiunge, è “come se fossero ostaggio di Al Qaida. Il Consiglio è una facciata, non esiste”. La riconquista della Cirenaica è una questione di tempo: “Ci sono solo due possibilità: arrendersi o scappare via. Questi terroristi utilizzano i civili come scudi umani, comprese le donne”. La comunità internazionale, prosegue il leader libico, “non sa veramente cosa accade in Libia. Il popolo è con me. Il resto é propaganda. Posso solo ridere”. Gheddafi si dice quindi “scioccato” dall’atteggiamento degli europei, che “in questa maniera hanno messo in pericolo e danneggiato una serie di grandi accordi sulla sicurezza nel loro interesse e la cooperazione economica”. Il colonnello si sente anche “tradito” da Berlusconi, mentre Sarkozy, afferma ancora, “ha un problema di disordine mentale. Ha detto delle cose che possono saltar fuori solo da un pazzo”. Il colonnello dice di pensare ed auspicare “che il popolo libico riconsidererà i legami economici e finanziari e anche quelli nel campo della sicurezza con l’Occidente”. Quando “il vostro governo – dice a proposito di quello italiano – sarà sostituito dall’opposizione ed accadrà lo stesso con il resto dell’ Europa il popolo libico prenderà, forse, in considerazione nuove relazioni con l’Occidente”. Se sarà suo figlio Seif al Islam a prendere il suo posto dopo la crisi “lo decideranno i libici attraverso i Comitati popolari e il Congresso del popolo”. “Se la scelta verrà dal popolo – afferma il rais – l’accetterò”.
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