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L’idraulico

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Se il giorno del suo primo intervento sul cervello, la buonanima del prof. Herbert Olivecrona avesse previsto l’attuale momento magico degli idraulici, certamente avrebbe usato, nel richiudere la scatola cranica, il filo di canapa.

Con ciò si vuol dire a quanta gloria sia assunto questo artigiano cui, l’attuale orgasmo di un addottoramento tanto diffuso quanto inutile, ha finito nel dare la tronfia preziosità di un “Barone della cattedra”. E dai “Baroni della cattedra” siamo passati ai Baroni della chiave inglese, che dei Baroni sono i meno inglesi.

Anche il loro lavoro lo hanno organizzato secondo le più razionali tecniche chirurgiche. Ogni idraulico che si rispetti (e quale è ormai l’idraulico che non si rispetta?) è circondato, seguito, obbedito, imitato, riverito, temuto da almeno tre assistenti al soglio.

Nelle sale operatorie di grande rango il chirurgo del gran nome giunge sempre a lavoro inoltrato, dopo che i suoi assistenti hanno fatto quasi tutto: giunge sempre, alla soglia di quel “quasi”, o a portare il tocco dell‘assolo vincente o il mormorio del “de profundis”.

Così l’idraulico. Se un rubinetto gocciola, la sua mano lambirà solo l’ultima goccia; se necessita una saldatura, suoi saranno soltanto l’ultimo punto e l’ultima scintilla del cannello.

Gli assistenti dell’idraulico hanno tutti ordini tassativi: non disturbare il Capo se non nei casi disperati, quando il geniale intuito del maître è veramente una necessità ineludibile: solo all’acqua alta.

Le tariffe, che non sono stabilite dall’Ordine, sono salatissime: la sostituzione di un tubo flessibile costa poco meno dell’intervento chirurgico per un’ulcera perforata: la messa in opera di un galleggiante come l’esportazione di un carcinoma. E se la goccia continua… riprende lo stillicidio della prenotazione.

Perché gli idraulici bisogna prenotarseli, come se l’invadenza di un tubo che non tiene fosse evento prevedibile.

Prenotarli con giorni e giorni di anticipo, spesso con mesi. Al loro arrivo o il vaso è traboccato o la goccia si è scocciata di sgocciolare. Ma si pagherà lo stesso: la visita. E vi si aggiungerà un bel grazie: ben sillabato, chiaro, rotondo, riverito, possibilmente con una tazzina di caffè, una sigaretta e un leggero inchino alla porta.

Ah, dimenticavo. Se il prezzo è salato, non fate storie. Guai a dire ad un idraulico, per indurlo allo sconticino, che avete pagato lo stesso prezzo per la parcelle del primario cardiologo che vi ha curato la fibrillazione: l’offenderete!

E se gli direte che avete un figlio fisico nucleare che campicchia con la borsa di studio, correte anche il rischio di fare cattiva figura e di sentirvi dire, con Longanesi, che “la mamma dei fessi e sempre incinta”.

Mi chiederete se e giusto? Che dirvi? Se non che la giustizia ancora una volta, e mai come questa volta è appesa a un tubo.