L’insegnante calabrese Raffaella Scordo, vittima innocente della ndrangheta Giovanissimo studente calabrese: "Aveva cura di creare un modo più bello per i suoi piccoli alunni, un mondo con i colori e il profumo della legalità"
redazione | Il 13, Lug 2024
L’assassinio della professoressa Raffaella Scordo, avvenuto nella notte tra il 12 e 13 luglio del 1990 ad Ardore marina, piccolo comune nel comprensorio della Locride in provincia di Reggio Calabria, è senz’altro uno di quegli eventi che lascia in tutti noi un senso di sconforto e di sdegno anche per la modalità con cui si è realizzato. Raffaella aveva solo 39 anni, due figli, Maria Antonietta ed Antonio, insegnava nella scuola media di Locri e cercava di formare cittadini onesti, educandoli al rispetto del prossimo e della legalità
Come ogni anno, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, commemora
Raffaella proprio per quello che rappresenta attraverso le parole del giovanissimo studente Mario Dattori, della classe I sez. D, del Liceo scientifico Filolao di Crotone:
“Raffaella Scordo, giovane insegnante di una scuola media nel sud Italia, fu stata brutalmente uccisa dalla mafia il 12/07/1990. Conosciuta per il suo impegno nella comunità e la dedizione ai suoi studenti, Raffaella aveva iniziato a promuovere iniziative educative contro la criminalità organizzata, incoraggiando i giovani a scegliere la legalità e la giustizia. Questo coraggioso impegno le ha attirato le ire della mafia locale, che ha deciso di zittirla. La sua morte è avvenuta in circostanze particolarmente violente: rientrata a casa con la sua famiglia, dei sicari mafiosi la attesero per farle un agguato. I suoi familiari non potevano aiutarla in alcun modo perché alcuni sicari stavano puntando contro di loro delle armi, allora Raffaella provò a ribellarsi, ma fu sparata e varie pallottole la colpirono. I sicari, compiuto il loro sporco lavoro, fuggirono, Raffaella fu portata subito all’ospedale di Locri, ma fu trasferita urgentemente all’ospedale di Reggio Calabria, dove morì dopo 18 lunghi giorni di agonia. Raffaella viene ricordata come un simbolo di speranza e di resistenza contro l’oppressione mafiosa, e il suo sacrificio ispira molti a continuare la battaglia per un futuro migliore e più giusto. Lei, insegnante premurosa, aveva cura di creare un modo più bello per i suoi piccoli alunni, un mondo con i colori e il profumo della legalità”
In una dichiarazione pubblicata dalla stampa nazionale il marito di Raffaella, prof. Polito, (Dichiarazioni del prof. Franco Polito, La Stampa del 3 agosto 1990) faceva riferimento alla malasanità nel Meridione dovuta all’endemica carenza di strutture e strumentazioni adeguate al soccorso dei pazienti gravi. Oggi viviamo una situazione nella sanità in Calabria, specie in alcune aree, fortemente critica: fuga verso il Nord dei medici, reparti sovraffollati e assenza di strumentazione moderna. Amareggia pensare che rispetto alle considerazioni espresse dal prof. Polito nulla o poco è cambiato. Insegnare Educazione civica significa anche avviare una rivoluzione pacifica nel modo di concepire i propri diritti e doveri; anche per onorare la figura di Raffaella Scordo e degli insegnanti che hanno lasciato un segno nella memoria collettiva. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU