Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 28 NOVEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

L’Ordine dei medici della provincia di Reggio Calabria condanna l’esecrabile ed ennesimo atto di violenza nei confronti degli operatori sanitari L’ultimo episodio, accaduto la mattina del 28 agosto, riguarda un uomo di 61 anni e originario della provincia reggina, arrestato dai carabinieri di Reggio Calabria con l’accusa di aver aggredito medici e infermieri del Gom, “colpevoli” di non aver subito visitato il paziente nel reparto di chirurgia vascolare

L’Ordine dei medici della provincia di Reggio Calabria condanna l’esecrabile ed ennesimo atto di violenza nei confronti degli operatori sanitari L’ultimo episodio, accaduto la mattina del 28 agosto, riguarda un uomo di 61 anni e originario della provincia reggina, arrestato dai carabinieri di Reggio Calabria con l’accusa di aver aggredito medici e infermieri del Gom, “colpevoli” di non aver subito visitato il paziente nel reparto di chirurgia vascolare

| Il 30, Ago 2024

L’Ordine dei medici della provincia di Reggio Calabria condanna l’esecrabile ed ennesimo atto di violenza nei confronti degli operatori sanitari. L’ultimo episodio, accaduto la mattina del 28 agosto, riguarda un uomo di 61 anni e originario della provincia reggina, arrestato dai carabinieri di Reggio Calabria con l’accusa di aver aggredito medici e infermieri del Gom, “colpevoli” di non aver subito visitato il paziente nel reparto di chirurgia vascolare – nonostante la visita fosse fissata per le ore 11,45 – e andato in escandescenze già alle ore 9.20, oltre due ore prima dell’orario fissato per la visita.
Nel porgere la propria solidarietà ai medici ed infermieri coinvolti in quest’ultimo atto di violenza, il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Reggio, dottore Pasquale Veneziano, ricorda dapprima i dati davvero inquietanti riguardo le aggressioni al personale esercente professioni sanitarie nel settore pubblico e privato in Calabria. “I dati inerenti i numeri ufficiali del Ministero della Salute sono davvero preoccupanti – sottolinea il presidente Veneziano– ed i numeri parlano chiaro: in Calabria nel 2023 si sono verificati 32 episodi di violenza, almeno riguardo quelli ufficiali e quindi regolarmente denunciati, coinvolgendo 39 operatori, di cui 24 maschi e 15 femmine”. Una situazione davvero critica, confermata a livello nazionale dai dati del 2023 da parte dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, che riportano 16.000 episodi di aggressione e 18.000 operatori sanitari coinvolti.
“Si tratta di una vera e propria escalation di violenza – rimarca il presidente Veneziano, preoccupato per come stanno andando le cose in Calabria e, più in generale, in tutto il Paese”, E questo mese di agosto si sta rivelando come il mese più tragico per tutti gli operatori sanitari con ben 28 aggressioni su 28 giorni, una al giorno. “Si tratta del mese più difficile degli ultimi 10 anni – continua il presidente Veneziano – E questo ultimo anno, il 2024, senza dubbio supererà di gran lunga l’anno precedente come numero di aggressioni”.
Per il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Reggio Calabria occorrono innanzitutto maggiori misure di sicurezza e protezione per il personale sanitario proprio perché la collettività, esasperata, addossa tutta la responsabilità dei disservizi ai professionisti, “diventati, tra l’altro, bersaglio, capro espiatorio contro cui scatenare le proprie ansie, paure e frustrazioni”.
Già in passato l’Ordine, ricorda il presidente Veneziano, in seguito ai diversi episodi di aggressione ai medici, ha denunciato puntualmente, attraverso comunicati stampa, il grave problema, oltre a partecipare ai numerosi incontri e riunioni del Comitato Ordine e Sicurezza in Prefettura. “Purtroppo tutte queste attività – puntualizza il Presidente – non hanno avuto nessun riscontro e soltanto nel periodo del Covid si è registrata una drastica diminuizione delle aggressioni proprio perché nello stesso periodo il medico veniva considerato una sorta di eroe”. Nella realtà dei fatti, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, così come rimarca il Presidente, è intervenuta facendo si che venisse promulgata una legge (n. 113 del 2020) riguardante le sanzioni da applicare a coloro che aggrediscono i medici, seguita successivamente dal decreto legge n. 34 del 2023, portato avanti sempre grazie all’impegno della stessa Federazione, il quale stabilisce che le lesioni inflitte al personale esercente professioni sanitarie o socio-sanitarie sono considerate una circostanza aggravante speciale, portando a reclusioni più severe. Le lesioni gravi possono essere punite ora con una reclusione che va da quattro a dieci anni mentre quelle gravissime possono comportare pene da otto a sedici anni. E chiunque tenga comportamenti offensivi o ingiuriosi nei confronti del personale esercente la professione sanitaria, pubblica o privata, può essere soggetto a sanzioni amministrative da 500 a 5mila euro. “Quindi, la legge prevede delle pene e sanzioni importanti – chiarisce il presidente Veneziano – ma per contrastare queste aggressioni sarebbe forse necessario che la stessa legge venisse applicata, magari con carattere d’urgenza, in modo tale che i soggetti aggressori vadano incontro alle sanzioni stabilite dalla legge. Grande importanza hanno anche gli organi d’informazione che dovrebbero evidenziare anche le sanzioni che vengono comminate a coloro che hanno aggredito i medici perché questo potrebbe rappresentare un deterrente riguardo questo tipo di situazioni”.
Ovviamente il problema è abbastanza complesso, occorre una grande operazione culturale, che restituisca al medico, anche agli occhi dei cittadini, il suo ruolo e la sua dignità professionale. “Senza dimenticare la carenza dei medici – evidenzia il presidente Veneziano – molti dei quali preferiscono trasferirsi all’estero dove vengono pagati adeguatamente, con un carico di lavoro decisamente meno gravoso ma soprattutto lavorano con maggiore trnquillità e dignità. Occorre, inoltre, sensibilizzare l’opinione pubblica ed allo stesso tempo modificare le regole d’accesso ai Pronto soccorso degli ospedali cui afferiscono ogni anno, come accessi impropri, decine di migliaia di pazienti che avrebbero potuto risolvere il proprio problema nelle strutture sanitarie territoriali”.