L’ottava parola: Resurrexi! La Santa Pasqua nelle parole di don Leonardo Manuli
«Sabato è passato.
Presto nella mattina vanno alla tomba le donne portando aromi,
ma trovano il macigno rotolato via lontano,
entrano nel sepolcro ma Gesù morto non c’è».
«Perché cercate tra i morti colui che è vivo?».
«Esclamano due angeli in vesti sfolgoranti apparsi all’improvviso».
«Non è qui è resuscitato».
«Corrono ad annunciarlo agli apostoli stupiti e increduli».
(M. LUZI, La Passione, 1999)
Una enorme pietra sbarra l’entrata del sepolcro, tutto rimane muto dopo i giorni tormentati e violenti della passione e della crocifissione di Gesù. Pare che ognuno abbia terminato il suo compito, le autorità religiose del Tempio hanno messo a tacere uno dei tanti fanatici religiosi, i soldati romani hanno commesso l’ennesimo omicidio sanguinario, mentre il resto dei discepoli sono dispersi per viltà e paura, e la folla, tribunale inflessibile e implacabile che avevano seguito Gesù, passando dall’acclamazione regale al grido crocifiggilo, è ormai sazia dello spettacolo regalato da questo sedicente predicatore proveniente dallo sconosciuto villaggio di Nazareth.
Tutto si gioca sul ruolo di quella grande pietra posta davanti al sepolcro, non solo per proteggere il corpo martoriato del crocifisso da eventuali esaltati, ma anche per timore dei notabili del popolo che qualcuno possa trafugare il corpo e inventarsi un “nuovo inizio”.
Quella “parola liberante” che aveva percorso lungo tre anni la Galilea ed arrivata fino a Gerusalemme adesso rimane muta. In questo scavo sepolcrale offerto da Giuseppe d’Arimatea, uomo pio e timorato di Dio, sembra che tutto si sia concluso con la morte del Nazareno, nel quale ora giace e tace il Verbo di Dio, e non resta che congedarsi e attendere che la storia regali un altro uomo coraggioso, avventuriero e sognatore che offri una nuova utopia.
C’è chi non si rassegna a questa fine ingloriosa e ripassa nel cuore ogni parola e ogni gesto d’amore per trovare il senso di tutto questo, per cui bisogna crederci e non arrendersi. Mentre alcune donne si recano al sepolcro, per compiere un ultimo gesto di pietas umana e religiosa, accade una Sorpresa: il sepolcro è vuoto e la pietra enorme è stata rotolata! Sono tanti interrogativi e altrettante le risposte ma tutte aperte. Queste donne si aspettavano un odore di morte, invece si cela una sorpresa: È vuoto! il sudario avvolto, e il legame con la morte è spezzato.
Quella fine insensatamente infame, nella fede postpasquale la chiesa riconosce nel crocifisso il Risorto e rilegge tutto il mistero pasquale, anche la croce, come parabola di glorificazione.
L’opera di rifinitura del Dio delle sorprese non è terminata. Occorre rimettersi in cammino, c’è un dato oggettivo, la pietra è stata rotolata e la tomba è vuota. Il sepolcro può nascondere promesse insperate e impensabili che interrogano. Gli apostoli non sanno definire questa “assenza”, non c’è un linguaggio che esprima questo “vuoto”. Alla tomba sventrata dalla verticalità del mistero si può rispondere mettendoci una pietra sopra, oppure credere che l’amore ha trionfato, esso è più forte della morte e aprirsi alla Sorpresa di Dio. La pasqua di Gesù ridona coraggio ai discepoli, Egli aspetta tutti noi al varco di tante risurrezioni, dove ci incontreremo in quell’appuntamento fissato dal Risorto. A quella primizia della chiesa nata sotto la croce, dove erano presenti una piccola comunità, Maria sua madre, il discepolo amato e alcune donne, ci si dà appuntamento per rimettersi in cammino, sul lago di Tiberiade, ad Emmaus, nel cenacolo, e in tanti altri posti dove in vita hanno conosciuto il Nazareno, qui e altrove, il Risorto si fa vedere trionfante e glorioso, ritrovando la gioia di un’intimità più profonda che cura tutte le ferite dell’amore. Pasqua per la chiesa è anche e soprattutto questa: la gioia di un’intimità ritrovata.
È Dio che fa tutto e viene sempre prima, rifiorisce la vita, è bastata una Parola eterna per sconfiggere la morte, quell’amaro salario per il peccato dei nostri progenitori. Resurrexi! È l’ultima parola del mistero pasquale, nel mattino dell’annuncio, risuona nelle parole dell’angelo del Signore: «So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto» (Mt 18,5-6).
«Dal sepolcro la vita è deflagrata.
La morte ha perduto il duro agone. Comincia un’era nuova:
l’uomo riconciliato nella nuova alleanza sancita dal tuo sangue ha dinanzi a sé la via.
Difficile tenersi in quel cammino. La porta del tuo regno è stretta.
Ora sì, o Redentore, che abbiamo bisogno del tuo aiuto,
ora sì che invochiamo il tuo soccorso, tu guida e presidio, non ce lo negare.
L’offesa del mondo è stata immane.
Infinitamente grande è stato il tuo amore. Noi con amore chiediamo amore».
Amen
(M. LUZI)
Buona Pasqua, del Signore Risorto.