L’ultimo grido dei senza voce La riflessione del giurista blogger Giovanni Cardona sulle conseguenze dell'attuale crisi economica
Chi perde il lavoro non deve essere lasciato solo.
La tematica del suicidio è stata presente in campo filosofico fin dai tempi dell’antica Grecia.
Suicidio (dal latino suicidium, sui occido, uccisione di sé stessi) si intende l’atto col quale un essere si procura intenzionalmente e consciamente la morte.
La solitudine e la disperazione, portano all’annichilimento della stessa essenza divina che conglobiamo nelle nostre misere sembianze, ed infatti Platone nel Fedone condanna il suicidio come fuga da quel carcere corporeo in cui si è stati giustamente rinchiusi dalla divinità.
Gli antichi filosofi greci valutavano il suicida come un disertore dalla vita, tanto che la legislazione ateniese ne esponeva la salma al pubblico vilipendio della cittadinanza.
La letteratura spesso non collima con la norma giuridica imposta dal legislatore, ed infatti, il suicidio lo ritroviamo in molte tragedie greche dove è precetto quasi codificato che il protagonista anche dopo aver trionfato si uccida.
Per Freud la chiave di lettura di un fenomeno così cruento del vivere, nasce dall’insoddisfazione diffusa nelle organizzazioni sociali sempre più vaste ed evolute, ossia dal disagio a relazionarsi con il progredire della civilizzazione.
Poi Schopenhauer, pur essendo stato l’unico filosofo importante ad affrontare il problema del suicidio nel pensiero moderno, beh lasciamolo perdere.
Il suicidio non è un gesto di rifiuto innaturale del dono della vita, è la risposta disperata ed estrema, per una condizione di sofferenza recepita senza rimedio e senza vie d’uscita, vista come la sola soluzione percorribile, in un determinato momento della propria esistenza per porre fine a una situazione fonte di angoscia, stanchezza e di dolore.
La triste realtà è che attualmente si registra un suicidio ogni 2 giorni e mezzo.
Gli esseri umani che si sono tolti la vita per motivi legati alla crisi i cosiddetti suicidi “per motivi economici”, sono aumentati in misura esponenziale secondo gli ultimi dati dell’Università degli studi Link Campus University.
Questo è uno dei conteggi più amari e dolorosi che drammaticamente continua ad evidenziare come, le difficoltà economiche che letteralmente soffocano migliaia di imprenditori e lavoratori portino alla attuazione del gesto estremo.
Una recrudescenza che tra l’altro si è fatta evidente a ritmo impressionante negli ultimi anni, ove l’oppressione dei debiti, la perdita di un’occupazione o il baratro del fallimento hanno annullato il respiro di esseri nati per vivere.
Centinaia di esseri viventi e pensanti che hanno deciso con dolore di lasciare questo mondo di affetti, per una crisi economica che a molti non ha lasciato scampo e a tanti altri ha tolto ogni illusione di potercela fare.
Un baratro che ha inghiottito molte vite, in tutta Italia, colpevoli di nulla, precipitate in un abisso prima economico, poi personale e poi psicologico, che nessuno dei governanti è stato in grado di arginare.
Non basta però parlarne e scriverne, necessita amplificarne la valenza del discorso a chi governa e amministra, affinché orizzonti lo sguardo sollevandolo dal proprio ombelico, legiferando con decisioni e azioni.
Una tragedia infinita, di esseri soli che gridano muti ad un mondo sordo, preso dall’essenza della vana materia illusoria.