L’Università Cattolica di Milano intervista il direttore della Riserva naturale Valli Cupe
Lunga intervista al botanico Carmine Lupia sul modello organizzativo della Riserva Naturale Regionale “Valli Cupe” di cui è direttore e sulla capacità della “green community” calabrese di sviluppare nuove idee di crescita partendo dal territorio. L’intervista (parte di un complesso lavoro d’indagine) è stata realizzata da Patrizia Cappelletti, dottore di ricerca in Scienze sociali presso l’Università Cattolica di Milano, membro dell’Anthropology of Religion and Cultural Change e coordinatrice dell’Archivio della generatività sociale. Ha sostenuto Lupia: “Se l’Università Cattolica s’interessa alla nostra realtà, ritenendola degna di studio, è segno che stiamo facendo un ottimo lavoro, dando un contributo positivo alla Calabria e al Paese”. La sociologa Patrizia Cappelletti, accompagnata dalla giornalista Diletta Grella, è stata accolta dal sindaco della città di Sersale Salvatore Torchia e dallo staff della Riserva e della Cooperativa “Segreti Mediterranei”. Ha visitato il canyon e alcune cascate: “È una realtà davvero affascinante. Mi ha colpito – ha detto – la capacità di valorizzare in modo olistico asset diversi, ambientali, archeologici e storici, dando la possibilità ai visitatori di fare un’esperienza immersiva in un contesto naturale di valore”. Ancora Cappelletti: “L’Archivio della generatività sociale dell’Università Cattolica si muove secondo l’insegnamento sturziano dell’ascolto della realtà. Noi cerchiamo d’intercettare, valorizzare e mettere in rete esperienze provenienti dal mondo dell’impresa, dalla società civile e dalle sfere istituzionali che stanno già adottando una logica di azione che definiamo ‘generatività’. È generativo in senso sociale ciò che immette nel mondo una novità capace di apportare multiforme valore per molti. Si tratta di realtà che agiscono lungo tre direttrici: a) abilitano le persone, le fanno crescere dando loro gli strumenti e le competenze necessarie per migliorare; b)intertemporalità, ovvero la capacità di riconciliare il passato, il presente e il futuro; c) l’esemplarità, ossia superando l’idea individualistica di essere piccoli mondi chiusi, ma sentendosi parti di un una comunità, un territorio che può crescere solo coniugando prosperità e democrazia. La sfida – ha concluso – è far emergere, dopo i lunghi anni di disorientamento economico e culturale che documentano la conclusione di un modello di sviluppo che ha mostrato molte criticità, una nuova società e una nuova economica, ma per farlo occorrono, tenendo insieme sostenibilità e contribuzione, innovazione, partecipazione e nuove visioni del futuro. Quelle che cerchiamo sono prove di volo radicate sul territorio”.