Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), LUNEDì 02 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Madonna della Montagna: fede, pietà popolare e cultura Riflessione di don Leonardo Manuli sulla patrona di Taurianova

Madonna della Montagna: fede, pietà popolare e cultura Riflessione di don Leonardo Manuli sulla patrona di Taurianova
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

La Calabria è una montagna che si affaccia sul mare. Più della metà del territorio è costituito di montagne, poi gli 800 km di costa la rendono ancora più esposta alla bellezza de mare. Un territorio che possiede un’enorme riserva boschiva (Pollino, Sila, Serre, Aspromonte), se l’uomo non lo devastasse con incendi e diboscamenti, attraversato da fiumare che si ingrossano con le piogge piovane e improvvisamente diventano torrenti pericolosi e non mancano le alluvioni con rischi per le popolazioni. Le poche pianure presenti (Gioia Tauro, Sibari, Sant’Eufemia di Lamezia), alternate alle colline, il rischio sismico che in passato l’ha provata fino al punto di cambiamenti morfologici, rendono il territorio complesso per le vie di comunicazione che ha risvolti sociali di non poco conto.

La montagna che si affaccia sul mare per i calabresi è un luogo ambiguo. I calabresi, anticamente popolo di pastori si rifugiavano nelle montagne per sfuggire alle invasioni dei saraceni, i briganti combattevano contro l’oppressore straniero, la malavita utilizzava le montagne per la latitanza e per occultare le nefandezze come il caso dei sequestri di persone. I calabresi non ci hanno mai fatto l’abitudine alla montagna, luogo di spiritualità e magico, affasciante e suggestivo, ma misterioso, entrato nella coscienza religiosa del popolo. L’ambiguo rapporto con la montagna da parte dei calabresi, ha sviluppato anche una spiritualità. Alcuni luoghi impervi servivano anche ai monaci che scappavano dalla Grecia per le persecuzioni turche per ritirarsi in preghiera e in solitudine. Dietro tutto questo, leggende, storia, miti, si mescolano, e al paganesimo si sostituisce la religione cristiana che non sopprime questa realtà complessa fatta di magico, di superstizione e di religione.

Alcuni luoghi di montagna divengono mete di pellegrinaggi mariani, intrecci armoniosi di umanità, di divinità e natura che richiama alla sacralità. La devozione alla Madonna sotto il titolo di Montagna, è molto cara alla fede popolare. Vi sono anche altri titoli che hanno a che vedere con la natura, ad esempio la Madonna della grotta, la madonna delle roccia. Il culto della Madonna è molto sentito nella piana di Gioia Tauro, in particolare a Taurianova, per influsso proveniente dal noto santuario di Polsi (San Luca) che nel passato, meta di tanti pellegrinaggi dei fedeli della piana è stato portato anche nella piana. Una devozione antica che proviene da una forma di religiosità naturale trasferita ai simboli cristiani, in questo caso alla Madre di Cristo, Maria, per chiedere protezione e liberazione. La piana di Gioia Tauro dai visitatori esperti ammirano non solo la presenza degli ulivi e degli aranceti, ma anche delle montagne. Il popolo mariano ha una particolare attenzione verso Maria, una fede popolare frutto di quel rapporto ambiguo con la montagna, le insidie, i pericoli, il popolo spesso trovava rifugio in Maria.

La montagna biblicamente è il luogo delle rivelazioni divine, delle teofanie, in cui Dio si manifesta, e Maria ha rappresentato la donna vicina al popolo, come sorella e madre, anche per sfuggire alla paura di eventi calamitosi di cui le popolazioni sono state vittime. Maria venerata sotto il titolo della Montagna è una devozione a noi cara, in quanto popolo che vive in un territorio prevalentemente circondato di montagne. Esse rappresentano non solo la grandezza della natura, ma anche un senso mitico e misterioso, luoghi fatti di silenzio e di preghiera. Maria della Montagna è una storia di fede, di slanci e di gioia verso Colei che vicina ai bisognosi e agli umili si rivolge per essere protetti dai pericoli e condurci alle altezze di Dio e possa sempre proteggere questo popolo e accompagnarlo ad amare di più questo luogo che sembra non voler abbandonare un passato spesso fatalistico e proteso sempre alla rassegnazione.