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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 28 NOVEMBRE 2024

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Mafia Capitale, altri due arresti: collegamenti con la cosca Mancuso di Limbadi In manette Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, fungevano da tramite tra cooperative e clan. L'inchiesta su infiltrazioni criminali e corruzione a Roma si estende fino al Sud. Le coop capitoline facevano affari in Calabria al centro immigrati con la "protezione" delle 'ndrine, in cambio i vibonesi si infiltravano negli appalti romani

Mafia Capitale, altri due arresti: collegamenti con la cosca Mancuso di Limbadi In manette Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, fungevano da tramite tra cooperative e clan. L'inchiesta su infiltrazioni criminali e corruzione a Roma si estende fino al Sud. Le coop capitoline facevano affari in Calabria al centro immigrati con la "protezione" delle 'ndrine, in cambio i vibonesi si infiltravano negli appalti romani
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ROMA – Due nuovi arresti nell’ambito dell’inchiesta mafia capitale: colpiti gli uomini che assicuravano i contatti con la ‘ndrangheta. Questa mattina il Ros ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale procura distrettuale antimafia, nei confronti di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, entrambi indagati per associazione di tipo mafioso nell’ambito dell’operazione “Mondo di Mezzo”.

Un ulteriore soggetto, indagato a piede libero e destinatario di informazione di garanzia, è stato sottoposto a perquisizione. Secondo le accuse i due assicuravano il collegamento tra alcune cooperative gestite dalla “consorteria” romana e le ‘ndrine calabresi. Gli interventi sono stati eseguiti nelle province di Roma, Latina e Vibo Valentia.

Le indagini hanno documentato come gli indagati, organici all’organizzazione denominata Mafia Capitale, abbiano assicurato il collegamento tra alcune cooperative gestite da Salvatore Buzzi, sotto il controllo di Massimo Carminati, e la cosca Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Quella dei Mancuso è la cosca di matrice ‘ndranghetista egemone nel vibonese. Ed al centro dell’inchiesta c’è anche la gestione di un centro di accoglienza attivato in un villaggio a 4 stelle in provincia di Catanzaro. Un affare, così come ricostruito dal “Quotidiano” nell’edizione del 9 dicembre scorso, diretto dalla cooperativa “29 giugno” di Salvatore Buzzi, arrestato a Roma.

Secondo le accuse, sono emersi gli interessi comuni del sodalizio mafioso romano e di quello calabrese. In particolare, dal luglio 2014, Buzzi, con l’assenso di Carminati, avrebbe affidato la gestione dell’appalto per la pulizia del mercato Esquilino di Roma a Giovanni Campennì, imprenditore di riferimento dei Mancuso, mediante la creazione di una Onlus denominata Cooperativa Santo Stefano. L’attività di indagine ha documentato come già nel 2009 Rotolo e Ruggiero si fossero recati in Calabria, su richiesta del Buzzi, allo scopo di accreditarsi con la cosca Mancuso, tramite esponenti della cosca Piromalli di Gioia Tauro, in relazione all’esigenza di ricollocare gli immigrati in esubero presso il Cpt di Crotone.

Gli elementi raccolti dalle indagini hanno quindi documentato come Ruggiero e Rotolo abbiano fornito uno stabile contributo alle attività di mafia capitale, avvalendosi dei rapporti privilegiati instaurati con qualificati esponenti della ‘ndrangheta, in un rapporto tra le due organizzazioni mafiose che, a fronte della protezione offerta in Calabria alle cooperative controllate da Mafia Capitale, ha consentito l’inserimento della cosca Mancuso, rappresentata dal Campennì, nella gestione dell’appalto pubblico in Roma

«…siccome stanno aumentando i pasti mi ha detto ‘facci entrare anche la ‘ndranghetà». Lo dice Massimo Carminati in un’intercettazione del 26 maggio scorso, parlando con Paolo Di Ninno, commercialista di Salvatore Buzzi in carcere per associazione mafiosa, e Claudio Bolla, stretto

collaboratore del ras delle cooperative sociali. «Caso mai ti butto dentro una fatturina – aggiunge Carminati- sto mese per il mese prossimo…e poi con il fatto della
sovrafatturazione, quando aumentano i pasti capito…5 sacchi in più». Di Ninno risponde: «Tutto chiaro». E Carminati: «Si è tutto perfetto». Il presunto boss di Mafia Capitale secondo gli investigatori si preoccupava di trarre utili dagli affari delle cooperative di Buzzi.

In un’altra conversazione intercettata Buzzi dichiara: «…perché Claudio è cosi… ma è tremendo… ma nemmeno Sandro: gli ho visto fare una volta una trattativa con la ‘ndrangheta… ‘ce fai sparà gli ho detto… ce fai sparà…’ ndranghetisti… atrattà sui 5 lire… gl’ho detto ‘scusa chiudi chiudì, glie facevo chiudi e questo rompeva il cazzo… ce sparano sto giro… in piena Calabria!».