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TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

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Mafia Capitale, la tela di Massimo Carminati sull’Ama. Le rivelazioni della cassiera. Renzi: ‘Fare presto i processi’ Gentiloni: Pd romano deve fare pulizia, giusto commissariarlo

Mafia Capitale, la tela di Massimo Carminati sull’Ama. Le rivelazioni della cassiera. Renzi: ‘Fare presto i processi’ Gentiloni: Pd romano deve fare pulizia, giusto commissariarlo
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(ANSA) “Quello che emerge dalle indagini in queste ore fa letteralmente schifo. Un sistema di potere corrotto, denari ai politici e non solo.Vale come sempre la presunzione di innocenza per tutti. Ma vale anche l’auspicio che si faccia presto a fare i processi. Perchè abbiamo il diritto di sapere chi ha rubato”. Così Matteo Renzi nella E news mentre una delegazione M5s, capitanata dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, è entrata nel Comune di Roma al grido: “Onesta”. Nella delegazione è presente anche Marcello De Vito, capogruppo in Consiglio del Movimento 5 stelle. Obiettivo del gruppo, composto anche da numerosi attivisti, è manifestare lo sdegno dei cittadini romani dentro il Campidoglio e bloccare i lavori “di un Comune che va sciolto per mafia”. “Sento ancora più forza e determinazione che qualche mese fa. La città non è marcia, ma ci sono alcune mele marce”. E’ la replica del sindaco di Roma Ignazio Marino rispondendo ai cronisti alla Stampa Estera, aggiungendo che deciderà “entro domenica se accettare una scorta o meno”. Intanto si asterrà dal girare in bici. Su questa linea, secondo quanto apprende l’ANSA da fonti di Palazzo Chigi, il governo non ha intenzione di rinunciare alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2014 nonostante gli scandali e la corruzione emersa nell’inchiesta su Roma. “Non ci facciamo fermare da chi ruba”, è la posizione del governo, determinato ad andare avanti nel progetto.

LE REAZIONI (Il punto di Milena di Mauro) La politica sta con il fiato sospeso a guardare le indagini sul sacco di Roma, nella consapevolezza che ci saranno sviluppi ulteriori e schizzi di fango potranno arrivare sulle forze politiche alla vigilia di partite decisive come quella delle riforme e del Quirinale. Le parole preoccupate di Mario Draghi su una crescita troppo debole avrebbero dovuto trovare ben altro terreno di semina. Cadono invece su un quadro politico avvilito dai racconti di una politica permeabile, nella Capitale, a truffe, mazzette, regolamenti di conti, ruberie e spartizioni milionarie ma anche di pochi spiccioli, che accrescono sfiducia, disagio e disaffezione verso la classe politica. Non siamo che all’inizio e forse per questo Matteo Renzi non esita a parlare di “schifo” e per primo chiede processi rapidi “per sapere chi ha rubato”, in un sistema di potere corrotto che non vede estranei pezzi del Pd. E il premier mette in mano a Matteo Orfini un lanciafiamme, chiedendogli di essere impietoso nel suo lavoro di commissariamento del Pd romano, anche per evitare che sia lambita l’immagine del suo governo e ulteriori divisioni e strumentalizzazioni lacerino ulteriormente un Pd già diviso. Ma soprattutto il premier sta bene attento, nel semestre di presidenza europea dell’Italia, ad evitare che lo scandalo ‘Mafia Capitale’ finisca per imprimersi come un marchio d’infamia su tutto il Paese. Così oggi si levano diverse voci ‘istituzionali’, dal titolare del Viminale Angelino Alfano al Presidente del Senato Piero Grasso a quello della Camera Laura Boldrini, che invitano a non mischiare mele marce e mele sane, esprimendo netta contrarietà verso il commissariamento della Capitale. “Invitiamo la magistratura a ripulire dal marcio ovunque si trovi, senza guardare in faccia nessuno – sprona Alfano, con il quale il premier ha condiviso le sue riflessioni – ma il sindaco non e’ coinvolto. Roma non e’ marcia”. Lo stesso dicono Grasso (“Ci vuole ben altro”) e Boldrini (“Non tutto e’ affarismo, corruzione e speculazione”). E intanto il premier difende il ministro Poletti (“prendere una tangente non e’ la stessa cosa che fare una foto a cena”) e sceglie di battere sul cambiamento e sulle riforme per dare credibilità alla classe politica. Le opposizioni, invece, naturalmente cavalcano. E se Silvio Berlusconi chiede di sciogliere subito il consiglio comunale e indire nuove elezioni (mentre Fi fa sapere che non voterà il presidente della Assemblea capitolina, perchè “la legislatura è finita”), i grillini non perdono la ghiotta occasione per un sit-in in Campidoglio, utile a chiedere la presidenza del Consiglio capitolino e a ribadire che M5s è l’unica forza non corrotta ed estranea alla corruzione bipartisan che ha infestato la Capitale. Lo scandalo non è che agli inizi. E stando ai boatos di Palazzo coinvolgerà un numero sempre maggiore di persone. E Francesco Storace, ex presidente della Regione e compagno di corrente in An di Gianni Alemanno, chiosa: “Gianni ha sbagliato ma non lo vedo a capo di una organizzazione criminale. E se crediamo a Pignatone, alla Mafia che si è impossessata di Roma, mi rifiuto di credere che si sia limitata al periodo 2008-2013, perchè l’inchiesta porta ad Alemanno ma coinvolge anche un pezzo del Pd romano”.

L’INCHIESTA – Le rivelazioni della ‘cassiera’. Ha ammesso di aver gestito il libro mastro che conteneva una vera e propria partita doppia del dare e avere illecito dei destinatari delle tangenti, Nadia Cerrito, l’affidataria del registro di contabilità. La donna, detenuta in carcere ha risposto alle domande del gip Flavia Costantini in sede di interrogatorio di garanzia. Ha risposto anche il dirigente del Claudio Turella, il quale ha respinto le accuse, mentre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Alessandra Garrone, Emilio Gammuto, Paolo Di Ninno, Giuseppe Mogliani, Emanuela Bugitti e Pierina Chiaravalle. Cerrito, già segretaria di Salvatore Buzzi, presidente della Cooperativa 29 giugno, ha detto, secondo quanto si è appreso, che le cifre annotate sul libro mastro erano elargite da Massimo Carminati e dallo stesso Buzzi. Domani compariranno davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia Riccardo Mancini, Carlo Maria Guarany, Claudio Caldarelli, Giovanni Fiscon, Sandro Coltellacci, Cristiano Guarnera e Giovanni De Carlo, arrestato dopo essere rientrato dall’estero. Gli otto detenuti presso il domicilio saranno interrogati tra martedì e mercoledì prossimi.

La tela del ragno, così clan si prese l’Ama – Una tela di ragno, un sistema certosino e capillare di rapporti e corruzione che riusciva a pilotare e aggiustare appalti. E ad adattarsi ai cambi di dirigenza. Così l’organizzazione mafiosa guidata da Massimo Carminati riuscì per alcuni anni ad “aggiustare e pilotare” gli appalti all’Ama, l’azienda municipale ambiente capitolina, affidata durante al giunta Alemanno al suo fedele Franco Panzironi, finito anche lui nell’inchiesta Mafia Capitale e definito dal gip “”garante dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale negli anni 2008-2013, oltre che uomo a libro paga, capace di fornire uno stabile contributo per l’assegnazione di appalti pubblici e lo sblocco dei pagamenti”. L’Ama per il clan era una “pepita” d’oro su cui il gruppo criminale mise gli occhi a partire appunto dal 2008. Storicamente, in base a quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, gli affari tra il clan e l’Ama sono divisi in due tronconi: dal 2008 al 2013 e dal 2013 al 2014. In questo periodo gli inquirenti hanno potuto registrare “una diffusa attività corruttiva intervenuta in Ama”. Nella prima fase l’uomo, il punto di riferimento assoluto, per il clan all’interno dell’azienda è Franco Panzironi, finito anch’egli in galera, e figura storicamente legata all’ex sindaco Alemanno. Panzironi in Ama è stato amministratore delegato, un ruolo che leggendo anche alcuni dialoghi presenti nell’ordinanza può apparire riduttivo. “Lei ha capito che l’azienda non è la sua o della colletività, è di Panzironi?”, si legge in uno stralcio di intercettazione. “Panzironi – scrive il gip – in ragione del suo ruolo in Ama, è asservito agli interessi dei soggetti economici riconducibili alla coppia Buzzi-Carminati”. Per gli inquirenti il clan è riuscito ad ottenere appalti milionari come quello del 5 dicembre del 2012, per un valore complessivo di 21 milioni e 450 mila euro, relativo alla raccolta differenziata o come quello del 11 dicembre, sempre del 2012, per dei lavori relativi alla raccolta delle foglie per il comune di Roma. Grazie all’influenza che aveva sui massimi dirigenti dell’azienda, il gruppo Carminati è riuscito ad ottenere anche lo sblocco in favore di società del clan di un credito di 10 milioni. Le indagini hanno evidenziato, inoltre, come Panzironi, in relazione a un appalto del valore di 5 milioni di euro, affidato da Ama, “abbia percepito dal clan una utilità pari a 120.000 euro”. Con il cambio di amministrazione nel 2013, la Mafia Capitale ha dovuto cercare nuovi agganci all’interno della municipalizzata. In questa operazione il gruppo criminale dimostra “capacità di adattamento” che porta a “immediati risultati”. Il gruppo riesce infatti ad “aggiustare” appalti come quello per la raccolta multimateriale nel dicembre del 2013.

IL CASO – Ladri nella notte negli uffici del Servizio Giardini del Comune di Roma e della Protezione Civile. Secondo quanto si è appreso sarebbe stato preso un pc. Sulla vicenda indagano i carabinieri. L’ipotesi è che ci possa essere un nesso con l’inchiesta Mafia Capitale. Due uomini sarebbero entrati dalla finestra nella stanza del direttore del Servizio Giardini, che si trova a Parco San Sisto, a ridosso del centro cittadino, e hanno rovistato in vari uffici. Poi hanno rubato un pc nel palazzo accanto dove ha sede la Protezione Civile comunale. Nell’inchiesta Mafia Capitale una parte importante del giro di affari della “cupola” era proprio sulla cura del verde cittadino. Tra gli arrestati anche Claudio Turella, responsabile del servizio programmazione e gestione verde pubblico.

I ladri sarebbero stati messi in fuga da personale della Protezione Civile, secondo quanto ipotizzano gli investigatori. Gli operatori, però, non avrebbero immediatamente intuito che i due uomini fossero dei ladri e l’allarme è stato dato solo stamattina da dipendenti del Servizio Giardini. Sul posto per i rilievi i militari del Nucleo investigativo di via in Selci. Nello stanzino in cui si trovava il pc portatile rubato c’era anche una webcam che non è stata presa. Secondo quanto si è appreso da fonti investigative, tutta la documentazione utile all’inchiesta sulla Mafia Capitale che si trovava negli uffici del Servizio Giardini sarebbe stata già precedentemente sequestrata.