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Mammola, ennesima intimidazione a Daniela Larosa

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MAMMOLA – Ennesima intimidazione, nella notte, alla commerciante Daniela Larosa. Ignoti, infatti, hanno dato fuoco al portone dell’abitazione della donna. La famiglia Larosa, nell’ultimo anno, è stata continuamente presa di mira dalla criminalità organizzata, dal malaffare, dalla ‘ndrangheta. Nel Gennaio del 2015 una serie di proiettili sono stati sparati alla finestra di casa della donna; nell’Aprile dello stesso anno gli atti criminosi hanno colpito il negozio e l’auto di Daniela Larosa. Sino ad arrivare all’ignobile gesto della scorsa notte. Daniela Larosa, dalla sua pagina Facebook, ha commentato così l’accaduto, lanciando un appello alle Istituzioni: “Nell’arco di un anno questa è l’ennesima intimidazione che subiamo io e la mia famiglia. Il portone del XIX secolo non esiste più. Chi verrà a visitare il centro storico di Mammola non vedrà più il bel portone di Palazzo Piccolo, colpito per la seconda volta, ma a questo giro definitivamente. La prima volta io solo per un caso non ero dietro le finestre in cui hanno sparato. Anche questa volta io e la famiglia siamo salvi, solo perché mi sono accorta di quel che stava avvenendo. Questa non è terra per gente ONESTA E PERBENE. MA IO QUESTA VOLTA PRETENDO GIUSTIZIA”. Ora tocca a Magistratura e Forze dell’Ordine garantire quella giustizia invocata a gran voce da un’onesta famiglia del reggino.

daniela larosa

ARTURO BOVA

<Sono amareggiato, indignato e preoccupato, per l’ennesima grave intimidazione subìta a Mammola da Daniela Larosa e dalla sua famiglia. Un atto vile, compiuto da una criminalità organizzata sprezzante  che ritiene di poter condizionare cittadini impegnati nel sociale o membri delle istituzioni seminando il terrore>. Ha esordito così il presidente della commissione speciale Antindrangheta Arturo Bova, che ha aggiunto: <Capisco lo sfogo della Larosa, quando a caldo ha definito la Calabria una terra in cui non c’è spazio per la gente onesta e perbene. Ma faremo di tutto per dimostrarle che non è così. Che anche qui devono prevalere i valori alla base del vivere civile, della libertà e della democrazia. È giunto il momento di segnare un’inversione di tendenza, una rottura con i vecchi schemi del passato. Un passato a tinte fosche in cui non sempre c’è stata una netta linea di demarcazione tra lo Stato e l’antistato, al contrario tenuti insieme da una zona grigia in cui sono proliferate nefaste commistioni portate avanti in nome degli affari e degli interessi particolari. Un modo di operare che non mi appartiene e, stia certa la Larosa a cui va tutta la mia solidarietà e umana comprensione, non appartiene alla maggior parte delle forze sane della classe politica e dirigente di questa regione. Noi infatti la ‘ndrangheta la combattiamo senza se e senza ma, anche pagando prezzi alti sul piano personale. E forse è proprio questa la ragione per cui – ha spiegato l’on. Bova – le cosche hanno alzato il livello dello scontro con un’arroganza e una protervia mai viste finora. Lo dimostra l’aumento esponenziale di attentati commessi negli ultimi mesi da una mafia, come quella calabrese, che ha sempre preferito agire sottotraccia, salvo quando riteneva utile uscire allo scoperto con azioni eclatanti. Ecco perché sono sicuro che siamo sulla buona strada, ma il percorso da compiere è ancora molto lungo e soprattutto parecchio accidentato>. Il presidente Bova, nel manifestare vicinanza alla signora Larosa ha ribadito che: <Non è sola, come non sono soli quanti hanno il coraggio di sfidare pubblicamente i clan. E io stesso ne darò la riprova, andando da lei nei prossimi giorni>.