Manovra e federalismo: il Pd continua a ballare sulle note della musica leghista
redazione | Il 17, Ago 2011
E sì, perché dalle parti di Bersani, o di Fassino, ci tengono così tanto al federalismo leghista ed antimeridionale che ogni iniziativa che possa scalfirne gli effetti li mette in allarme
di Luigi Pandolfi
Manovra e federalismo: il Pd continua a ballare sulle note della musica leghista
E sì, perché dalle parti di Bersani, o di Fassino, ci tengono così tanto al federalismo leghista ed antimeridionale che ogni iniziativa che possa scalfirne gli effetti li mette in allarme
COSENZA – Ma che guaio! La Lega, col suo assenso alla manovra, ha dato un colpo durissimo al federalismo. Ce lo spiegano quelli del Pd, che non riescono a trattenere la propria preoccupazione per questa evenienza funesta. E sì, perché dalle parti di Bersani, o di Fassino, ci tengono così tanto al federalismo leghista ed antimeridionale che ogni iniziativa che possa scalfirne gli effetti li mette in allarme.
A parte il fatto che non si capisce cosa c’entri il taglio alla finanza degli enti locali previsto nella manovra con l’attuazione della riforma federalista del Carroccio, viene da chiedersi come si possa ancora fare affidamento su un partito come il Pd per costruire un’alternativa credibile a questo governo trainato proprio dalla Lega.
No, caro Bersani e amici del Pd! Non è sulla coerenza leghista in tema di federalismo che si gioca la partita con questo governo e con lo stesso partito separatista padano. Il federalismo non è una necessità storica per l’Italia, né la soluzione ai problemi che ineriscono alle gestione delle risorse pubbliche locali, ma una trovata ideologica della Lega che, grazie anche ad i vostri cedimenti, si è tradotta in provvedimenti legislativi che andranno da qui a qualche anno a destrutturare il profilo unitario del paese.
La più grande vittoria della Lega è stata quella di far diventare leghisti tutti i partiti dell’arco costituzionale. Oggi, da destra a sinistra, tutti, indistintamente, parlano il linguaggio della Lega in tema di fisco federale e di approvvigionamento finanziario di regioni e comuni. Dire di essere contrari al federalismo è diventato un vero e proprio tabù.
Mi ricorda un po’ la storia dei referendum sulle leggi elettorali degli anni novanta, quando era meglio essere accusato di fascismo o di chissà quale altro orribile crimine che non di “tendenze proporzionaliste”.
Non c’è niente da fare: con questa classe dirigente non andremo da nessuna parte, per parafrasare Nanni Moretti: senza un’idea propria di paese, di società, da quindici anni non fanno che subire l’egemonia politico-culturale del blocco leghista – berlusconiano. È quest’ultimo a suonare la musica con cui i postcomunisti e i postdemocristiani di sinistra insistono pateticamente a ballare.
Qualcuno dovrebbe spiegare a Bersani, o al sindaco di Torino, che l’alternativa al disastro politico attuale non si costruisce inseguendone gli artefici sul loro stesso terreno. La Lega si combatte contestando alla radice i suoi propositi separatisti e le sue pulsioni razziste, non gareggiandoci sul campo da gioco che essa stessa ha scelto come luogo di elezione delle sue intollerabili battaglie egoistiche e anticostituzionali.
A settembre si annunciano interessanti mobilitazioni contro questo governo. Si spera che, almeno in queste occasioni, non ci si fermi alla corteccia e che al paese giunga un messaggio chiaro e netto sulla rotta da seguire. Rotta alternativa, evidentemente.
Luigi Pandolfi