Marciapiedi davanti casa, Comune deve rispondere in 60 giorni È il nuovo codice degli appalti a stabilire che si tratta di opera pubblica
Se il proprietario di un immobile chiede di costruire a sue spese il marciapiede davanti alla sua proprietà, il Comune è obbligato a rispondergli entro sessanta giorni, poiché il nuovo codice degli appalti obbliga a concludere il procedimento in maniera espressa. Con la nuova normativa i lavori contro la sosta selvaggia devono essere ritenuti «opera pubblica realizzata a spese del privato», in quanto connessa all’intervento di manutenzione straordinaria sullo slargo adiacente realizzato dall’amministrazione.
A stabilirlo, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, un’interessante decisione del Tar Campania. Con la sentenza 1708/17, pubblicata il 28 marzo dalla terza sezione del tribunale amministrativo, è stato, infatti, accolto il ricorso di un privato contro il silenzio serbato dall’ente locale, dopo il nulla osta urbanistico per il rilascio dell’autorizzazione che, peraltro, risulta emesso dall’amministrazione comunale. Il cittadino, rilevava che da una parte la manutenzione straordinaria del Comune sul rondò ha risolto i problemi di viabilità, ma non quelli della sosta. Così il privato ha deciso di proporre formale istanza all’ente che non aveva provveduto a “rispondere”, e che ora rischia la nomina del commissario dalla Regione se non provvede con urgenza sull’istanza del proprietario dell’immobile che ha espresso l’intenzione di realizzare il marciapiede a sue spese per evitare posteggi disordinati e pericolosi nell’area.
Per i giudici amministrativi, non sussiste alcun dubbio che la fattispecie rientri nell’ipotesi di cui all’articolo 20 del decreto legislativo 50/2016: l’opera del privato, infatti, va realizzata comunque di un’area pubblica o risulta comunque connesso con la sistemazione di spazi comunali come lo slargo in questione. Ed è la normativa sulla trasparenza a far configurare un silenzio-inadempimento da parte dell’amministrazione che non provvede sull’istanza proposta dal cittadino.