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Matteo Salvini a “Cinque Minuti”: “Ho fatto il mio dovere, difendere i confini non è un reato” "Durante il mio anno di governo ho quasi azzerato gli sbarchi, dimezzato il numero di morti e dispersi nel Mar Mediterraneo, e fatto ciò che la legge mi permetteva e che avevo promesso agli italiani"

Matteo Salvini a “Cinque Minuti”: “Ho fatto il mio dovere, difendere i confini non è un reato” "Durante il mio anno di governo ho quasi azzerato gli sbarchi, dimezzato il numero di morti e dispersi nel Mar Mediterraneo, e fatto ciò che la legge mi permetteva e che avevo promesso agli italiani"

| Il 21, Set 2024

Durante l’intervista con Bruno Vespa nel programma “Cinque Minuti” su Rai 1, Matteo Salvini ha affrontato con determinazione il tema del processo Open Arms, in cui è imputato con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver ritardato lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della ONG spagnola nel 2019. Le parti civili hanno recentemente richiesto un risarcimento di oltre un milione di euro, mentre la pubblica accusa ha chiesto sei anni di carcere per il leader della Lega.
Vespa ha introdotto l’argomento chiedendo se Salvini ritenesse giusto aver tenuto i migranti bloccati per giorni a bordo della nave. Salvini ha risposto senza esitazione: “Assolutamente sì, la legge mi imponeva, ma la mia coscienza di padre di famiglia mi ha imposto di salvare vite in mare e su terra. Nessuna legge può però imporre di spalancare i confini del mio paese agli immigrati clandestini che arrivano su una nave straniera”.
L’ex ministro dell’Interno ha poi difeso con forza il suo operato, ricordando i risultati ottenuti durante il suo mandato: “Durante il mio anno di governo ho quasi azzerato gli sbarchi, dimezzato il numero di morti e dispersi nel Mar Mediterraneo, e fatto ciò che la legge mi permetteva e che avevo promesso agli italiani. Non merito sei anni di carcere, che non si danno neanche a un pedofilo o a un rapinatore. Non pretendo una medaglia, ma di certo non merito una condanna di sei anni, né tantomeno di pagare un milione di euro. Ho fatto il mio dovere e conto che verrò assolto, perché difendere i confini del mio paese non è un reato, è un dovere”.
Quando Vespa ha sottolineato l’invito del legale di Salvini a “moderare i toni”, soprattutto in vista della difesa che verrà presentata il 18 ottobre, Salvini ha ribadito la sua linea combattiva: “Rispetto il lavoro di tutti, ma sono convinto che la stragrande maggioranza dei giudici e magistrati italiani siano indipendenti e liberi. Io voglio solo continuare a fare il mio lavoro. In questi giorni sono arrivate migliaia di attestati di solidarietà sui social, nelle strade, via mail. In tantissimi mi stanno dimostrando il loro sostegno perché difendere i confini non è un reato, è legittima difesa”.
Il leader della Lega ha poi aggiunto che il suo impegno a favore della sicurezza dei confini italiani è stato un dovere che non intende rinnegare. “Ho fatto quello che gli italiani mi avevano chiesto. Non è stato facile, ma ho risolto il problema dell’immigrazione clandestina, ho salvato vite e risparmiato al nostro Paese migliaia di reati. E oggi, un terzo dei posti nelle carceri italiane è occupato da clandestini che qualcuno ha fatto sbarcare”.
Salvini non ha mancato di rispondere alle insinuazioni su una possibile crisi nei rapporti con Viktor Orbán, leader ungherese con cui la Lega condivide molte posizioni politiche. “Non ci stiamo allontanando dal governo ungherese, siamo in assoluta sintonia sui temi del lavoro, della sicurezza e del contrasto al traffico di esseri umani. Difendere il mio paese è sempre stata la mia priorità e continuerò a farlo”.
Alla domanda finale di Vespa, su una sua eventuale decisione di ricorrere in Cassazione senza dimettersi, Salvini è stato chiaro: “Non vedo perché dovrei patteggiare o dimettermi. Ho chiesto agli italiani il voto per difendere i confini e l’ho fatto. Le navi francesi vanno in Francia, quelle spagnole in Spagna, quelle tedesche in Germania. Ho risolto il problema dell’immigrazione clandestina e ho salvato vite. Ripeto, non pretendo una medaglia, ma finire in galera come non finiscono neanche i rapinatori o i pedofili, questo no”.
L’intervista si è conclusa con Salvini visibilmente determinato a proseguire la sua battaglia, convinto che le sue azioni fossero in linea con le aspettative del popolo italiano e con il rispetto delle leggi. La vicenda giudiziaria è ancora aperta, ma il leader leghista ha ribadito che la difesa dei confini nazionali è stata e resterà una sua priorità indiscutibile.