Imprenditori collusi con i clan, maxi sequestro di beni per 230 milioni a Reggio
redazione | Il 23, Ott 2012
Nel mirino della Dia e dei carabinieri anche le quote societarie di due noti albeghi della zona – ULTIMI AGGIORNAMENTI
Imprenditori collusi con i clan, maxi sequestro di beni per 230 milioni a Reggio
Nel mirino della Dia e dei carabinieri anche le quote societarie di due noti albeghi della zona. I due decreti di sequestro riguardano due personaggi molto noti i cui nomi saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alla Dia reggina
REGGIO CALABRIA – Decine di appartamenti, terreni e garage, quote societarie, tra le quali quelle di due noti alberghi di Villa San Giovanni, Il Grand Hotel de la Ville e il Plaza, e conti correnti. Un capitale da 230 milioni di euro accumulato illecitamente da due noti imprenditori reggini, Pasquale Rappoccio e Pietro Siclari, grazie, secondo la Dda di Reggio Calabria, ai forti legami intrattenuti con le famiglie mafiose dei Condello, dei Tegano e dei Libri. Da oggi, quel capitale, non e’ più nella disponibilità dei due imprenditori. In base ad un provvedimento del Tribunale di Reggio – Sezione misure di prevenzione, tutti i beni sono stati sequestrati nel corso di un’operazione condotta dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria, insieme a personale della Direzione investigativa antimafia ed carabinieri di Reggio. Un’indagine complessa, quella coordinata procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai pm della Dda Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino, che ha permesso non solo di ricostruire il capitale dei due imprenditori, ma anche di accertare la loro costante ed inarrestabile ascesa nel panorama reggino. Pietro Siclari, attualmente recluso nel carcere di Reggio, è un imprenditore nei settori edilizio, immobiliare ed alberghiero ed è stato raggiunto da varie ordinanze di custodia cautelare in carcere. Dalle indagini è emerso il ruolo di Siclari nell’ambito della gestione delle opere pubbliche nell’ultimo ventennio in sinergia, e quindi con l’appoggio, di diverse famiglie di ‘ndrangheta. Secondo l’accusa, Siclari era legato in particolare alle principali cosche della città, i Condello-Tegano ed i Libri, con le quali colloquiava trasversalmente. Siclari sarebbe stato riconducibile all’allora latitante Domenico Condello, cugino di Pasquale il “supremo”, ed al cognato Bruno Antonino Tegano ai quali, grazie ad alcuni prestanome, aveva fatto ottenere la gestione del rinomato locale “Il Limoneto”. Pasquale Rappoccio, anche lui detenuto a Palmi, deve la sua notorietà allo sport (per anni è stato presidente della squadra di volley femminile che militava in A1), ma il suo interesse prevalente è la fornitura di materiali ed attrezzature sanitarie, senza disdegnare tuttavia incursioni nei settori immobiliare, alberghiero e ricreativo. Di lui, recentemente, ha parlato anche il pentito Roberto Moio. Indicando i favoreggiatori della lunga latitanza dei fratelli Pasquale e Giovanni Tegano e delineando la rete degli appoggi logistici di cui entrambi avevano potuto fruire, il pentito ha evidenziato quale ruolo avesse assunto, tra gli altri, Rappoccio. Arrestato per intestazione fittizia di beni aggravata dalle modalità mafiose nell’operazione Reggio Nord, Rappoccio é stato condannato il 6 ottobre scorso, ad un anno e quattro mesi di reclusione dal Tribunale di Locri nell’ambito di un processo per una presunta truffa ai danni dell’Asp di Locri. Con l’operazione portata a termine oggi, secondo gli investigatori, è emerso come Siclari e Rappoccio abbiano spesso operato in tandem in diverse iniziative imprenditoriali. Tutti e due, infatti, posseggono, direttamente o indirettamente, quote societarie in alcune delle più rinomate strutture alberghiere della provincia tra cui quelle del Grand Hotel De La Ville e dell’Hotel Plaza, e risultavano gestire il ristorante-discoteca “Il Limoneto” oltre a possedere il villaggio turistico “Jonio blu” di Bianco. Anche la Medinex, la principale società di Rappoccio, è risultata essere gestita dalla figlia di Siclari.
PRESTIPINO: COLLUSIONE NON CONVIENE. IMPRENDITORI OPERANO CON DIVERSE FAMIGLIE SOTTO LORO PROTEZIONE
”Quello eseguito stamani é un provvedimento importante perché colpisce il patrimonio illecitamente accumulato da due imprenditori che, come ha motivatamente sottolineato il Tribunale di Reggio Calabria, hanno operato per lungo tempo in relazione trasversale con diverse potenti famiglie della ‘ndrangheta reggina e sotto la loro protezione”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino, commentando l’operazione condotta da guardia di finanza, Dia e carabinieri che ha portato al sequestro di beni per 230 milioni di euro. “Questo provvedimento – ha aggiunto il magistrato – dimostra che qualsiasi forma di contiguità penalmente rilevante con la ‘ndrangheta puo’ essere individuata, possono essere accertate le relative responsabilità e possono essere sequestrati i beni la cui accumulazione da tale contiguità deriva. Dimostra ancora che la scelta della collusione e del facile arricchimento illecito alla fine non conviene”.
GIUDICI, IMPRENDITORE SENZA SCRUPOLI. BASATO FORTUNA SU SFRUTTAMENTO STRETTI VINCOLI CON COSCHE
Un imprenditore “astuto e senza scrupoli, che ha basato la propria fortuna imprenditoriale sullo sfruttamento di stretti vincoli risalenti nel tempo con personaggi di spicco di diverse consorterie mafiose” e che, subita una rapina da 75 mila euro nella propria azienda, “sfrutta i propri vincoli di conoscenza con noti esponenti della criminalità organizzata per individuare gli autori del delitto”, arrivando “al punto di pianificare, sempre attraverso la propria rete di conoscenze, la morte del basista”. E’ questo il ritratto dell’imprenditore Pietro Siclari tratteggiato dai giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria nelle 93 pagine del decreto con cui è stato disposto il sequestro di beni per 230 milioni nei suoi confronti e di quelli dell’imprenditore Pasquale Rappoccio. Facendo riferimento a precedenti inchieste nelle quali è rimasto coinvolto Siclari, i giudici ricordano che da alcune intercettazioni emerge come Siclari “non riuscendo ad ottenere l’aiuto sperato da esponenti delle cosche Alvaro e Libri per assicurarsi l’eliminazione fisica del reo, si rivolge a rappresentanti di vertice della cosca Barbaro di Platì, riuscendo ad ottenere il loro aiuto per portare avanti il proprio progetto omicidiario. Receduto poi da tale intento – proseguono i giudici – Siclari riesce ad estorcere al padre del rapinatore, non corrispondendola, la somma a lui spettante a titolo di liquidazione per l’attività svolta alle sue dipendenze quale parziale risarcimento de danni patiti per la rapina subita ad opera, tra gli altri, del figlio del dipendente”. Per quanto riguarda Rappoccio, imprenditore nel settore della sanità, per i giudici “é persona che si è posta a totale disposizione di Bruno Tegano e per suo tramite della cosca Condello per realizzare un’operazione imprenditoriale che aveva lo scopo di consentire alla cosca Condello-Tegano di ottenere la disponibilità del complesso ‘Il limoneto'”. L’affermazione e lo sviluppo imprenditoriale di Rappoccio, inoltre, secondo i giudici, “sono caratterizzate dal costante rapporto illecito con funzionari pubblici che sia perché corrotti, sia perché infedeli si prestavano a strumentalizzare la propria funzione al fine di agevolare gli interessi imprenditoriali dello stesso”.
ECCO LA NOTA DIRAMATA DALLA GUARDIA DI FINANZA
I Finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria, unitamente al personale della Direzione Investigativa Antimafia ed ai militari dell’Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria, al termine di articolate indagini di polizia giudiziaria – coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, Direzione Distrettuale Antimafia – in esecuzione di provvedimenti ablativi emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – hanno sequestrato un ingente patrimonio mobiliare, immobiliare e societario in pregiudizio degli imprenditori reggini RAPPOCCIO Pasquale e SICLARI Pietro, accusati di legami con la ‘ndrangheta.
Le indagini, condotte in perfetta sinergia dalle 3 articolazioni investigative e coordinate dal Procuratore Aggiunto, Dott. Michele PRESTIPINO GIARRITTA e dai Sostituti Procuratore dott. Giuseppe LOMBARDO e Dott. Stefano MUSOLINO, hanno consentito di accertare che la costante ed inarrestabile ascesa nel panorama imprenditoriale reggino, da parte dei due imprenditori, era stata agevolata dai forti legami intrattenuti dagli stessi con le famiglie mafiose dei CONDELLO, dei TEGANO e dei LIBRI.
Le investigazioni di cui all’operazione odierna, di natura prettamente economico-patrimoniale, hanno permesso di individuare il davvero ingente patrimonio, intestato, ovvero riconducibile, a RAPPOCCIO Pasquale e SICLARI Pietro ed ai loro familiari, del valore di oltre 230 milioni di euro.
Le indagini economico-patrimoniali hanno permesso di accertare, tra l’altro, un’indiscutibile sproporzione tra l’ingente patrimonio individuato ed i redditi dichiarati dai destinatari dei provvedimenti e dei familiari, tale da non giustificarne la legittima provenienza.
SICLARI Pietro – attualmente recluso presso la casa circondariale di Reggio Calabria – è un imprenditore nei settori edilizio, immobiliare ed alberghiero destinatario di varie ordinanze di custodia cautelare in carcere e, sin dall’anno 1994, oggetto di investigazioni per reati di mafia.
Le attività investigative, condotte nell’arco di quasi un ventennio, hanno consentito di evidenziare il ruolo svolto dal SICLARI nell’ambito della gestione delle Opere Pubbliche sul territorio reggino in sinergia di interessi, e dunque con l’appoggio, di diverse importanti famiglie di ‘ndrangheta operanti sulla città.
Rapporti e cointeressenze, emersi sin dal “Processo Olimpia”, si sono ancora delineati nella gestione di alcuni affari commerciali che hanno visto il coinvolgimento dei pregiudicati FRASCATI Demetrio e CARRIAGO Vincenzo, affiliati alla cosca LIBRI.
Più in particolare, diversi elementi acquisiti nel corso delle attività investigative hanno dimostrato quale connessione vi sia tra l’affermato ruolo imprenditoriale del SICLARI Pietro ed i legami stretti con la ‘ndrangheta e in particolar modo con le sue articolazioni note come cosca CONDELLO-TEGANO di Archi di Reggio Calabria e cosca LIBRI di Cannavò di Reggio Calabria.
Infatti, proprio nell’ambito delle investigazioni tecniche del locale Centro D.I.A. (operazione “Entourage” del novembre 2010), il SICLARI Pietro era emerso quale soggetto economico in grado di interloquire trasversalmente con diverse delle più potenti famiglie di ‘ndrangheta operanti sul territorio reggino.
Anche nell’ambito delle indagini tecniche eseguite dall’Arma dei Carabinieri (operazione “Reggio Nord” dell’ottobre 2011), era emerso un quadro di notevole valenza indiziaria in capo al SICLARI quale imprenditore di riferimento delle famiglie di ‘ndrangheta operanti nella zona Nord di Reggio Calabria, e riconducibile, in particolare, all’allora latitante CONDELLO Domenico (cugino di CONDELLO Pasquale detto “Il Supremo”) ed al cognato TEGANO Bruno Antonino, nell’ambito del reinvestimento di capitali illeciti attraverso la gestione indiretta di una nota attività commerciale.
Le investigazioni avevano anche evidenziato il palese coinvolgimento del SICLARI Pietro in un’operazione immobiliare che, tramite la fittizia intestazione in favore di compiacenti prestanome, aveva consentito al boss CONDELLO Domenico di accaparrarsi la gestione del rinomato locale “IL LIMONETO”, esercizio commerciale del comprensorio reggino.
RAPPOCCIO Pasquale – attualmente recluso presso la casa circondariale di Palmi – anche lui è un altrettanto noto imprenditore reggino operante prevalentemente nel settore della fornitura di materiali ed attrezzature sanitarie, ma con forti interessi anche nei settori immobiliare, alberghiero, ricreativo e sportivo.
Già presidente e proprietario della squadra di pallavolo femminile reggina “MEDINEX”, militante nella massima serie (A1), nonché facente parte della compagine sociale della “Piero Viola”, società sportiva che vanta decenni di presenza nel massimo campionato di basket italiano, il RAPPOCCIO è emerso più volte nell’ambito di inchieste condotte dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia quale soggetto in rapporti d’interesse con diverse potenti cosche di ndrangheta operanti sul territorio reggino.
Più in particolare, di recente, il collaboratore di giustizia MOIO Roberto, indicando i favoreggiatori della lunga latitanza dei fratelli TEGANO Pasquale e TEGANO Giovanni e delineando la rete degli appoggi logistici di cui entrambi avevano potuto fruire, aveva evidenziato quale ruolo vi avesse assunto, tra gli altri, il RAPPOCCIO.
Tratto in arresto dall’Arma dei Carabinieri nell’operazione “Reggio Nord”, per intestazione fittizia di beni aggravata dalle modalità mafiose, il RAPPOCCIO è stato indagato in diversi procedimenti penali per truffa, abuso di ufficio e turbata libertà di incanti ed è stato rinviato a giudizio per i reati di associazione a delinquere, falsità materiale ed ideologica, truffa e frode nelle pubbliche forniture nell’ambito del Proc. Pen. nr. 3434/2008 per aver effettuato forniture a beneficio di strutture pubbliche ospedaliere al di fuori di qualsivoglia procedura legale di approvvigionamento, nonché mediante la sistematica applicazione di sproporzionati ed ingiustificati ricarichi sui prezzi finali dei beni acquistati.
Lo scorso 6 ottobre, RAPPOCCIO Pasquale è stato altresì condannato ad un anno e 4 mesi di reclusione nell’ambito del proc. 1577/09 RGNR – della Procura di Locri, per aver arrecato un danno ingiusto all’ASL nr.9 di Locri per un ordinativo di acquisto del 9.8.2005 di beni sanitari senza l’indizione di una gara, in violazione della normativa vigente in tema di fornitura pubbliche.
Le investigazioni delle 3 Forze di Polizia hanno documentato un articolato e solido quadro indiziario, da cui sono emersi i collegamenti ed i contatti del RAPPOCCIO con esponenti di spicco della ‘ndrangheta e di altri ambienti criminali.
Con l’odierna operazione è ulteriormente emerso come il SICLARI Pietro ed il RAPPOCCIO Pasquale abbiano sovente operato in tandem in diverse iniziative imprenditoriali.
Entrambi posseggono infatti, direttamente o indirettamente, rilevanti quote societarie in alcune delle più rinomate strutture alberghiere della provincia reggina, tra cui si individuano quelle denominate Grand Hotel De La Ville e Hotel Plaza, ambedue ubicate a Villa San Giovanni (RC).
Risultavano gestire il noto ristorante/discoteca “Il Limoneto” di Catona (RC), giungendo a possedere (per il tramite la Welcome Investments Srl) anche il rinomato villaggio turistico “Villaggio JONIO BLU” di Bianco (RC).
I due imprenditori dispongono inoltre dell’importante Gruppo Gestioni Sanitarie S.r.l., operante nel settore immobiliare.
Ulteriore rapporto di reciprocità imprenditoriale è emerso anche nella famosa MEDINEX s.a.s. – principale azienda utilizzata dal RAPPOCCIO nel campo delle forniture medicali e sanitarie, sovente sponsor di importanti società sportive reggine – la quale risulta amministrata da SICLARI Caterina Anna, figlia di SICLARI Pietro.
Dopo le operazioni Astrea e Athena, che hanno disvelato come attraverso imprenditori e professionisti “a disposizione” la ndrangheta esercitasse la propria influenza sulle principali aziende c.d municipalizzate e, ancora, dopo le operazioni Assenzio e Sistema, che hanno acceso i riflettori sui volti imprenditoriali della ndrangheta, con l’operazione odierna le Forze di Polizia e la DDA reggina continuano nell’azione strategica di contrasto alla c.d. “Zona Grigia” composta da quella serie di persone che occupando una posizione socialmente riconosciuta (imprenditori, professionisti, politici ed amministratori) hanno scelto di scendere a patti con la ‘ndrangheta consentendo, in tal modo, l’affermazione e la realizzazione di interessi criminali in danno dell’interesse pubblico generale e del bene comune.
Con i provvedimenti adottati è stato disposto ed eseguito il sequestro del patrimonio riconducibile agli stessi, al momento stimato in oltre 230 milioni di euro, tra cui figurano, in particolare:
(a) per RAPPOCCIO PASQUALE
» nr. 18 unità immobiliari (11 appartamenti, nr. 4 garage, nr. 2 box auto e nr. 1 negozio);
» Ditta Individuale RAPPOCCIO Pasquale, operante nel settore dell’intermediazione del commercio di prodotti, con relativo patrimonio aziendale;
» MEDINEX DI RAFFA ROSALIA MARIA S.A.S., operante nel settore commercio all’ingrosso di articoli medicali ed ortopedici con relativo patrimonio aziendale;
» MEDINEX S.R.L., operante nel settore del commercio all’ingrosso di articoli medicali ed ortopedici con relativo patrimonio aziendale;
» A.R. MEDICA S.R.L., operante nel settore del commercio all’ingrosso di articoli medicali ed ortopedici;
» 89% della NUOVO BASKET VIOLA REGGIO 98 S.R.L., operante nel settore dell’associazionismo sportivo con relativa quota spettante del patrimonio aziendale;
» 70% della ANTARES EUROTRADING S.R.L., operante nel settore del commercio all’ingrosso di altri prodotti con relativa quota spettante del patrimonio aziendale;
» 67% della GRUPPO GESTIONE SANITARIE S.R.L., operante nel settore della costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 4 unità immobiliari);
» 50% della “WELCOME INVESTMENTS ITALIA S.r.l., operante nel settore della costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 6 unità immobiliari e l’80% del capitale sociale della JONIO BLU S.r.l., società che gestisce il noto “Villaggio Jonio Blu” di Bianco);
» 40% della I.C.R.A.S. S.R.L., operante nel settore della locazione immobiliare di beni propri con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui ben 39 unità immobiliari);
» 34% della ICARUS S.R.L., operante nel settore della compravendita di beni immobili con relativa quota spettante del patrimonio aziendale;
» 28,9% della PICCOLO HOTEL S.R.L., operante nel settore degli alberghi e motel con ristorante con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui il noto Hotel Plaza);
» 26% della G.E.S.A.M. S.P.A., operante nel settore alberghiero con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui il noto Grand Hotel De La Ville);
» 10% della POLISPORTIVA PIERO VIOLA S.P.A., operante nel settore dell’associazionismo sportivo con relativa quota spettante del patrimonio aziendale;
(b) per SICLARI Pietro
» nr. 88 unità immobiliari (39 appartamenti, nr. 26 autorimesse e nr. 23 terreni);
» SICLARI ANTONINO & FIGLI S.A.S., operante nel settore della costruzione di edifici con relativo patrimonio aziendale (tra cui ben 116 unità immobiliari);
» 50% della “WELCOME INVESTMENTS ITALIA S.r.l., operante nel settore della costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 6 unità immobiliari e l’80% del capitale sociale della JONIO BLU S.r.l., società che gestisce il noto “Villaggio Jonio Blu” di Bianco);
» 33% della GRUPPO GESTIONE SANITARIE S.R.L., operante nel settore della costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 4 unità immobiliari);
» 24,77% della G.E.S.A.M. S.P.A., operante nel settore alberghiero con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui il noto Grand Hotel De La Ville);
» 28,85% della PICCOLO HOTEL S.R.L., operante nel settore alberghiero con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (tra cui 2 complessi immobiliari);
» 15% della OTTO SRL, operante nel settore costruzione di edifici con relativa quota spettante del patrimonio aziendale (con un attivo di oltre 10 milioni di euro per il 2011);
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