Mendicino, M5s si mobilita per tutela acqua pubblica Privatizzare l’acqua non è una soluzione accettabile dal punto di vista politico
La proposta di legge di iniziativa popolare “Tutela, governo e gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua”, preparata tenendo presente tutti i principi ispiratori del “Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua”, è stata depositata l’11 gennaio 2013 presso il Consiglio Regionale della Calabria. Dopo una raccolta firme e una serie di mobilitazioni diffuse nell’arco di un anno in otre 40 comuni calabresi, la Giunta Regionale ha calendarizzato i lavori di discussione nella IV Commissione, con la prima audizione dei rappresentanti del Coord. Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”. La discussione ad oggi è ferma, tuttavia qualcuno non è rimasto a guardare e c’è chi ha già fatto proprio il principio che il servizio idrico integrato, in quanto pubblico, è privo di rilevanza economica e non può essere assoggettato alle regole del mercato.
L’esperienza del Comune di Saracena ci insegna che una gestione interamente pubblica del ciclo integrato delle acque non è affatto un’utopia, ma può essere un obiettivo concreto. Quella amministrazione comunale, con atti deliberativi, gestisce di fatto l’intero ciclo dell’acqua, e non ricorre a Sorical. Il “Metodo Saracena” è attuabile e conveniente, comporta soltanto costi reali di gestione e garantisce ai cittadini il pagamento di una tariffa agevolata. Di contro, privatizzare l’acqua non è una soluzione accettabile dal punto di vista politico, sociale, economico, ambientale ed etico. La sospensione dell’approvvigionamento dell’acqua nel Comune di Mendicino, ormai si verifica spesso per intere giornate, causando danni e disagi ai residenti.
Forse il comune si trova inadempiente di qualche annualità verso la Sorical nonostante i cittadini abbiano puntualmente pagato la bolletta? In più l’acqua molto spesso risulta sporca e torbida, sollevando ovvi dubbi sulla sua potabilità. La mancata erogazione di una fornitura primaria ed essenziale quale l’acqua potabile, determina lesive preclusioni e ripercussioni per gli abitanti, e si configura in una violazione di diritti inalienabili dei cittadini. I contribuenti, si trovano a pagare un canone di fornitura di acqua potabile senza riceverne il servizio. Il somministrato dovrebbe ricevere lo sgravio del canone, per il periodo di mancata utilizzazione dell‘acqua, oltre al risarcimento del danno per la responsabilità contrattuale. Questo perché le somme pretese dal Comune a titolo di canone, rientrano in un contratto di natura privata, pertanto non possono essere configurate come pretese tributarie.
È necessario avviare le procedure per revocare a Sorical la gestione del servizio idrico nel territorio comunale, sulla base di quanto previsto nell’Art. 9, comma 4, della legge 36/94 (Galli). In aderenza al referendum abrogativo, la sentenza 199/2012 della Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali alcune leggi nazionali che reintroducevano l’obbligo di privatizzazione per violazione del referendum, Facendo di fatto cadere la natura private e concorrenziale del sistema acqua. È solo una questione di coraggio e volontà politica. Durante la precedente amministrazione il gruppo di Antonio Palermo, allora consigliere di minoranza, si impegnò nel promuovere tra i cittadini e dentro le sedi del consiglio comunale (delibera num. 5 del 18 aprile 2013) la proposta di legge d’iniziativa popolare per far rispettare l’esito referendario. Che cosa è cambiato rispetto ad alcuni anni fa? Perché Cambiamendicino non si batte e non spinge per dare corso a procedure atte a rendere concreto quanto auspicato dal referendum e deliberato dal consiglio comunale? Questo passaggio avrebbe dovuto essere prioritario nella agenda politica di Antonio Palermo e della sua amministrazione. Adesso però tocca ancora a noi cittadini riproporre a lui le stesse domande di allora. Cosa risponderà?