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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 03 DICEMBRE 2024

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“Metto un passamontagna e ti sparo in testa”. Giudice calabrese minacciata di morte dopo una condanna "Appena uscita dalla camera di consiglio ha letto un dispositivo di condanna che riguardava un imputato presente che dapprima ha ironicamente applaudito"

“Metto un passamontagna e ti sparo in testa”. Giudice calabrese minacciata di morte dopo una condanna "Appena uscita dalla camera di consiglio ha letto un dispositivo di condanna che riguardava un imputato presente che dapprima ha ironicamente applaudito"

“Mi metto il passamontagna e ti sparo”. È la scioccante frase che ha pronunciato un uomo di 60 anni di Aprilia nei confronti del giudice monocratico del tribunale di Latina Clara Trapuzzano, 34enne calabrese originaria di Lamezia Terme, che lo aveva appena condannato in un processo nel quale l’uomo doveva rispondere di resistenza a pubblico ufficiale per aver minacciato una dottoressa del pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Goretti. Come riportano diversi quotidiani locali, quando il giudice ha letto la sentenza, condannando il sessantenne alla pena di un anno e quattro mesi, l’uomo ha prima applaudito in modo ironico e poi, con uno scatto improvviso, si è avvicinato allo scranno, pronunciando la minaccia. Accompagnato immediatamente fuori dal suo avvocato e dai carabinieri del servizio di sorveglianza, dopo quanto accaduto il caso è stato affidato ai Carabinieri della Compagnia di Latina. Anche il magistrato è uscito dall’ufficio giudiziario scortato dai militari.
Anm Lazio: «Esprimiamo profonda preoccupazione»
«La Giunta esecutiva dell’Anm Lazio esprime viva preoccupazione per l’aggressione di cui è stata vittima la collega Chiara Trapuzzano, giudice del Tribunale dì Latina, al termine di un’udienza penale nel primo pomeriggio del 26 marzo». È quanto si legge in una nota. Per l’associazione magistrati «si tratta di un ennesimo episodio che palesa il tema allarmante e più che mai attuale della sicurezza individuale del singolo magistrato e di quella collettiva all’interno delle sedi giudiziarie. E’ infatti trascorso circa un mese dall’aggressione subita dalla collega del Tribunale civile di Roma e forse non neanche del tutto casuale che atti consimili vengano posti in essere sempre ai danni di giovani donne, quali manifestazioni di una realtà sociale distorta rispetto alla realtà giudiziaria, che vede con fastidio la componente femminile della magistratura». Questi comportamenti «trovano fondamento nel costante processo di svalutazione della funzione giurisdizionale a cui certamente non giova il recente annuncio di sottoporre a valutazione psicologica i singoli aspiranti magistrati. Alla collega Trapuzzano va tutta la nostra solidarietà, con l’auspicio che il tema della sicurezza nei palazzi di giustizia, che va assicurata a tutti g li utenti del servizio, diventi un tema centrale e non più eludibile», conclude la nota.