Michela Andreozzi fa sognare di nostalgia il “Grandinetti” Viaggio nel tempo dell'attrice romana con lo spettacolo teatrale "A letto dopo Carosello"
di Natalia Gelonesi
E’ una generazione strana quella di noi quarantenni. Siamo eterni adolescenti con i piedi nelle nuove tecnologie, nel social, nella smania di sentirci sempre giovani e la testa immersa nei ricordi, a quel “Quando eravamo giovani noi” che cerchiamo di spiegare ai più piccoli, coi quali spesso ci relazioniamo. Siamo vintage, cioè siamo “un antico che va de moda”, come ha sintetizzato ieri sera Michela Andreozzi, al Teatro Grandinetti di Lamezia, nell’ultima tappa del tour di “A letto dopo Carosello”, spettacolo comico per la regia di Paola Tiziana Cruciani e interpretato unicamente dall’attrice e regista romana, accompagnata al piano dal Maestro Greggia.
Quasi due ore di puro divertimento e nostalgia in cui si sono alternate canzoni, ricordi, aneddoti e in cui il pubblico e l’attrice hanno rappresantato un unicum, partecipando a giochi, intonando ritornelli e condividendo esperienze. La Andreozzi ha deliziato la platea che è rimasta incantata dal suo talento e dalla sua simaptia: tantissime risate di gusto e di cuore, miste a momenti di emozione, come per chi si è riconosciuto nella lettura del tema sul papà, letto da una Michela in veste di bambina e sintesi dei valori e dei modelli educativi con cui siamo cresciuti. Noi, la generazione che se facevi qualcosa di sbagliato erano guai ma se facevi qualcosa di giusto non c’era una ricompensa perchè avevi fatto solo la metà del tuo dovere.
“E chissà quale era l’altra metà?” si chiede e ci chiede l’attrice romana, strappandoci un sorriso liberatorio e catartico. E’ stato un viaggio nella memoria, tra le scarpe ortopediche, l’aceto per lavare i capelli, i giochi nel cortile, i primi innamoramenti, i vestiti di Carnevale realizzati a mano dalle mamme, il divertimento sano e, ovviamente, le musiche di Carosello. E i Sabato sera in cui si stava tutti davanti alla TV, tra le nonne che si addormentavano e le mamme che tentavano di stirarti i capelli.
Presenti anche tanti bambini in sala che hanno reso ancora più speciale il racconto di un’epoca analogica che esiste ormai solo nella mente dei genitori o dei nonni, ma il cui ricordo andrebbe divulgato e tramandato, come fa, con grande leggerezza e sensibilità, Michela. Alla fine dello spettacolo il pubblico è stato omaggiato di un piccolo ricordo della serata, un simbolo cult degli anni 70/80: le caramelle Rossana. Quelle caramelle dal sapore disgustoso, avvolte in una carta trasparente rossa che noi mettevamo in controluce per osservare il mondo. E forse ciò che rimane di questo meraviglioso viaggio nel tempo è proprio questo: la voglia di vedere ancora il mondo attraverso un filtro colorato. Grazie, Michela.