È l’articolo 530 comma 1, del codice di procedura penale, promulgato ieri dalla Corte del Tribunale di Palmi, che conferma l’innocenza di Michele Caccamo, con formula piena e per non aver commesso il fatto.
Tra la commozione dell’imputato e la soddisfazione dei suoi avvocati Patrizia Surace e Marco Gemelli, si sancisce così la giusta fine del procedimento penale che ha portato il noto poeta e scrittore calabrese a subire una pena preventiva in carcere, dal lontano maggio 2013.
Tre anni anni in cui la libertà personale gli è stata sottratta, a titolo cautelare, al pari di delinquenti e criminali: Michele Caccamo ha sopportato il carcere e tutte le privazioni umane e affettive che gli sono state imposte per via di una falsa testimonianza.
Tre anni di custodia cautelare consumata tra il carcere di Palmi, gli arresti domiciliari, poi di nuovo una carcerazione presso il carcere di Palmi e il conseguente trasferimento al carcere di Locri per la sua stessa incolumità, e di nuovo ai domiciliari fino a oggi quando la verità e la giustizia hanno avuto ragione su un pasticcio giudiziario.
La ragione appunto, la stessa che per educazione e cultura non ha mai abbandonato il poeta malcapitato che da sempre si professa (inascoltato) innocente.
E in molti gli avevano creduto: gli stessi uomini di cultura che lo conoscono lo frequentano e apprezzano la sua arte poetica, conosciuta oltre i confini italiani, non solo quelli geografici ma anche oltre quelli della burocrazia fallace e scomposta, gli avevano creduto personaggi come Andrea Camilleri, Achille Occhetto, Cristina Matranga, Aldo Nove, Susanna Schimperna, per citarne alcuni oltre a esponenti della cultura mondiale, prevalentemente del mondo arabo.
Michele Caccamo è conosciuto, in Italia e all’estero, come il Poeta della Fratellanza. La sua Poesia racconta la sua fedina penale, quella della sua anima pulita: l’unica colpa che ha è quella di emozionare e scuotere gli animi con i suoi scritti le sue poesie.
Michele Caccamo ha dato a tutti una lezione di vita e qualche suggerimento per una Giustizia Migliore: dal carcere infatti scrisse una sua riforma sul sistema carcerario e giudiziario per umanizzare la prigionia.
“Farò della mia innocenza una pubblica ragione” questo scriveva dal carcere ai suoi cari, la dignità che ha dimostrato in questi lunghi anni di patimenti e sofferenze, assolutamente ingiustificati, gli viene dalla sua forte spiritualità, dalla sua onestà di intellettuale e senza ombra di dubbio, dalla forza della sua innocenza, da oggi ufficialmente per tutti.