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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 11 DICEMBRE 2024

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Mimmo Lucano ha il diritto di abbracciare suo padre Quell'appello del "Comitato Undici Giugno" al Capo dello Stato, non deve cadere nell'indifferenza

Mimmo Lucano ha il diritto di abbracciare suo padre Quell'appello del "Comitato Undici Giugno" al Capo dello Stato, non deve cadere nell'indifferenza
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“Crediamo che sia giunto il tempo di chiudere con forza e con tutti gli strumenti possibili la revoca dell’assurdo e giuridicamente inspiegabile esilio di Domenico Lucano. Va preparato un appello al Presidente Mattarella per chiedergli di porre fine a questa mostruosità giuridica. La cassazione si era già pronunciata. É stata ignorata! Adesso, il papà di Mimmo sta consumando gli ultimi giorni della sua vita. Dopo il calvario di quest’ultimo anno, pensiamo che abbiano diritto, tutti e due, di salutarsi con serenità dentro le mura della loro casa”. Questo è un post scritto nella pagina del “Comitato Undici Giugno”, il movimento che ha preso il nome dall’avvio del processo all’ex sindaco di Riace, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti, sottoposta tuttora al divieto di dimora dalla città che fino a poco meno di un anno fa era il primo cittadino.
L’appello rivolto al Capo dello Stato seppur non usuale perché tanti in diverse occasioni si sono rivolte allo stesso per una “grazia” che potesse liberarli da un “calvario”, secondo gli interessati, ma di diverso avviso la magistratura.
Chi scrive non ha mai fatto parte dei “Lucano boys & girls” né ha mai sostenuto le tesi dell’ex sindaco di Riace, ma ha sempre abbracciato lo Stato, quel terzo potere dello Stato a cui si deve il massimo rispetto e che bisogna sapersi difendere dentro le aule giudiziarie e non in piazza. Quello non è Stato, è parvenza da vetrina per visibilità. Di solito quest’ultima abitudinaria ai megalomani di apparato e qualche volta ai “ricercatori” di una posizione, e giornalistica e impiegatizia per mettersi in mostra e quindi, ottenere qualche prebenda. È stato così in molti casi di manifestazioni pro qualcosa o qualcuno. Ma stavolta associarsi a un caso umano è d’obbligo. Un obbligo morale che dovrebbe riguardare chiunque, si se chiama Mimmo Lucano o in altro modo.
Ovviamente, tralasciamo la forma e i modi del Comitato perché come tutti ben sanno, la magistratura è un organo indipendente e quindi non è concepibile moralmente né legalmente fare ingerenze da parte della politica men che meno dal Capo dello Stato pur essendo il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Da quello che si legge (e si vede) il padre di Lucano è anziano, non ha le forze per andare dal figlio e abbracciarlo, donargli quel conforto che ogni padre insieme alla forza trasmette al figlio. I padri sono fondamentali specie in momenti come quelli di Lucano il quale sta affrontando un processo che lo vede coinvolto per dei reati importanti in una condizione cautelare di divieto di dimora.
C’è un’onda mediatica ne suoi confronti da quel 2018 dove tutti i giornali (o quasi), l’avevano difeso, alcuni ne hanno fatto una battaglia di vita fino all’altro giorno, dipingendolo come uno dei peggiori delinquenti che la storia d’Italia abbia mai avuto. Diciamo che c’è stata una sorta di “fiction” dove mancava solo il gran finale e l’avevamo fatta completa. Diciamo pure che tra i Lucano boys & girls, e tra i detrattori del Lucano, si è aperta una diatriba politica, in cui è venuta meno la questione giudiziaria in essere per far posto a un’arena tra il pollice all’ingiù o insù.
Noi abbiamo solo detto, almeno chi scrive che Lucano doveva difendersi nel processo con le garanzie che la Costituzione consente a ogni cittadino italiano. Non doveva celebrarsi un processo nelle piazze né manifestare contro la magistratura, quindi lo Stato. Ed a prescindere la presunzione di non colpevolezza era sacrosanta. Il garantismo è costituzionale, il giustizialismo a prescindere, no! Ma andare dal padre deve essere una questione morale avulsa da ogni contesto giudiziario. Il padre, il sangue che scorre nelle vene, quello stesso sangue deve avere rispetto, umanamente rispettato. Quando Erodoto disse che in guerra sono i padri a seppellire i figli, ha anche aggiunto che in pace, perché noi siamo in pace e non in guerra come l’hanno presa alcuni giornali che di moralità dovrebbero farne penitenza e ripetizione. In pace, sono i figli che seppelliscono i padri. Mimmo Lucano ha un diritto morale ed umano ad abbracciare suo padre ed è giusto che tale dirirro gli venga consentito.