Minasi (Lega), favorevole alla proposta di ella Golfo, fondatrice e presidente della Fondazione Marisa Bellisario Per questo concordo sulla necessità, palesata da Lella Golfo, di attivare dei corridoi umanitari prima che sia troppo tardi per attuare qualsiasi tipo di intervento
Non possiamo che accogliere in toto l’appello di Lella Golfo, fondatrice e presidente della Fondazione Marisa Bellisario, fortemente preoccupata per la situazione delle donne in Afghanistan, che saranno le prime a pagare il ritorno del dominio talebano.
Al di là delle considerazioni geopolitiche, un unico dato è certo: sulla componente femminile della società afghana si è addensata una nube tetra, che, se non diradata in tempo e con le giuste azioni, offuscherà non solo le libertà e i diritti individuali, ma potrebbe causare la perdita della vita stessa per coloro che vorranno ribellarsi al nuovo status quo.
Per questo concordo sulla necessità, palesata da Lella Golfo, di attivare dei corridoi umanitari prima che sia troppo tardi per attuare qualsiasi tipo di intervento.
Siamo stati abituati a registrare, da parte di alcune componenti politiche, indignazione per diverse ingiustizie che si consumano, ma le ingiustizie o lo sono sempre o non lo sono mai.
Poche, infatti, le voci che si sono levate sul trattamento che si immagina possano ricevere da qui a breve le donne afghane dal fronte di chi è stato pronto ad inginocchiarsi e imbastire campagne social a tamburo battente per difendere (nulla quaestio, ci mancherebbe!) le minoranze e i loro diritti a non essere discriminati, o per esprimere contrarietà, come è giusto, all’abuso di potere sulle donne che ha dato vita al movimento ‘#metoo’.
Usare le parole diritti e donne nel medesimo discorso che contiene anche la frase ‘all’interno della Sharia’, così come hanno fatto i portavoce dei talebani nelle prime dichiarazioni rese, è semplicemente inaccettabile, incompatibile con i valori di libertà, con le immagini di chi fugge attaccato ai carrelli degli aerei andando incontro a morte certa, con il dolore delle madri che affidano i propri piccoli a sconosciuti pur di salvarli dal terrore, con le notizie di donne che stanno vivendo nascoste per timore di violenze, dopo che in questi anni sono riuscite, con tutte le difficoltà del caso, a lavorare e studiare. Il silenzio, in certi frangenti, è purtroppo davvero rumoroso. Per questo dobbiamo auspicare una soluzione internazionale immediata che si concentri in primis su donne e bambini.