Minori, ‘ndrangheta e le “bagattelle per un massacro” Quando il tutto si mischia con il nulla tra l’insapore delle “insalate”
Dietrich Bonhoeffer, teologo tedesco ucciso dai nazisti, disse, «Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini». E per “società” si intende quell’insieme di persone di ogni ordine e grado, che occupano un posto nel contesto esistenziale della vita. Quindi, ogni contesto che riguarda i minori dev’essere contestualizzato con la stessa miserabile dignità senza distinzione alcuna.
In questi giorni si sta discutendo in ogni dove il caso della ragazza di 17 anni che ha ucciso la madre con un colpo di pistola, sull’assassinio di una figlia che ha ucciso la propria madre senza se e senza ma, e sul fatto che la stessa che ripeto, “mostro” o no, è un’assassina. Tutti si stanno chiedendo se poteva essere evitato, se poteva andare diversamente, ma il fatto inconfutabile è che gli inquirenti al di là di ogni condizione di informativa psicologica ed assistenziale, scrivono, «Che avrebbe agito con premeditazione e freddezza, sospinta dal suo movente: i frequenti rimproveri della madre per il cattivo andamento scolastico, culminati nel divieto categorico dell’utilizzo del telefono cellulare e soprattutto del computer. Pare che la ragazza trascorresse molto tempo collegata ai social network. Per questo, l’accusa di omicidio a carico della 17enne è aggravata dai “motivi abbietti e futili”». Il resto è solo chiacchiericcio da bar dello sport o per passare del tempo ad allungare un caso da dare in pasto ai network televisivi.
Ed a proposito di minori che per chi non lo sapesse, la loro tutela dei minori è una condizione garantita dalla Costituzione e da diversi trattati internazionali. Rinfresco la memoria su un passaggio fondamentale di un documento approvato dall’assemblea generale dell’Onu, «Il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione (…), in modo da essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico, intellettuale e morale, spirituale e sociale, in condizioni di libertà e dignità», ma soprattutto “ha diritto a un’educazione”, io non so quale esempio educativo poteva esserci in un contesto dove vige la leggerezza di avere a disposizione una pistola e sparare (sic!).
Gli stessi diritti hanno anche quei minori che in un pezzo portato alla luce su Repubblica da Francesco Viviano riguarda quelle definite, “madri della ‘Ndrangheta” le quali si rivolgono ai giudici del Tribunale dei Minori per salvare i loro figli. Ecco, non ho visto nessuna televisione, nessuna ardua conduttrice dalle lacrime facili o “sapientone di giornata” che ha trattato scientificamente, sociologicamente, culturalmente, saccentemente e “stì cazzamente”, tale argomento!
Nessuno parla di tutti quei figli che in età adolescenziale si trovano al centro di un contesto sociale delinquenziale e che se non vengono “tutelati” rischiano, come spesso accade, di seguire le orme dei loro padri mafiosi e quindi impugnare armi e uccidere spietatamente o essere uccise, o magari, nella migliore delle ipotesi, a marcire in galera o stare nascosti da latitanti come topi di fogna.
Leggere ad esempio quando una donna parlando del proprio figlio dicendo che «Di notte ha gli incubi, si sveglia, prova a parlare ma non gli esce la voce, poi quando ce la fa racconta di morti ammazzati, pistole. E se gli chiedo cosa ha sognato inizia a piangere: “mamma ho sognato lo zio morto ammazzato in quell’agguato, ho paura che anch’io o papà possiamo morire così”». Questo accade al Tribunale dei minori di Reggio Calabria dove dei coraggiosi magistrati come Di Bella e La Tella, adottano un metodo straordinario ossia quello di allontanare i minori appartenenti a famiglie di ‘Ndrangheta dal loro “contesto mafioso” e sperimentare una nuova vita avulsa dalla cultura mafiosa e da quel territorio che gli insegna di “incutere terrore al prossimo”.
Di tutto questo nessuno ne parla, come se solo il “sangue” che si versa, quando c’è un omicidio riesce a produrre popolarità, audience e bramosia di visibilità (solo per sciacalli si intende), ma il resto è dato in pasto all’oblio ed all’ignoranza.