“Missionari nella chiesa”, assemblea Diocesi Oppido-Palmi Inizio dell'anno pastorale celebrato alla "Famiglia di Nazareth" di Rizziconi
Nell’Auditorium Diocesano “Famiglia di Nazareth” di Rizziconi, in un salone gremitissimo di numerosi sacerdoti, diaconi, seminaristi, religiose e laici di tutte le parrocchie della Diocesi, nei pomeriggio del 26 e 27 settembre si è svolta l’Assemblea Diocesana di inizio anno pastorale dal tema “Missionari nella Chiesa e nella città a partire dalla Evangelii Gaudium”. Mons. Francesco Milito, Vescovo della Diocesi, ha aperto i lavori con l’Introduzione “Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo questa terra” espressione contenuta nella Evangelii Gaudium 273.
«Inseminati dal Verbo – ha detto il Vescovo – siamo chiamati a diventare seminatori» e per questo, «geneticamente e nativamente missionari dal grembo trinitario». E richiamando il passaggio della Evangelii Gaudium il Vescovo ha sottolineato: «Bisogna riconoscere se stessi come marchiati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire e liberare». La prima relazione “La missionarietà nella Chiesa alla luce della Evangelii Gaudium” è stata tenuta da padre Giulio Albanese, missionario comboniano, con forti accenti di richiamo e inviti a considerare ciascuno la propria vocazione cristiana e a saper interpretare i segni dei tempi, a guardare seguendo l’invito di Papa Francesco alle nostre città, ai nostri paesi, al mondo a partire dalle periferie, non solo quelle geografiche ma anche quelle esistenziali.
In secondo, luogo il relatore ha spiegato, richiamando un saggio di Carlo Cipolla sulla stupidità umana, che oggi c’è il rischio di giudicare la realtà umana come se fosse “complicata” quando invece essa è “complessa”, vedi ad esempio il fenomeno migratorio, vale a dire con intrecci tali che generano estrema difficoltà, se non addirittura l’impossibilità immediata a individuare le modalità per ottenere risoluzioni efficaci. E proprio questa complessità papa Francesco intende interpretare chiedendo all’Europa di procedere sulla strada della accoglienza e della integrazione. In questo contesto la Chiesa è chiamata ad essere sale e lievito, promuovendo una rivoluzione culturale che riaffermi il primato della persona umana creata ad immagine e somiglianza di Dio, percependo la globalizzazione come convivialità delle differenze.
Padre Giulio si è a questo punto chiesto cosa fare per portare concretamente il Vangelo fino agli estremi confini partendo dall’invito ad essere chiesa accogliente, inclusiva perché la nostra non può essere una fede “repellente” ma una fede in uscita: «Siamo noi che dobbiamo cercare, uscire fuori le mura per raggiungere le “pecorelle smarrite”, smettendo di aspettarle in chiesa o in oratorio” ricordando che il punto di partenza nell’evangelizzazione non sono le nostre parole ma la situazione reale dell’altro che pone interrogativi e attende risposte, perché il vero ascolto esige attenzione. È urgente per questo uscire dal proprio egocentrismo, dalla difesa del proprio territorio cognitivo, disponendosi con misericordia ad accogliere al proprio interno un altro diverso da sé».
Padre Giulio ha dunque sottolineato che dal dialogo e dall’ascolto deve scaturire comunque la consapevolezza del primato dello “Spirito sulle opere”: la missione non è un insieme di cose da fare o un’organizzazione umanitaria efficiente che attira la stima di tutti, ma soprattutto testimonianza delle risurrezione di Gesù Cristo e della speranza del regno, una “testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola di santità” (EN,41). L’intervento di don Paolo Martino, Direttore Ufficio Missionario Diocesano, si è concentrato sul mese missionario straordinario e le prospettive per la Diocesi nei mesi successivi e ha ricordato lo svolgimento nel mese di ottobre del Sinodo per l’Amazzonia.
Venerdì 27 settembre i lavori dell’Assemblea Diocesana sono proseguiti con i laboratori dei vari settori (catechisti, caritas, confraternite, insegnanti, famiglia, giovani, aggregazioni) preceduti dalla relazione di don Raffaele Gobbi, Direttore del Centro Missionario Diocesano della Diocesi di Padova su “Indicazioni per una pastorale missionaria (piste operative)”. Don Raffaele con un linguaggio sobrio, ma incisivo ha toccato le corde del cuore dando suggerimenti di fondo che devono animare tutti i cristiani che nella missionarietà trovano la ragione della loro chiamata a costruire il Regno di Dio. Indispensabile per questo partire dalla nostalgia di Dio che alberga nel cuore di ogni uomo, nostalgia del senso di Dio, del gusto di Dio, che è apertura, aspirazione all’Infinito che è in ciascuno di noi. Richiamando il finale del Vangelo di Marco in cui Gesù dopo aver rimproverato i discepoli per la loro incredulità e durezza di cuore, li manda ad annunciare il vangelo a tutte creature, il Relatore ha parlato della logica di Dio che consiste nella sua fiducia nei nostri confronti nonostante i nostri limiti, logica di Dio che vuol far comprendere all’uomo come sia necessario nel nostro operare lasciarci sempre condurre dallo Spirito Santo in una sinergia insieme umana e divina in cui occorre rimboccarsi le maniche come se tutto dipendesse da noi ma rimettendoci all’aiuto del Signore perché sia Lui a realizzare tutto quello che è necessario. Ha ripreso poi un atteggiamento negativo che spesso è presente negli operatori richiamando il mito di Atlante, quello di sentirsi addosso il peso dell’impegno quasi fossimo costretti ad operare agendo così senza gioia e senza apertura agli altri sottolineando come occorra nella pastorale rimettere al centro la gioia che non può mai essere sforzo, anzi essa ci aiuta ad affrontare le cose con la leggerezza di Dio perché come affermava san Vincenzo de’ Paoli: «le opere di Dio si fanno da sé» e «soprattutto – ha evidenziato don Raffaele – bando alla finta gioia».
Riferendosi a un certo modo di fare pastorale pensando che tutto dipenda dall’organizzazione e delle persone, da una cosiddetta “ingegneria pastorale” il Relatore ha invitato a lasciarsi condurre piuttosto dal Signore perché è Lui che parla ed interpella chiamandoci a rispondere e corrispondere passando così ad una pastorale più generativa in grado di ripensare non solo le proposte e i loro tempi e modi ma il nostro essere cristiani a l’annuncio del Vangelo stesso. Soprattutto don Raffaele ha sottolineato di come sia importante lasciare andare, aiutare le persone dopo aver assicurato loro stima e fiducia a lasciarle andare, partire, anche quando il loro partire fosse un prendere le distanze, un abbandonare perché si è maturato una diversa posizione personale, senza dimenticare che al di là di tante cose che si fanno, la gente ha soprattutto bisogno di Dio, della Sua Parola, del Suo amore, del Suo perdono.
Il Vescovo Mons. Francesco Milito nelle sue conclusioni “Evangelizzatori con spirito significa evangelizzatori che pregano e lavorano insieme” (EG, 262), ha affermato che «Se la Chiesa nasce dalla Parola e dall’Eucaristia sapremo essere missionari solo nella misura in cui ci alimentiamo a queste fonti, capaci di dare concretezza a due principi, il primo, principio e fondamento, la Conversione personale per una nuova evangelizzazione, che dovrà essere plasmata quotidianamente dalla forza rinnovatrice della misericordia; il secondo, principio architettonico per gli anni futuri, l’assumere la misericordia come stile ordinario del vivere la Chiesa e nella Chiesa». Per poi sottolineare come nella Piana la Chiesa debba vivere e far vivere la misericordia: «contro ogni forma e manifestazione di violenza negante la dignità dell’uomo, la Chiesa, noi Chiesa, ognuno di noi, deve apportare l’unico contributo che nessuno può negarci perché è proprio del fondamento della nostra legge: l’amore che ha nella misericordia la sua applicazione più difficile ma vincente».
Gli strumenti che la nostra Diocesi offre per il cantiere della misericordia: la Parola di Dio perché la nostra sia una Chiesa in ascolto, con lo sguardo sempre alla Bibbia in cui ogni pagina è intrisa dell’amore del Padre e per questo deve essere sempre più celebrata, conosciuta e diffusa, la lectio divina soprattutto sui temi della misericordia che permetterà di toccare con mano quanta fecondità viene dal testo sacro che sfocia necessariamente in gesti e opere concrete di carità, affinché attraverso la lettura orante del testo sacro, la vita spirituale trovi sostegno e crescita. Per questo durante il nuovo anno pastorale troveranno attuazione tante iniziative, quali l’Introduzione alla pratica della Lectio divina con le Scuole vicariali in ottobre-novembre 2019, la Lectio divina diocesana a cura del Vescovo nella prossima quaresima e altre che porranno al centro il tema della Misericordia.