Molinari contrario a tendopoli alla Stazione di Cosenza Il senatore calabrese, in una nota: «Iniziativa dilatoria e poco opportuna. Preludio all'ingresso di un certo affarismo umanitario»
La grave emergenza immigrati, che nelle ultime settimane il nostro Paese è stato chiamato ad affrontare, mi ha indotto più di una riflessione in merito alla questione “rom” di Cosenza ed ai problemi dell’integrazione tra diverse comunità. Certo che la soluzione individuata dal Comune – una tendopoli – non mi sembra “risolutiva” di un problema che si trascina da tempo e anzi, l’allestimento nell’area delle pensiline della stazione cosentina di Vaglio lise di manufatti tipicamente emergenziali, non sono diversamente qualificabili se non con la parola “indecente”.
Un’azione approssimativa e di poco momento che non tiene conto, peraltro, della promessa italiana spesa in Europa contro ogni futuro “campo” e/o “tendopoli”, seppur provvisori.
Ma poi non si capiscono i motivi di tale decisione, compressi in un pseudo buonismo amministrativo che – nella memoria storica – ha sempre preceduto un certo affarismo interessato delle lobbies politiche di turno, da usare nell’impiego di provvidenze pubbliche ovvero da spendere nel mercato del consenso in vista di competizioni elettorali.
Eppure so per certo dell’estrema varietà della realtà della comunità “rom” nel territorio cosentino, fatto del quale mi sembra che non si sia tenuto affatto conto nella ricerca di una sistemazione definitiva, seppur graduale, del problema. Quale sarà la sorte dei “rom” che non verranno sistemati nella tendopoli ? E coloro che troveranno alloggio nelle tende, ammesso che davvero restino lì per soli tre mesi, dove andranno in seguito ? E, se si è già pensato ad una sistemazione successiva, è stato preparato il “dopo tenda” ?
A me sembra che il messaggio che trapela dalla soluzione tendopoli sia quello di un territorio comunale preda dell’anarchia sul fronte dell’immigrazione e dell’integrazione; un luogo dove chi arriva, si sistema come e dove meglio crede. Occorre censire la comunità “rom” sul territorio comunale al fine di avere contezza della sua presenza perché il rischio che, di fronte a tale indeterminatezza, le istituzioni cittadine dirottino le già scarse risorse destinate alle categorie svantaggiate verso dei cittadini europei di altre nazioni che già trasferiscono – grazie all’arte di arrangiarsi, quando non con pratiche degradanti – risorse sottratte al territorio, è reale. E allora, eliminata la foglia di fico di un’integrazione improbabile, date le premesse, mi chiedo se non si stia buttando fumo negli occhi dei cosentini con soluzioni grottesche, senza disinnescare le pratiche criminali e, anzi, contribuendo ad alimentare le pulsioni razziste.
Ritengo sia necessario, una volta recuperati i dati completi della presenza “rom” sul territorio comunale, stabilire regole di ammissione per chi viva nella legalità, pagando i tributi e adeguandosi alle regole della società civile.
Rimane, di fronte all’indecifrabile progettualità dell’azione amministrativa comunale, i dubbi sul “cui prodest” e mi auguro che non si celi dietro questa iniziativa il tentativo di “qualcuno” di entrare ovvero allargare il business di certa cooperazione sociale e umanitaria “interessata”. Sarò estremamente vigile in merito : i cosentini non meritano di continuare ad essere presi in giro.Avv. Francesco Molinari
Cittadino eletto al Senato