Moti di Reggio: Manuela Infortuna ricorda le vittime
redazione | Il 14, Lug 2012
Secondo il presidente di “Grande Città Reggio Calabria”, la gente capì “per una volta che non si poteva restare immobili e lasciarsi scivolare le negatività addosso senza muovere un dito”
Moti di Reggio: Manuela Infortuna ricorda le vittime
Secondo il presidente di “Grande Città Reggio Calabria”, la gente capì “per una volta che non si poteva restare immobili e lasciarsi scivolare le negatività addosso senza muovere un dito”
Riceviamo e pubblichiamo:
Carmelo Iaconis: Colpito da un proiettile vagante mentre lavorava.
Bruno Labate: iscritto alla CGIL, ucciso dalla polizia durante una carica .
Angelo Campanella: 45 anni, autista dell’Azienda Municipale Autobus di Reggio ucciso dalla Poliza mentre tornava la sera a casa.
Sono i nomi delle vittime di una rivolta che 42 anni fa infiammò le strade della nostra citta. Una rivolta ancora “scomoda” per molti, politicizzata per altri, sconosciuta per i più.
A distanza di quarantadue anni ancora si definisce fascista una rivolta che ha visto uomini e donne, imprenditori ed operari di tutti gli schieramenti politici (ricordo il primo comizio fù tenuto da Adriano Sofri) scesi sotto un’unica bandiera quella della città di Reggio Calabria, forse perché fa sempre paura un popolo che si ribella. Ma credo che sia emozionante pensare a quanto cuore la gente abbia dovuto mettere affinché le proprie idee non rimanessero campate per aria, a quanto doloroso sudore i cittadini abbiano dovuto riversare affinché si potesse sperare ancora in un risorgimento locale. Restano ancora aperti molti interrogativi sulla vicenda reggina. È probabile che l’esplosione di rabbia fu solo un modo poco ortodosso di dimostrare che c’era la voglia di cambiare, di dare un taglio col passato che troppo spesso aveva penalizzato questa città e il sud più in generale.
Questo era anche dovuto, forse, al lassismo locale che per anni ha fatto si che questa nostra terra, bella e maledetta, non avesse saputo cercare prepotentemente un riscatto. Anche in quei giorni terribili, tuttavia, si riscontrano ampie testimonianze di gente che seppe fermarsi a riflettere, pacare gli animi, puntare sulla ragione piuttosto che sull’ impulso. Sarebbe stato forse meglio operare all’insegna della non violenza? La storia, molti dicono, serve a conoscere bene il passato per non compiere più certi imperdonabili errori. Potrebbe essere facile, da parte nostra, lasciarci andare a facili sentimentalismi; sostenere che davvero la gente, per una volta, mise a repentaglio la propria vita per un’idea. E questo non va trascurato, è stato finalmente un risveglio, si è capito per una volta che non si poteva restare immobili e lasciarsi scivolare le negatività addosso senza muovere un dito. Credo sia proprio questo il problema, che il risveglio ideale sfociò in una lotta armata senza precedenti. 14 luglio 1970. Reggio non dimentica.
Manuela Infortuna, presidente Grande Città Reggio Calabria
redazione@approdonews.it