Mozione regionale “no” comitati anti abortisti nei consultori La mozione, depositata dalla consigliera regionale Amalia Bruni, mira a sollecitare un dibattito nelle sedi competenti, a partire dalla Conferenza delle Regioni, e a chiedere alla Regione Calabria di non esercitare la facoltà prevista dal decreto per quanto riguarda i Servizi consultoriali
La Conferenza regionale delle Democratiche, con la portavoce regionale Teresa Esposito e le portavoci provinciali Lidia Vescio, Barbara Panetta, Vladimira Pugliese, Simona Colotta e Benedetta Ventura, di concerto con la consigliera regionale del Partito Democratico, Amalia Bruni, ha annunciato la presentazione di una mozione per manifestare il proprio dissenso alla legge, votata dal Governo, che prevede la presenza di associazioni antiabortiste nei consultori ai quali si rivolgono le donne che intendono abortire.
La mozione, depositata dalla consigliera regionale Amalia Bruni, mira a sollecitare un dibattito nelle sedi competenti, a partire dalla Conferenza delle Regioni, e a chiedere alla Regione Calabria di non esercitare la facoltà prevista dal decreto per quanto riguarda i Servizi consultoriali.
“I comitati anti-abortisti nei consultori rappresentano un grave passo indietro per i diritti delle donne”, ha dichiarato Teresa Esposito. “Questa norma rischia di condizionare pesantemente le scelte delle donne, compromettendo il loro diritto fondamentale di autodeterminazione.
Lidia Vescio ha aggiunto: “È fondamentale che i consultori restino luoghi sicuri e neutrali, dove le donne possano ricevere supporto e informazioni accurate senza pressioni ideologiche. L’introduzione di comitati anti-abortisti nei consultori mina questo principio.”
Barbara Panetta ha sottolineato l’importanza di questa mozione: “Chiediamo che le istituzioni regionali e locali prendano posizione contro questa norma e proteggano i servizi consultoriali come spazi di supporto imparziale e di tutela della salute delle donne.”
È nostro dovere difendere i diritti conquistati dalle donne e garantire che i servizi pubblici rimangano al servizio delle loro esigenze, senza interferenze ideologiche che potrebbero compromettere la loro libertà di scelta.