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TAURIANOVA (RC), VENERDì 27 DICEMBRE 2024

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Natale e le antiche tradizioni raccontate dai nonni Usi e costumi di Oppido Mamertina per la festa più amata da grandi e piccini

Natale e le antiche tradizioni raccontate dai nonni Usi e costumi di Oppido Mamertina per la festa più amata da grandi e piccini
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di Maria Concetta Loria, Miriam Minasi, Valentina Antonia Todaro, Antonio Toscano, Rocco Violi e Giusy Fonti

Il Natale non è sempre stato come quello vissuto dalle generazioni di oggi. Ad Oppido Mamertina, per esempio, vi erano diversi costumi e tradizioni che si ripetevano annualmente. Le condizioni economiche non erano del tutto fiorenti, quindi i cittadini vivevano un Natale più spirituale che materiale.

Secondo quanto ci hanno raccontato gli anziani del paese, una delle tante tradizioni rimasta tale, è la Novena. Anticamente, a questa celebrazione, vi partecipava tutta la popolazione, pur non essendo abbigliati decentemente. Infatti i cittadini si recavano in chiesa a piedi nudi, non avendo la possibilità di acquistare un paio di scarpe che molte volte venivano create artigianalmente con la pelle e dei lacci, i cosiddetti ‘calandrei’. Lo spirito natalizio nonostante la povertà, spingeva la gente ad aiutarsi reciprocamente e dunque a vivere al meglio il significato autentico di questa festività. Era abitudine di alcuni cittadini recarsi in montagna, per raccogliere la legna secca che poi “barattavano” nelle botteghe in cambio del pane. Così anche il capretto che, tradizionalmente si preparava per il giorno di Natale, veniva condiviso tra le famiglie più povere e il sorriso non mancava mai, né nel dare e né nel ricevere. I cibi più comuni erano: minestre di zucche, broccoli, pane e olio. Anche gli utensili da cucina erano pochissimi e soprattutto molto elementari, ad esempio la forchetta veniva realizzata con una canna o pezzo di legno a tridente; i piatti erano di creta e venivano chiamati “pignati i crita”.

Per i bambini, il Natale era un momento di festa dove poter stare insieme e divertirsi con i giochi anche più semplici: “U Gattuzzu”, era uno dei più particati. Si giocava con dei pezzi di legno appuntiti che dovevano essere lanciati più lontano rispetto alla linea di partenza; altri giochi erano “Mucciateia”, il classico nascondino e “A Manna”, ossia la “Cavallina”.

Allora, come oggi, un’altra tradizione era l’albero di Natale che veniva realizzato con il legno di cipresso, quercia o sughero; decorato con fili di spago, candele e lanterne chiamate “lumareji”. Ad addolcire la festività, la pasticceria del paese creava i torroni tipici, mentre nelle case “u zozzò” era il biscotto dolce.