Natuzza Evolo, intervista a Domenico Caruso Ecco la testimonianza dello scrittore di San Martino sulla veggente scomparsa il 1° novembre 2009
Nella rubrica “Vite esemplari” del settimanale “Miracoli” di Milano (Anno II – n. 45 – 16 novembre 2014 pagg. 10/12) è stata pubblicata e riccamente illustrata la mia testimonianza sulla veggente Natuzza, scomparsa il 1° novembre 2009.
L’intervista da me concessa al giornalista Romeo Conti è stata accolta con favore da numerosi lettori di tutta Italia, che mi hanno scritto o telefonato al riguardo.
Per quanti non hanno trovato più il periodico e per chi non era a conoscenza, riporto il servizio. Nel titolo, anche del sommario, si legge: “Ho visto all’opera il potere di Natuzza per ben tre volte”. Ecco, quindi, la premessa e l’intervista:
«Natuzza Evolo è stata una mistica e carismatica di grande spessore, tra le più seguite in Italia e non solo. I suoi devoti, che si contano a migliaia, hanno trovato in lei un esempio luminoso di vita semplice e incrollabile fede, qualità che hanno spianato la strada alla causa della sua beatificazione, ormai istruita.
Tra i suoi tanti devoti c’è Domenico Caruso, un signore che abita a San Martino di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria.
Domenico ha più volte avuto la fortuna di vedere personalmente Natuzza, di parlare con lei, di seguire i suoi insegnamenti e di vedere con i propri occhi le straordinarie manifestazioni del suo carisma.
La forza della semplicità.
Domenico ci ha scritto, per consegnarci la sua testimonianza: “Natuzza era una persona semplice, che sapeva ascoltare e parlare con il cuore alle persone”.
E’ questo l’aspetto che più ti ha appassionato?
“E’ il tratto più caratteristico che si avvertiva immediatamente in lei, la semplicità. Ho scritto molto di Natuzza, analizzando la sua esperienza da un punto di vista non solo teologico, ma quasi parapsicologico certi tratti.
Natuzza ha incarnato tutti i fenomeni paranormali che in passato erano spesso attribuiti ai santi: la bilocazione, cioè la capacità di mostrarsi in luoghi diversi nello stesso momento, anche dopo la morte (un fenomeno comune anche a Padre Pio e Sant’Antonio da Padova); le essudazioni di sangue, che andavano di pari passo con la stimmatizzazione e gli episodi estatici. E poi appunto le estasi, durante le quali Natuzza era solita avere contatti con l’aldilà e con le anime trapassate, di santi e di angeli”.
Hai avuto una dimostrazione diretta di queste sue doti?
“Ho potuto sperimentare la clemenza e le facoltà paranormali di Natuzza in almeno tre occasioni. La prima volta che la vidi, dopo averla conosciuta solo attraverso i miei studi e approfondimenti, le portai una foto di mia nonna, Annunziata, deceduta nel 1954. Natuzza mi riferì di averla incontrata e di averle presentato le mie istanze di preghiera per me e la mia famiglia. Mi disse che si trovava in un luogo di beatitudine, e che mi ringraziava dell’affettuoso pensiero.
Nel secondo caso, una decina di anni più tardi, mi recai da Natuzza in un momento piuttosto delicato per me. Avevo urgenza di prendere una decisione su un problema familiare di una certa entità: Natuzza mi consigliò di perdurare nei miei propositi, e la sua magnanimità, unita alle sue doti di veggenza e al suo buonsenso, mi salvarono da un imminente pericolo che non avrei altrimenti potuto evitare. In quel caso, Natuzza mi riferì di essersi consultata con il mio Angelo Custode, e che quell’indicazione proveniva direttamente da lui.
L’ultimo episodio risale al luglio 1974. Una mia giovane cugina, che era incinta, era appena stata sottoposta ad una delicatissima operazione per salvare la sua gravidanza”.
“Posso solo pregare”.
E che cosa è successo?
“Mi recai da Natuzza per conoscere quale esito avrebbe avuto l’intervento, e per raccomandare a lei il bene della mia cugina: ma Natuzza mi guardò con rassegnazione, dicendomi che l’Angelo appariva triste, che la situazione volgeva al peggio e che più che pregare lei non poteva fare. Di lì a poco, purtroppo, mia cugina morì di parto”.
Queste manifestazioni paranormali non attirarono solo il favore della gente, ma anche molta diffidenza e ostilità, almeno inizialmente?
“Sì, ricordo che una delle prime volte che andai a trovarla, accompagnato da mia moglie, i suoi vicini di casa (ai quali avevamo chiesto indicazioni per raggiungerla) la definirono “una magara”, cioè una fattucchiera, una strega. A spaventare era in particolare il fatto che parlasse con i morti, quando era in uno stato simile all’estasi. Fu anche oggetto di esorcismo per questo, ma in lei non si riscontrò la presenza di alcuno spirito maligno. La Chiesa non si dimostrò mai ostile a queste manifestazioni, come invece è spesso accaduto in altri casi. Questo perché il dialogo fra Natuzza e i defunti non fu mai contrario alla dottrina e in particolare lei non ne praticava mai l’evocazione, erano le anime dei defunti a “recarsi” da lei per comunicare.
Tutto ebbe inizio quando Natuzza era ancora giovane: all’età di 14 anni prestava servizio come domestica in casa dell’avvocato Silvio Colloca ed entrata nella camera dei bambini aveva trovato tre persone sedute sui letti di quella stanza. Le invitò ad uscire di casa, in quanto l’avvocato era assente, ma gli sconosciuti si rivelarono per quello che erano: tre anime di defunti, giunte in questo mondo per parlare con lei. Spaventata, Natuzza fuggì e ci mise del tempo a razionalizzare quell’esperienza. Intanto le apparizioni di spiriti defunti si ripetevano”.
“Felice della sua beatificazione”
Come ha accolto la notizia dell’istruzione della causa di beatificazione?
“Con grande gioia, credo che la sua memoria meriti questo riconoscimento. Ora che Natuzza non c’è più, raccontare la sua storia è come sfogliare un libro di favole. La protagonista, però, non è la solita principessa splendida e potente, ma l’umile donna che nel Cristo in croce ritrovò se stessa. Nell’apprendere del suo trapasso, cinque anni fa, mi colse una profonda tristezza, e decisi di esternare la mia riconoscenza per Natuzza con una componimento (che di seguito pubblichiamo, ndr), scritto di getto”.
Natuzza diceva di se stessa: “Bisogna pregare con semplicità presentando a Dio le necessità di tutti. Ho sempre avuto un’attenzione particolare per i giovani, che sono buoni ma sbandati”». Ecco la composizione:
A Natuzza Evolo
Volgi su noi lo sguardo, mamma cara,
che pur vermi di terra ci sentiamo,
la vita è sempre un’esperienza amara
se nel Signore non ci confidiamo.
Serva di Dio tu sei e fonte chiara
di bene, di preghiera, di richiamo:
Natuzza, ora dal Cielo ci aspettiamo
la grazia della pace così rara.
Felice con la Vergine Maria
e con Gesù da te sofferto e amato
or ti vediamo in sì beato loco.
Mostra a noi tutti la diritta via
che ci preservi da grave peccato
e il cor c’infiammi del divino fuoco.
Domenico Caruso